Bambine maltrattate: aumentano i casi in famiglia. Bambine e ragazze sono anche la maggior parte delle vittime dei reati minorili in Italia. È quanto emerge dal dossier Indifesa 2024, pubblicato da Terre Des Hommes alla vigilia della Giornata mondiale delle bambine dell’11 ottobre. Un documento che scatta una fotografia preoccupante, perché si aggiunge alle indicazioni sui disagi di cui soffrono le giovani nel nostro Paese, a partire da troppa solitudine e non accettazione del proprio corpo, che influiscono sul loro benessere mentale.

Bambine maltrattate: troppe violenze anche in Italia

Istituita nel 2011 per contrastare violenza e discriminazione di genere, e per diffondere la cultura del rispetto dei diritti delle più piccole, la Giornata mondiale delle bambine e delle ragazze rappresenta un’occasione per fare il punto sulla condizione femminile delle più piccole. E il quadro è preoccupante: lo studio mostra un boom di maltrattamenti in famiglia. Bambine e ragazze, inoltre, sono la maggioranza delle vittime di reati a danno di minori.

Cosa accade tra le mura domestiche

Secondo i dati del Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale della Polizia Criminale, nel 2023 si sono registrati quasi 7.000 reati a danno di minori in Italia: in media 19 al giorno, 95 in più rispetto al 2022, con un aumento del 35% in 10 anni e addirittura dell’89% dal 2006. Quelli più diffusi sono i maltrattamenti in famiglia: ben 2.843 casi (+6% dal 2022), più che raddoppiati dal 2013. «I motivi del fenomeno sono diversi: si va dai problemi economici, culturali, fino alle dipendenze da alcol e sostanze stupefacenti. In Italia, purtroppo, il trend è in aumento ed è dettato spesso dalle difficoltà di porre fine a episodi di violenza in fase iniziale», spiega Marisa Marraffino, avvocato esperta di reati informatici, consulente legale di Terre des Hommes.

Donne vulnerabili e poco indipendenti

A incidere, inoltre, è la condizione della donna, «ancora troppo spesso vulnerabile, che per seguire la famiglia mette da parte la propria indipendenza economica. Quando succede, la disparità di reddito può generare una situazione di dipendenza e di dominio che contribuisce ad alimentare la violenza», spiega Marraffino, in riferimento alle donne adulte. «A volte le minacce e le prevaricazioni nascono anche in seguito alle separazioni. Ci sono, inoltre, tante famiglie provenienti da paesi in cui il ruolo della donna è marginale e le violenze sono taciute o tollerate, anche in presenza dei figli. Ricordiamo, poi, che le violenze non sono soltanto fisiche: anche quelle verbali o tipicamente dispregiative sono altrettanto gravi e possono integrare il reato di maltrattamenti in famiglia».

Bambine maltrattate: troppi reati sulle giovani

Un altro dato riguarda i reati ai danni di minori, che vede proprio bambine e ragazze come vittime principali. «Purtroppo al centro ci sono i reati di violenza sessuale e di atti sessuali con minorenni, oltre agli adescamenti online e alla pornografia minorile – spiega Marraffino – Le vittime sono principalmente bambine e ragazze, vittime di predatori e di condotte violente». C’è l’urgenza, dunque, di individuare interventi per arginare questi fenomeni. «Per quanto riguarda gli adescamenti online mancano forme di controllo adeguate. La legge, poi, dovrebbe tutelare anche le fasi embrionali, senza attendere che il predatore passi all’azione».

Bambine maltrattate: serve più prevenzione

«Proprio con Terre des Hommes da alcuni anni stiamo lavorando a una riforma legislativa per rafforzare le tutele dei minori online», sottolinea l’avvocata. Manca, però, anche la cultura della prevenzione: «Se ne parla ancora troppo poco. I ragazzi e le ragazze sono lasciati spesso soli in rete, e non solo. Occorre mettersi in ascolto, intercettare i bisogni e i disagi prima che sfocino in atti violenti. La strada è lunga, ma coinvolge tutti: a partire dalle famiglie fino alle istituzioni che hanno un ruolo decisivo nell’invertire la rotta.

Salute mentale: ragazze più esposte

Intanto, se sul fronte del lavoro le donne sono ancora lontane dalla parità di genere, non va meglio quando si parla di salute mentale: le ragazze sono più colpite dal disagio, tanto che è aumentato il numero di accessi ai servizi psicologici. «Questo dato, paradossalmente, potrebbe essere visto in chiave positiva, perché significa che si chiede maggiormente aiuto», commenta Davide Nahum, psicologo e psicoterapeuta del Centro IELED di psicologia dell’età evolutiva. Resta, però, il fatto che sono molte e diversificate le cause di disagio a livello psicologico, che riguardano nello specifico bambine e ragazze.

Bambine e adolescenti e la paura del giudizio altrui

«Quello che vediamo maggiormente sono disturbi di tipo alimentare, di ansia e, dopo il Covid, molti casi di fobia scolare, che poi si traduce in abbandono della scuola – spiega ancora Nehum – Nel caso dei disturbi alimentari, come anoressia o bulimia, siamo nel campo delle problematiche legate all’immagine corporea, a sua volta collegata alla grande importanza che nella nostra società viene data all’immagine esteriore. Molte ragazze non riescono a gestire il carico emotivo, proprio come nel caso dell’ansia o della fobia scolare. Quest’ultimo disturbo ha in sé, invece, una componente di ansia e la paura del giudizio altrui, che è altrettanto forte nella nostra epoca. Si tratta di una costante, in molti campi. Ma finché si tratta del giudizio relativo a un ristorante può andar bene, perché può aiutare a orientarci nella scelta. Non è più così, invece, se riguarda la persona». Le implicazioni, infatti, possono essere anche molto serie.

Aumenta il senso di solitudine: perché?

Già da qualche tempo si osserva un aumento della solitudine tra i giovani. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che ne sia colpito tra il 5 e il 15% dei bambini e adolescenti. A confermare il fenomeno qualche tempo fa era stato anche lo psicoterapeuta Federico Bianchi di Castelbianco, direttore dell’Orfanotrofio di Roma, che aveva parlato di giovani colpiti dalla “malattia della solitudine”. Ne soffrirebbe il 7% e la scuola sarebbe il luogo in cui questo sentimento sarebbe percepito maggiormente. Le femmine, inoltre, sarebbero maggiormente interessate da questa sensazione. «Sicuramente ciò che caratterizza le ragazze è l’interiorizzazione di certi disagi, mentre i maschi tendono a esternalizzare, magari con comportamenti provocatori o esuberanti», sottolinea Nahum.

Perché ci si sente soli

«Purtroppo credo che questo senso di solitudine accomuni tutti i ragazzi perché la società tende a separarci, a lasciarci in casa con il nostro computer, smartphone, ma anche con servizi come le consegne a domicilio o lo smart working: di fatto non abbiamo bisogno di altre persone. C’è però una differenza tra maschi e femmine: i primi spesso ricorrono al surrogato dei videogiochi online, che li illude di non essere soli anche se non è una vera socialità; le seconde, invece, ne fanno meno uso». La vera socialità, però, è quella «senza scopo», sottolinea l’esperto, «è fatta di chiacchiere per il piacere di stare insieme e se non ne se ha la possibilità ecco che si prova solitudine».

L’accettazione del proprio corpo resta difficile

In una società che punta molto su immagine e apparenza, complici anche i social, il problema dell’accettazione del proprio corpo rimane tale e forse viene amplificato. «Purtroppo oggi resiste l’idea che la donna debba essere bella e piacente, come dimostrano gli stereotipi veicolati sui social anche da personaggi influenti e famosi», commenta Davide Nahum. «Questo crea una rappresentazione, nelle bambine e nelle ragazze, che le rende in qualche modo vittime di un modello che spesso le porta a sentirsi inadeguate».

Come aiutare giovani e giovanissime

«Non solo, quindi, si può essere vittime di giudizi estetici, ma i modelli proposti dalla società e amplificati dai social sono spesso irrealistici, frutto di photoshop o altri filtri. Inoltre le ragazze e le bambine sentono di doversi uniformare all’immagine di donne con seno grosso, vita stretta, corpo tornito e sempre belle», conferma Nahum, che aggiunge: «Per aiutarle, la famiglia è fondamentale nel capire quali sono i valori davvero importanti. Per farlo occorre più tempo da trascorrere insieme, in famiglia. Se i genitori non lo fanno, sarà l’industria dell’intrattenimento a farlo al posto loro».

Bambine maltrattate nel mondo

Estendendo lo sguardo al resto del mondo, intanto, emergono problematiche molto serie. Le bambine che vivono in Paesi dove i diritti umani non sono tutelati sono più di 3,1 miliardi. In alcune realtà, come quella dell’Afghanistan, alle donne è vietato parlare (e cantare) in pubblico. In Sierra Leone oltre l’80% della popolazione femminile ha subito mutilazioni genitali femminili, mentre complessivamente nel mondo 122 milioni di giovani non vanno a scuola (il 50% è concentrato nell’Africa sub-sahariana). Come se non bastasse, 21 milioni di minorenni hanno portato avanti gravidanze indesiderate e oltre 600 milioni di bambine vivono in Paesi in guerra, dove rischiano molestie, violenza e rapimenti.