Dopo giorni di ricerche disperate, i rottami del sottomarino di OceanGate sono stati trovati proprio accanto al fantasma del Titanic. Si è consumata così, con una “catastrofica implosione” e la morte istantanea di tutti e cinque i passeggeri, la tragedia del Titan, il sommergibile che osava sfidare la maledizione del Titanic portando facoltosi turisti a osservare i resti del famoso relitto a quasi 4 mila metri di profondità.
Il tweet della Guardia Costiera
Nella mattinata di ieri le speranze di trovare il veicolo e i suoi passeggeri ancora in vita si erano affievolite con il tweet delle autorità Usa sul ritrovamento dei detriti. Un cinguettio di poche parole con il quale la Guardia costiera aveva di fatto lasciato intendere che per i
cinque avventurieri ormai era finita.
Il robot schierato per setacciare i fondali a caccia del sottomarino ha rinvenuto il telaio di atterraggio del batiscafo e la sua parte posteriore assieme ad altri tre pezzi proprio vicino alla prua del Titanic. Il veicolo è imploso istantaneamente per una “catastrofica perdita di pressione”, hanno spiegato in serata le autorità, confermando i timori degli esperti che avevano ipotizzato un cedimento strutturale dovuto alla pressione o a un malfunzionamento.
Le cinque vittime del Titan
Al quarto giorno di ricerche, le chance di riuscire a salvare l’equipaggio erano ormai ridotte al lumicino, considerato il freddo gelido e l’ossigeno molto probabilmente esaurito se il batiscafo fosse stato ancora integro. Nonostante questo i ricercatori, complice il bel tempo, hanno continuato senza sosta la loro attività.
Un dispiegamento di forze straordinario, che non ha potuto nulla per salvare la vita all’amministratore delegato di OceanGate Stockton Rush, al miliardario britannico Hamish Harding, al francese Paul-Henry Nargeolet e all’uomo d’affari pachistano e a suo figlio Shahzada e Suleman Dawood.
Non si placano le polemiche
Davanti a una tragedia del genere le polemiche su OceanGate e il suo ceo non si placano. Nel mirino delle critiche c’è la struttura del sommergibile, operato tramite un controller per videogame Logitech F710, la mancanza di controlli sulla sicurezza ma anche i ritardi nel lanciare l’allarme una volta persi i contatti. Il Titan, così come i veicoli simili, era soggetto ad una supervisione regolamentare molto limitata. Questo – secondo i critici – ha aperto la strada a scorciatoie in termini di sicurezza da parte della società.
“Operazione kamikaze”
Viaggiare sul sommergibile di OceanGate era “un’operazione kamikaze“, ha raccontato Arthur Loibl, il 61enne tedesco che due anni fa ha compiuto la stessa immersione.
Gli esperti ritengono che uno dei problemi del sottomarino fosse il suo ripetuto utilizzo. Per la sua struttura era infatti adeguato alla traversata sott’acqua per un numero limitato di volte, non per immergersi spesso come invece ha fatto. I molteplici viaggi potrebbero infatti aver indebolito la struttura, causandone il catastrofico collasso.
Sinistro presagio
Suonano ormai come un sinistro presagio le parole che l’amministratore delegato Rush aveva pronunciato in un podcast del 2022. Allora aveva sostenuto che la sicurezza era un “puro spreco”: “Se si vuole rimanere al sicuro non ci si deve alzare dal letto, non si deve entrare in macchina, non si deve fare niente”.
L’incredibile destino del pilota del Titan
Un unico, incredibile, filo conduttore lega la tragica fine di Stockton Rush a quella di due membri dell’equipaggio del Titanic. Secondo quanto riferito dal New York Times sulla base di documenti d’archivio, la moglie di Rush è pronipote di Isidor Straus, il magnate che insieme a sua moglie Ida morì nel 1912 nel naufragio del Titanic.
Straus era un magnate nel settore delle vendite al dettaglio, comproprietario dei grande magazzino Macy’s. I sopravvissuti al disastro raccontarono che Straus non volle salire sulle scialuppe di salvataggio, perché a bordo c’erano ancora molte donne e bambini da salvare. Ida decise di non abbandonarlo. La loro tragica storia d’amore trovò spazio anche nel film “Titanic”, di James Cameron. I due vengono ritratti abbracciati, nella cabina, mentre la nave affonda.