In base a quanto affermato al Guardian da Maximiliano Herrera, storico del clima, da inizio anno anno le stazioni di monitoraggio dall’Artico al Pacifico meridionale hanno registrato quasi 150 record mensili di caldo estremo a livello nazionale. Un numero senza precedenti che, secondo Herrera «va al di là di qualsiasi cosa mai vista o ritenuta possibile prima d’ora».
Dati allarmanti soprattutto perché il caldo estremo sarebbe attribuibile in gran parte all’azione dell’uomo, causato dalla combustione di gas, petrolio, carbone e alberi. A metterci il carico da novanta anche il fenomeno naturale di El Niño.
Il fenomeno delle notti tropicali
Ogni giorno migliaia di stazioni di monitoraggio registrano nuovi record di massime e minime mensili. Particolarmente preoccupante il fenomeno delle notti tropicali quando temperature notturne sopra la norma non danno tregua agli uomini e all’ecosistema, non permettendo loro di riprendersi dal calore del giorno. È il caso, ad esempio, della regione cinese di Yueyang che a fine luglio ha registrato una temperatura minima senza precedenti di 32 °C durante le ore di buio, con un’umidità pericolosamente elevata.
Caldo estremo, le temperature nel mondo
La gamma geografica dei record nazionali di tutti i tempi è sbalorditiva. Il Messico ha pareggiato il suo picco di 52 °C a Tepache il 20 giugno. Dall’altra parte del mondo, il territorio australiano delle Isole Cocos ha pareggiato il suo massimo storico con 32,8 °C il 7 aprile per la terza volta quest’anno.
Ma il caldo più intenso si è concentrato ai tropici. Il 7 giugno, l’Egitto ha registrato un massimo nazionale di 50,9 °C ad Assuan. Due giorni prima, il Ciad aveva pareggiato il suo record nazionale di 48 °C a Faya. Il 1° maggio, il Ghana ha raggiunto un nuovo picco di 44,6 °C a Navrong, così come il Laos con 43,7 °C a Tha Ngon. Herrera ha affermato che i tropici hanno stabilito record ogni giorno per 15 mesi di fila.
Superati i 50 °C in 10 Paesi
La principale agenzia di monitoraggio dell’Unione Europea, il Copernicus Climate Change Service, ha recentemente segnalato che giugno è stato il 13° mese consecutivo a stabilire un record mensile di temperatura, con temperature di 1,5 °C superiori alla media preindustriale, che porteranno ondate di calore più intense, precipitazioni estreme e siccità, riduzioni delle calotte glaciali, del ghiaccio marino e dei ghiacciai, nonché un rapido innalzamento del livello del mare e il riscaldamento degli oceani. L’OMM ha segnalato che quest’anno almeno 10 Paesi hanno registrato temperature superiori ai 50 °C.
Destinati a nuovi record
Le speranze di un raffreddamento si sono finora rivelate elusive. I dati preliminari del satellite Copernicus ERA5 suggeriscono che il 22 luglio è stato il giorno più caldo nella storia registrata della Terra, con una temperatura media globale dell’aria superficiale di 17,15 °C.
Secondo Carlo Buontempo, direttore di Copernicus, non c’è una fine prevista per tutti questi record di temperatura: «Anche se questa specifica serie di estremi dovesse finire – spiega – siamo destinati a vedere nuovi record infranti mentre il clima continua a riscaldarsi. Ciò è inevitabile a meno che non smettiamo di aggiungere gas serra nell’atmosfera e negli oceani».