Il caso Emanuela Orlandi si tinge di un nuovo giallo: sono vuote le carte ritrovate presso l’Archivio centrale dello Stato. Il fascicolo con la scritta «Ministero dell’Interno – Direzione centrale della pubblica sicurezza – U.C.I.G.O.S. – Scomparsa Emanuela Orlandi», contiene solo la descrizione del suo interno e non, appunto, gli allegati indicati con il contenuto delle indagini.

Si tratta in tutto di quattro fogli. Il frontespizio con l’intestazione del fascicolo, e poi tre fogli che appaiono essere una fotocopia di un faldone di tre volumi con il titolo degli incartamenti di ciascuno, il terzo dei quali fa riferimento genericamente a «ritagli stampa». Più interessanti i primi due, nei quali si menzionano Alì Agcà, il «fronte Turkesh» ma anche «Phoenix».

Gli effetti della Direttiva Renzi

Il fascicolo è stato riversato all’Archivio centrale dello Stato nel 2017 per un più ampio effetto della Direttiva Renzi del 22 aprile 2014. La direttiva prevedeva «il versamento di documentazione degli Organismi di informazione per la sicurezza della Repubblica al fine di consentire la ricostruzione storica di alcuni dei gravissimi fatti che hanno segnato la storia italiana». I cosiddetti «eventi stragisti», da piazza Fontana al Rapido 904.

Manifestazione per Emanuela Orlandi

Che fine ha fatto la documentazione sul caso Orlandi?

Cosa sia successo lo spiega Simona Greco, responsabile delle Raccolte speciali, al presidente della Commissione d’inchiesta sul caso Orlandi, il senatore Andrea De Priamo: «Con la direttiva Renzi c’è stata una interpretazione restrittiva da parte di alcuni enti che hanno riversato solo i titoli, mentre più correttamente le agenzie di sicurezza hanno dato un’interpretazione estensiva della direttiva, cioè hanno riversato l’intera serie archivistica che conteneva quella documentazione restituendo così l’intero contesto di quel fascicolo».

Il caso Orlandi viene fuori in particolare poiché facente parte di una più ampia documentazione «oggetto nel ’96 di una perizia di uno dei primi consulenti che si occupò della strage di Piazza della Loggia» e come documento attinente viene acquisito dalle Raccolte speciali e non, quindi, come versamento ordinario (che si fa a 30 anni dagli eventi), mentre si trovava presso il deposito della Circonvallazione Appia. Per quanto riguarda l’assenza del contenuto degli incartamenti non si può comunque escludere che sia dovuto ad acquisizioni disposte dall’autorità giudiziaria. Insomma, c’è molto da chiarire. 

Ricostruire i passaggi

La «scoperta» è frutto del lavoro del giornalista Gian Paolo Pelizzaro, spesso di casa all’Archivio centrale per ricerche di ogni tipo. Essendo però anche un consulente della Commissione di inchiesta sulle scomparse di Mirella Gregori e di Emanuela Orlandi, accortosi dell’esistenza del dossier, ha avvertito il presidente De Priamo, che ha effettuato un sopralluogo all’Archivio.

Ricostruire i passaggi ma soprattutto che fine abbia fatto il contenuto del faldone sarà ora compito della Commissione. Quest’ultima intanto, tramite De Priamo stesso, ha fatto subito richiesta di acquisire quanto in possesso dell’Archivio. Si tratta ora di capire dove siano e che cosa riportino i documenti originali. Come mai, ad esempio, si siano compiuti accertamenti su Patrizia De Lellis, la figlia della coppia che lavorava presso la scuola di musica «Ludovico Tomaso da Victoria» di piazza S. Apollinare, frequentata da Emanuela, oppure appurare che cosa sia il capitolo «Phoenix», sigla che interviene nel settembre dell’83 su cui la Commissione sta effettuando approfondimenti.