Ilaria Salis potrà uscire dal carcere e andare agli arresti domiciliari a Budapest. Lo ha deciso il tribunale di seconda istanza ungherese accogliendo il ricorso presentato dai legali della militante milanese. L’insegnante 39enne, candidata con Avs alle prossime Europee, si trova in cella dall’11 febbraio 2023 perché accusata di aver aggredito, con altri, tre militanti di estrema destra dopo la sfilata di nostalgici delle SS nel Giorno dell’onore. Universale indignazione avevano provocato le immagini della donna condotta in tribunale a Budapest con manette ai polsi e alle caviglie e una sorta di guinzaglio tenuto dalle guardie penitenziarie.

Accolto il ricorso dei legali di Ilaria Salis

Il ricorso era stato presentato dagli avvocati contro la decisione del giudice Jozsef Sós, che nell’ultima udienza del 28 marzo scorso le aveva negato i domiciliari, sia in Italia che in Ungheria. In appello, la richiesta è stata invece accolta.

Ilaria Salis

Il provvedimento, che prevede il braccialetto elettronico, diventerà esecutivo non appena verrà pagata la cauzione. L’atto del tribunale di seconda istanza ungherese stabilisce infatti che la detenzione in carcere della 39enne “terminerà con il pagamento della cauzione al tribunale distrettuale di Elsofoku”, cauzione il cui importo va saldato “da oggi entro un mese” e “ordina la sorveglianza speciale fino alla pronuncia finale”. In regime di domiciliari Ilaria Salis potrà lasciare l’abitazione “solo con il permesso del tribunale”, inoltre “sarà controllata con un dispositivo” ossia il braccialetto elettronico.

Il padre di Ilaria: “Felicissimi di poterla riabbracciare”

Padre di Ilaria Salis

“Ilaria è entusiasta di poter finalmente uscire dal carcere e noi siamo felicissimi di poterla finalmente riabbracciare”: così Roberto Salis, padre di Ilaria, ha commentato la decisione. “Non è ancora fuori dal pozzo – ha aggiunto – ma sarà sicuramente molto bello poterla riabbracciare dopo 15 mesi, anche se finché è in Ungheria io non mi sento del tutto tranquillo”. “Siamo molto soddisfatti, finalmente finisce questo incubo per Ilaria ma la sua battaglia continua” hanno commentato Mauro Straini ed Eugenio Losco, i due legali italiani della donna.

Una cauzione di circa 40mila euro

La cauzione corrisponde a 16 milioni di fiorini ungheresi, poco più di 40mila euro. – ha detto Roberto Salis a ‘Otto e mezzo’ su La7 -. Ilaria ha cercato di stimolare raccolta fondi che ha dato buoni frutti, useremo quelli per il pagamento delle spese legali, e se non dovessero bastare interverrà la famiglia. Al momento siamo in attesa di capire i dettagli, non ho ancora l’iban sul quale effettuare il bonifico. Ci è stato detto che dal momento che arriva il pagamento i domiciliari diventano effettivi, spero quindi che sia una questione di poche ore”. “Per i domiciliari in Italia – ha aggiunto Roberto Salis – abbiamo trovato un domicilio altrimenti non sarebbe stato possibile fare la richiesta. Abbiamo già chiesto parecchie volte l’applicazione della decisione quadro 2009/829 dell’Unione europea ma credo che sarà più veloce la procedura relativa all’immunità conseguente all’eventuale elezione“.

Domiciliari a Ilaria Salis, la soddisfazione di Nordio

Anche il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, nel corso del Question Time alla Camera si è unito alla gioia di avvocati e parenti per la notizia: “Vorrei manifestare la mia soddisfazione per la notizia che abbiamo ricevuto sulla concessione degli arresti domiciliari a Ilaria Salis”.

L’iter del rientro di Ilaria Salis in Italia

La notizia della concessione dei domiciliari in Ungheria a Ilaria Salis, deciso dai giudici di Budapest, apre la strada che agevola le tappe per il possibile rientro in Italia della 39enne. Le autorità italiane – si apprende da fonti di governo – potrebbero chiedere al dicastero ungherese, previa l’eventuale richiesta da parte dei legali della militante antifascista, la necessaria documentazione per trasmettere il tutto all’autorità giudiziaria competente. In tal modo verrebbe riconosciuto il diritto all’esecuzione in Italia della misura applicata, secondo quanto prevede la legge quadro del Consiglio europeo del 2009, per il reciproco riconoscimento delle decisioni sulle misure alternative alla detenzione cautelare. Sulla norma, però, ci sarebbe una giurisprudenza non univoca in quanto quella applicata a Salis non è una misura conseguente ad una condanna definitiva ma una misura cautelare.