Emergono, di tanto in tanto, alcune tessere che compongono il puzzle sul mistero sulla sorte di Emanuela Orlandi, la figlia del messo pontificio scomparsa nel nulla il 22 giugno del 1983. Grazie a un’indagine sulla sparizione della bara di Katy Skerl, un’adolescente uccisa nel 1984, è stata identificata la donna che, nel 1983, rivendicò il rapimento di Emanuela: è una donna romana che oggi ha 59 anni.

Il giallo sulla rivendicazione con accento anglofono

Gli investigatori, fino a oggi, non erano riusciti ad associare un volto a quella voce con accento anglofono che, nel 1983, rivendicò il sequestro Emanuela Orlandi. Quella voce era contenuta, secondo quanto riporta il “Messaggero”, su un’audiocassetta che fu spedita, insieme a un testo scritto a penna, “da Boston (Massachusetts) al giornalista americano Richard Roth, corrispondente da Roma per la Cbs“. Si tratta, secondo quanto scrive il quotidiano romano, di una delle quattro rivendicazioni pervenute dagli Stati Uniti che, all’epoca, furono ritenute autentiche a seguito di una comparazione grafica con le precedenti lettere del cosiddetto “Amerikano”.

Emanuela Orlandi

La sparizione della bara di Katy Skerl

Katy Skerl

La registrazione, spedita dagli Stati Uniti e arrivata in Italia il 6 dicembre 1983 (sei mesi dopo la scomparsa di Emanuela Orlandi) sarebbe riconducibile una 59enne di Roma Nord, che all’epoca dei fatti aveva 19 anni. Ma come è spuntata la figura dell'”americana”? Il suo nome è comparso nell’inchiesta sulla sparizione della bara di Katy Skerl, un’adolescente vittima di un brutale omicidio di cui non è mai stato trovato il colpevole. La 17enne, figlia di un regista svedese, fu trovata strangolata nel gennaio 1984 a Grottaferrata. Nell’estate 2022, la bara di Katy è stata trafugata dal cimitero Verano. Sul caso gli inquirenti hanno ascoltato Marco Accetti, un fotografo che in passato si è autoaccusato della sparizione di Emanuela Orlandi senza tuttavia essere giudicato attendibile dai magistrati. “Nei suoi attuali verbali – scrive il ‘Messaggero’ – si menzionerebbe il nome di una donna che, all’inizio di dicembre 1983, registrò su un’audiocassetta un messaggio di rivendicazione del sequestro“.

Le dichiarazioni rilasciate dalla 59enne

Convocata dai magistrati, la romana avrebbe ammesso il proprio ruolo nella vicenda, ma spiegando di aver semplicemente letto un comunicato, quasi “per gioco”, senza consapevolezza della portata del caso Orlandi e degli intrighi sottostanti: “Sono stata coinvolta nella realizzazione del comunicato quasi per gioco, ignorando i complessi retroscena del caso”, ha raccontato la donna.