Niente carne coltivata (o sintetica), almeno in Italia. Con 159 voti favorevoli, 53 no e 34 astenuti il disegno di legge presentato dal ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha ottenuto il via libera da parte della Camera. Questo significa che diventa legge lo stop voluto alla “produzione e l’immissione sul mercato di alimenti e mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali vertebrati”. L’Italia è il primo Paese in Europa a introdurre questo divieto.
Il via libera e lo scontro in piazza
Il testo, già al centro delle critiche di molte associazioni di produttori e non solo, ha quindi ottenuto la maggioranza, con l’astensione del Pd e i voti contrari di M5s e Avs. Lo scontro, però, rimane ed è andato in scena – fisicamente – fuori da Palazzo Chigi. Protagonisti sono stati gli esponenti di +Europa, Riccardo Magi e Benedetto Della Vedova, e il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini. I primi manifestavano a favore della produzione e commercializzazione della carne coltivata. Il secondo, invece, a sostegno della legge che la vieta. Ma cosa prevede la legge?
Cosa dice la nuova legge
il ddl è stata presentato dal Masaf (ministero per le politiche agricole e forestali) e dal ministero della Salute. Riguarda il divieto “di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali vertebrati nonché di divieto della denominazione di carne per prodotti trasformati contenenti proteine vegetali”. Arriva dopo che, lo scorso giugno, la Food and Drug Administration americana aveva invece approvato definitivamente la vendita per il consumo umano della carne coltivata di pollo. Il riferimento è ai prodotti realizzati in laboratorio. A produrla negli Stati Uniti sono due aziende che da tempo lavorano in questo settore: Upside Foods e la Good Meat, la prima ad aver offerto sul mercato la carne sintetica, esattamente in un ristorante di Singapore, già nel 2020. L’Italia, invece, rimane ad oggi il primo e unico Paese a non volere la carne sintetica. Il Governo già nei mesi scorsi, infatti, aveva fatto sapere la propria contrarietà a questo prodotto con una nota in cui si indicava come motivo il «principio di precauzione».
Perché si vieta la carne sintetica in Italia
I motivi sono due: «tutelare la salute umana e il patrimonio agroalimentare». Fin dallo scorso marzo, data a cui risaliva la prima presa di posizione dell’esecutivo in materia, era nato un dibattito, diventato in alcuni casi anche un vero e proprio scontro tra favorevoli e contrari. Tra i primi rientrano gli allevatori e Coldiretti, il cui presidente aveva parlato di «pericolosa deriva che mette a rischio il futuro della cultura alimentare nazionale, delle campagne e dei pascoli e dell’intera filiera del cibo Made in Italy e la stessa democrazia economica», come spiegato dal presidente, Ettore Prandini. Tra i contrari al divieto, invece ci sono i vegani, ma anche coloro che vedono nelle colture in laboratorio un modo per ridurre il consumo di carni rosse e l’impatto ambientale degli allevamenti.
Il divieto potrebbe essere annullato dall’Ue
Se Coldiretti e allevatori, al momento, cantano vittoria non va dimenticato che esiste il rischio di annullamento del divieto appena diventato legge. Il testo, infatti, violerebbe le norme europee sulla libera circolazione delle merci, come sottolinea l’Associazione Luca Coscioni, perché boccherebbe l’importazione di questi prodotti. Ma c’è anche un altro aspetto che complica la situazione: mentre negli Usa è arrivato il semaforo verde, l’Europa deve ancora legiferare in materia, quindi il ddl italiano potrebbe configurarsi come un divieto preventivo, col rischio di annullamento se da Bruxelles invece arrivasse un via libera alla carne coltivata.
Il rischio di ricorso e il danno economico
Per questo motivo potrebbero arrivare presto i primi ricorsi, come quello da parte della stessa Associazione Luca Coscioni, secondo cui la legge italiana infrangerebbe l’articolo 15 del Patto internazionale dei diritti dell’ONU e nello specifico il diritto alla scienza. Non solo: secondo l’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (Ismea), l’Italia potrebbe riceverne un danno economico. Già oggi, infatti, circa il 60% della carne bovina è importata da Paesi Ue ed extra Ue. il fatto di non permettere la produzione di carne sintetica in Italia potrebbe dunque aggravare la dipendenza dall’estero.
Ma come sono fatte le carni sintetiche? Che valori nutrizionali hanno? Lo abbiamo chiesto al professor Agostino Macrì, docente di Ispezione degli Alimenti presso la Facoltà di Medicina del Campus Biomedico di Roma, responsabile della Sicurezza alimentare dell’Unione Nazionale Consumatori e già dirigente del Dipartimento di Sicurezza alimentare dell’Istituto Superiore di Sanità.
Cos’è la carne sintetica?
«Intanto va chiarito che la carne sintetica non c’entra nulla con quella vegetale, già in commercio anche in Italia. La carne sintetica, infatti, si ottiene in laboratorio coltivando cellule in fase embrionale su un terreno di coltura, dove si riproducono in modo da formare uno tessuto di cellule che man mano si accresce. La composizione, quindi, è prevalentemente proteica: si tratta quasi di proteine allo stato puro», spiega Macrì. Questa tecnica non è nuova, ma è la prima volta che si impiega per ottenere un alimento: «È utilizzata, per esempio, in campo medico per la realizzazione di medicinali: i virus, infatti, crescono soltanto su un tessuto vivente, quindi si creano questi “tappeti” di cellule su cui vengono messi i virus e fatti crescere – spiega l’esperto – Oppure si usa anche per ricostruire i tessuti, come nel caso di una persona ustionata: grazie a questo sistema si possono creare pelli sintetiche da applicare sulle superfici irrimediabilmente ferite».
Gli altri ingredienti della carne sintetica
Se le applicazioni scientifiche e mediche della riproduzione di cellule sono molte, è la prima volta che si vuole impiegare questa tecnica per ottenere un alimento, che comunque necessita di altri “ingredienti”. «Per farlo non basta creare delle biomasse di cellule di proteine: occorrono, infatti, anche dei “ponti”, sui quali le cellule possono arrampicarsi creando una massa più compatta. Questi possono essere costituiti da miscele di sali minerali, zuccheri e vitamine, ma anche grassi, come l’olio di palma, per poi procedere con la lavorazione per dare una forma analoga a quella della carne: bistecche, polpette, ecc. Tutto ciò avviene in laboratorio e, una volta ottenuto il prodotto, questo è pronto per essere cucinato come si farebbe con la carne tradizionale», prosegue l’esperto di Sicurezza alimentare.
Differenza con la carne vegetale
Si tratta, quindi, di un prodotto sintetico che non ha nulla a che vedere con la carne vegetale. «Quella vegetale, anche se è chiamata “carne”, in realtà non lo è: è composta da una miscela di vegetali, soprattutto leguminosi, soia, avena e mais. Anche in questo caso si trovano oli come quello di palma, addensanti, coloranti, aromatizzanti. In un certo tipo di carne vegetale, chiamata Cannibal hamburger, il colore rosso è ottenuto grazie a un prodotto pigmentato simile all’emoglobina, che però cresce sulle radici delle leguminose. Di fatto il prodotto ha un aspetto simile a quello di una bistecca o di un hamburger, ecc., ma non ha nulla a che vedere, anche dal punto di vista nutrizionale», chiarisce Macrì.
Cosa cambia a livello nutrizionale
Le differenze tra la carne tradizionale e quella vegetale sono note e in parte rispecchiano quelle che si avrebbero anche con la carne sintetica. «In quest’ultima si possono ritrovare tutti i nutrienti tipici della carne attualmente in commercio: è un prodotto ricco di proteine e dunque fonte importante di amminoacidi. Dobbiamo ricordare che noi ne abbiamo 21 nel nostro organismo, ma ne sintetizziamo solo 8, mentre gli altri li dobbiamo assumere con l’alimentazione – spiega l’esperto – Le proteine vegetali non li contengono tutti, mentre quella di origine animale come latte, carne e uova li forniscono tutti e 21. Questo è il motivo per cui chi ha una dieta vegana, deve saper miscelare i vari vegetali e in alcuni casi integrarli». «Va anche detto che quelli vegetali sono prodotti super processati a livello industriale, paradossalmente più di un eventuale carne sintetica. La presenza dell’olio di palma, infine, ci sarebbe in entrambi i prodotti e secondo me non è di per sé da condannare, anche se va utilizzato con molta prudenza, come altri olii», spiega Macrì.
Divieti e multe in Italia
L’Italia, però, ha deciso per il divieto “preventivo”. Sono anche previste sanzioni amministrative per i trasgressori, da 10.000 a 60.000 euro oppure fino al 10% del fatturato annuale, insieme al divieto di accedere a fondi pubblici ed europei per le attività d’impresa. «L’Italia è la prima nazione che dice no al cibo sintetico, alla carne sintetica», aveva confermato già nei mesi scorsi il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida.
Pro e contro
A favore della carne sintetica si sono già schierate alcune associazioni come Gaia, ProVegan ed Europgroup for animals, soprattutto per ridurre gli allevamenti intensivi e l’impatto ambientale di questi ultimi, insieme al consumo di carni rosse che diversi report associano a un aumento del rischio di tumori. Quanto al ridotto ricorso a pesticidi e antibiotici, invece, occorre tempo per una valutazione: «In teoria la carne sintetica non ha pesticidi, ma probabilmente non sono esclusi antibiotici per impedire la formazione di batteri. Perché sia autorizzata in Europa, comunque, occorre una valutazione da parte degli organi competenti, che provi l’assenza di pericoli per il consumatore – conferma Macrì – Diverso è il discorso di protezione della filiera alimentare Made in Italy: non va dimenticato, infatti, che già avremmo carni italiane se non importassimo soia e mais per i mangimi».
Dove si consuma la carne sintetica
Al momento negli Stati Uniti la Food and Drug Administration (FDA) ha approvato la vendita di prodotti di origine sintetica e alcune aziende statunitensi, come Upside, producono già carne sintetica in vari formati. A Singapore, invece, la carne sintetica è già in vendita da qualche tempo. «Ricordiamo, comunque, che per essere ammessa in Europa, la carne sintetica dovrebbe ottenere l’approvazione delle autorità, a partire dall’Efsa, che si occupa della sicurezza alimentare e della quale fanno parte esperti ritenuti super partes. Poi occorrerebbe il via libera di Commissione e Parlamento, dopo il vaglio della documentazione presentata dai produttori, esattamente come accaduto per le farine di insetti», conclude Macrì.