In occasione della Giornata Nazionale contro il Bullismo e il Cyberbullismo, ScuolaZoo e l’organizzazione C’è Da Fare ETS hanno condotto un’indagine su oltre mille studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado. I dati raccolti evidenziano una realtà preoccupante: il bullismo e la violenza sono fenomeni ancora largamente diffusi, con impatti devastanti sulla salute mentale dei giovani.

Scuola e bullismo, dati allarmanti

L’indagine ha confermato che la scuola rappresenta il principale teatro di episodi di violenza e bullismo (64%), seguita dai social (24%) e da ambienti esterni. Il 60% degli intervistati ha dichiarato di aver subito almeno un atto di violenza, che si manifesta prevalentemente in forme verbali e psicologiche, seguite da aggressioni fisiche per il 26% partecipanti, discriminazioni (razziali, omofobiche, religiose o legate alla disabilità) per il 22% e cat calling per il 17%. Non mancano purtroppo casi di molestie sessuali (9%), adescamento online (8%) e revenge porn (3%).

Non solo la violenza è diffusa, ma spesso avviene sotto gli occhi di molti: il 76% degli studenti ha assistito ad atti di bullismo o violenza. Di questi, il 46% è intervenuto attivamente, un dato incoraggiante che dimostra una crescente sensibilità sul tema.

Bullismo e conseguenze sulla salute mentale

La violenza ha ripercussioni gravi sulla salute mentale degli studenti. Gli effetti più comuni includono perdita di autostima, ansia sociale, isolamento e depressione. Quasi la metà degli studenti (48%) ha dichiarato di aver avuto bisogno di supporto psicologico, ma di non averlo ricevuto. Molti di loro raccontano di essersi sentiti ignorati o di aver visto le proprie richieste sminuite, come se il loro malessere non fosse abbastanza serio da meritare attenzione.

Il timore di confidarsi

Uno degli aspetti più preoccupanti dell’indagine è che il 41% degli intervistati non è riuscito a confidarsi con nessuno a causa della paura, della vergogna o della mancanza di fiducia nelle figure adulte di riferimento. Chi ha parlato, ha scelto prevalentemente la famiglia (44%) e gli amici (26%). Solo una piccola percentuale si è rivolta a uno psicologo, evidenziando la necessità di potenziare il supporto nelle scuole.

bambina con cartello contro il bullismo

Studenti e interventi anti-bullismo

Gli studenti hanno espresso con chiarezza quali interventi ritengono essenziali per combattere il bullismo e la violenza. Tra le soluzioni più richieste emerge la necessità di introdurre un’ora settimanale di educazione psicologica nelle scuole, per aiutare i ragazzi a comprendere e gestire le dinamiche relazionali in modo sano. Un altro aspetto fondamentale riguarda la presenza di sportelli di ascolto accessibili senza il vincolo della firma dei genitori, affinché gli studenti possano chiedere aiuto in modo autonomo e sicuro. Inoltre, viene sottolineata l‘importanza di laboratori interattivi per sensibilizzare sul tema del bullismo e sulle conseguenze delle proprie azioni sugli altri. Alcuni suggeriscono anche la creazione di app anonime che permettano di segnalare episodi di violenza e ricevere supporto in tempo reale.

«I giovani hanno bisogno di ascolto»

«Questi numeri non sono solo statistiche, ma storie di dolore che non possiamo più ignorare. La scuola dovrebbe essere un luogo di crescita e sicurezza, e invece troppe volte diventa teatro di violenza e solitudine. I ragazzi ci stanno mandando un messaggio chiaro: hanno bisogno di ascolto, supporto e azioni concrete. Non possiamo più rimandare» commenta Gabriele Maria Sada, CEO di ScuolaZoo.

«I dati emersi dall’Osservatorio sul bullismo 2025 sono allarmanti e confermano ciò che vediamo quotidianamente: il bullismo lascia segni profondi nella salute mentale dei giovani. Ansia, depressione, isolamento e perdita di autostima sono solo alcune delle conseguenze che possono compromettere il benessere e lo sviluppo degli studenti – dichiara Paolo Kessisoglu, presidente dell’associazione C’è Da Fare ETS -. Il fatto che quasi la metà di loro abbia avuto bisogno di supporto psicologico senza riceverlo è una grave falla del sistema. È fondamentale che le istituzioni scolastiche e le politiche pubbliche riconoscano la salute mentale come una priorità, garantendo sportelli di ascolto accessibili, educazione emotiva e supporto costante. Per permettere alla scuola di essere più incisiva e sostenere maggiormente gli adolescenti in difficoltà è fondamentale investire nella formazione del corpo insegnante per favorire la prevenzione di certi agiti e per comprendere in tempo i pericoli che taluni atti possono generare».