Case nuove a emissioni zero. E per tutte le altre requisiti più stringenti di efficienza. La dibattuta direttiva dell’Europa sulle case green incassa il sì finale del Parlamento europeo con 370 voti favorevoli, 199 contrari e 46 astenuti. L’Aula di Strasburgo ha sostenuto l’intesa politica raggiunta con gli Stati a dicembre dopo un complesso negoziato che ne ha ammorbidito i vincoli e garantito flessibilità ai governi per attuarli. Ecco i principali elementi del testo licenziato in via definitiva dall’Aula…

Edifici nuovi e ristrutturazioni

La direttiva stabilisce un percorso verso un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050: dal 2030 tutti i nuovi edifici residenziali dovranno essere costruiti per essere a emissioni zero, dal 2028 per gli edifici pubblici.

Per quanto riguarda le ristrutturazioni, abbandonata l’idea delle classi energetiche armonizzate, almeno il 16% – rispetto al 2020 – degli edifici pubblici con le peggiori prestazioni andrà ristrutturato entro il 2030 e il 26% entro il 2033. Per le case si applicherà un obiettivo di riduzione del consumo energetico del 16% dal 2030 e del 20-22% entro il 2035. Una promozione che richiede interventi come cappotto termico, sostituzione degli infissi, nuove caldaie a condensazione, pannelli solari.

Pannelli solari e caldaie a gas

L’obbligo di installare i pannelli solari riguarderà i nuovi edifici pubblici e sarà progressivo, dal 2026 al 2030. Dovranno inoltre essere attuate strategie, politiche e misure nazionali per dotare di impianti solari gli edifici residenziali.

I Paesi avranno tempo fino al 2040 per dire addio alle caldaie a combustibili fossili, mentre dal 2025 saranno aboliti tutti i sussidi per le caldaie autonome a combustibili fossili. Previsti anche incentivi per incoraggiare il passaggio a sistemi di riscaldamento e raffreddamento alimentati da energie rinnovabili.

Case green, pannelli solari

Flessibilità ed esenzioni

Per garantire flessibilità ai governi, le misure di ristrutturazione adottate dal 2020 saranno conteggiate ai fini dell’obiettivo e gli Stati potranno scegliere di applicare esenzioni per gli edifici storici, per gli edifici agricoli, per scopi militari e per quelli utilizzati solo temporaneamente.

Case green, quando entrerà in vigore la direttiva?

L’accordo dovrà ora essere confermato dai governi nazionali per poi essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale ed entrare in vigore venti giorni più tardi. Da quel momento i Ventisette avranno due anni di tempo per adeguarsi alla direttiva presentando a Bruxelles un piano nazionale di ristrutturazione, ovvero una tabella di marcia per indicare la via che intendono seguire per centrare gli obiettivi di efficientamento.

Investimenti

La Commissione europea stima che entro il 2030 saranno necessari 275 miliardi di euro di investimenti annui per la svolta energetica del parco immobiliare, ovvero 152 miliardi di euro di investimenti all’anno in più rispetto alle risorse attuali. Non sono previsti finanziamenti dedicati, ma i Paesi potranno attingere ai fondi Ue per sostenere la svolta: tra questi, il Fondo sociale per il clima, il Recovery fund e i Fondi di sviluppo regionale.

Edificio in ristrutturazione

Case green, come hanno votato le delegazioni italiane

L’accordo ha raccolto in Aula il consenso della maggioranza degli eurodeputati Popolari, Liberali, Socialisti, Verdi e della Sinistra, nonché di una parte dei non iscritti. Tra le delegazioni italiane Fdi, Lega e Forza Italia hanno detto “no” alla direttiva rivista. A favore Pd, M5S, Avs e Iv.

Da Roma il leader della Lega Matteo Salvini parla di “ennesima follia europea”. E sottolinea che “grazie all’impegno della Lega e del gruppo Id, erano già state fermate alcune delle eco-follie volute dai burocrati, ma non è bastato”, ha scritto su X. Auspicando “un cambio di rotta per rivedere la direttiva, mandando a casa le sinistre e portando a Bruxelles una nuova maggioranza di centrodestra”.

La posizione di Confedilizia sulle case green

“La direttiva europea sull’efficientamento energetico degli edifici, meglio nota come direttiva ‘case green’, è stata infine approvata. Per due anni la Confedilizia si è battuta, con successo, al termine del percorso, per eliminarne le parti più pericolose per il risparmio degli italiani: quelle, in particolare, che imponevano rilevanti e costosi interventi su milioni di immobili entro scadenze quasi immediate. Rimane un testo dagli obiettivi finali ben difficilmente realizzabili (emissioni zero nel 2050), che la nuova legislatura europea farebbe bene a ripensare”. Lo afferma Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia. “Dopodiché, un ruolo fondamentale lo avranno i governi, chiamati a legiferare nei vari Paesi. Quello italiano deve fare i conti con una realtà ben diversa da quella del resto della Ue. Le specificità del nostro patrimonio immobiliare sono note, così come quelle di chi lo detiene (piccoli proprietari, spesso in condominio). Occorre pensare a una distribuzione equilibrata nel tempo degli interventi e ad adeguate misure economiche e fiscali di sostegno. Il tutto, senza dimenticare che il nostro territorio ha una priorità che a Bruxelles non scalda i cuori quanto il green: quella del miglioramento sismico degli edifici”.