Un’indagine dovrà chiarire l’esatta dinamica dei fatti. Al momento resta la morte di una bimba di un anno, la disperazione di due genitori e lo sgomento generalizzato per questo presunto, ennesimo caso di “Forgotten baby syndrome”. Così è stato battezzato il fenomeno, purtroppo meno raro di quanto si pensi, per il quale i bambini vengono “dimenticati” nelle auto parcheggiate e spesso perdono la vita a causa del caldo e della mancanza d’aria. Per prevenire la “Forgotten Baby Syndrome” è in vigore, in Italia, l’obbligatorietà dei sistemi anti abbandono: gli inquirenti dovranno appurare se questi accorgimenti siano stati presi, vi siano state negligenze o malfunzionamenti.

Tragedia alla Cecchignola: morta una bimba di un anno

Sarebbe ascrivibile alla “Forgotten Baby Syndrome” la tragedia della piccola di un anno, Stella, trovata senza vita nell’auto del padre in via dei Fucilieri a Roma, davanti all’asilo nido dove non è mai arrivata. Il padre della bambina – un carabiniere in servizio presso lo Stato Maggiore della Difesa – avrebbe dovuto accompagnare la figlia al nido, mentre la mamma avrebbe dovuto poi riprenderla nel pomeriggio. All’arrivo della donna, però, le maestre hanno spiegato che la figlia non era mai arrivata a scuola. Quando la donna ha visto la macchina del marito con la bimba dentro ha accusato un malore. Un militare di passaggio ha così deciso di rompere il vetro per provare a far respirare la neonata, ma purtroppo non è servito a nulla. I sanitari del 118 intervenuti poi sul posto hanno tentato di rianimarla ma senza successo. I genitori della bambina sono sotto shock. Sul caso indagano i carabinieri della compagnia Eur e del Nucleo investigativo. Il papà della piccola è stato iscritto nel registro degli indagati da parte della Procura di Roma, come atto dovuto.

11 bimbi morti per la Forgotten baby syndrome

seggiolino

Soltanto nel nostro Paese, la “Sindrome del bambino dimenticato” ha causato dal 1998 ad oggi la morte di 11 bambini. Nel 2019, negli Stati Uniti, sono stati 52 i bambini morti per colpo di calore in auto, con un aumento di oltre il 200% rispetto al 2015. Sempre negli Usa, secondo uno studio del Dipartimento di Neuroscienze Umane della Sapienza, su un totale di 171 casi registrati, il 73% riguardava bambini che erano stati lasciati in macchina da persone adulte.

La “Forgotten baby syndrome” (Fsb)

Non vi è ancora, a oggi, una ampia letteratura scientifica sul motivo per il quale si crea un vuoto di memoria che fa saltare un ‘passaggio’ nelle cose da fare, dandole come “compiute”. Secondo uno studio dei ricercatori del Dipartimento di Neuroscienze Umane, Sapienza Università di Roma, pubblicato su ‘Rivista di psichiatria’ sul numero di marzo-aprile 2020, il monitoraggio del fenomeno negli Stati Uniti ha mostrato, su un totale di 171 casi, che il 73% riguardava bambini che erano stati lasciati in macchina da persone adulte. “La metà degli adulti era inconsapevole, o se ne era dimenticato. Nella maggior parte dei casi tali episodi coinvolgono soggetti adulti che hanno funzionalità psichiche e cognitive perfettamente integre”, scrivono i ricercatori. Le cause del perché avvenga “non sono tali da essere riferibili in senso univoco e lineare a condizioni di rilevanza psicopatologica”. L’unico dato desumibile dalle specifiche ricerche è quello per cui si tratta dell’esito di un deficit (per lo più transitorio), della performance di memoria, in particolare della memoria di lavoro (working memory – Wm). In pratica un vuoto di memoria di cui ancora non si conoscono le cause. Esistono circostanze che i ricercatori definiscono “transitorie” che possono incidere sulle performance della cosiddetta memoria di lavoro. Le conclusioni cui giunge lo studio indicano che “i casi di morte di minori in seguito all’abbandono all’interno di veicoli da parte di adulti possono essere connessi all’alterazione del normale funzionamento della funzionalità di memoria di lavoro”. Un buco nero di cui ci si accorge spesso troppo tardi.

Memoria motoria e parte cognitiva

Difficile accettare che un genitore possa allontanarsi da un’auto senza rendersi conto che il proprio figlio rimane sul seggiolino all’interno. Sulla “Sindrome del bambino dimenticato” (Fsb) si è concentrata l’attenzione degli studiosi per comprendere questo fenomeno. David Diamond, professore di psicologia, farmacologia molecolare e fisiologia presso l’Università di Tampa (Florida) ha spiegato che le persone svolgono compiti che diventano routine, che coinvolgono poco il pensiero cosciente e sono quindi governati da una parte del cervello chiamata corteccia motoria. Per esempio, tornare a casa dal lavoro ogni giorno utilizzando lo stesso percorso: un’azione che possiamo fare apparentemente senza pensare. “La nostra memoria motoria – spiega Diamond – ci libera per pensare al futuro mentre completiamo il compito a portata di mano.” Nella FBS, la parte della memoria motoria del nostro cervello compete con la parte cognitiva, prendendo il sopravvento.

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Due casi che sconvolsero l’Italia

Uno degli ultimi casi di “Forgotten baby syndrome” accadde nel 2019, a Catania. Un padre doveva accompagnare il figlioletto di due anni all’asilo nido ma lo dimenticò in auto lasciandolo al cinque ore sotto il sole nel parcheggio del Policlinico dove lavorava. Dopo la telefonata della moglie allarmata, l’uomo si precipitò nel parcheggio trovando il piccolo esanime. I tentativi dei medici soccorso del Policlinico di rianimare il bimbo furono inutili. Sempre a Catania, per un tragico scherzo del destino, venne registrato il primo caso di “Sindrome del bambino dimenticato”: nel 1998 un ingegnere della Sgs Thompson provocò la morte del figlio di appena 20 mesi lasciato in auto per sette ore sotto il sole, con una temperatura di 40 gradi.

Seggiolini antiabbandono obbligatori

Nel 2019 il Parlamento approvò il decreto sull’obbligo dei seggiolini antiabbandono in auto, provvisti cioè di un allarme acustico per ricordarsi della presenza del bimbo in auto. Un provvedimento, la cui prima firmataria era Giorgia Meloni, che è entrato in vigore il 7 novembre 2019 e che prevedeva l’obbligatorietà per i bambini al di sotto dei quattro anni. I dispositivi, oltre agli allarmi visivi e sonori, possono essere anche collegati agli smartphone dei genitori attraverso apposite app.