Gli Youtuber di The Borderline uccidono un bambino facendo i 110 all’ora, si fermano e, di fronte al disastro, si mettono a fare video. Agghiacciante.
Fiumi di inchiostro sugli Youtuber
Ma qual è la nostra reazione? La solita. Fiumi di inchiostro sulle stesse cose, quelle che sfoderiamo in questi casi: il sociologo dice che a mancare sono le famiglie, gli adulti sentenziano che i social hanno rovinato la società. Archiviati i soliti commenti, però, cosa portiamo con noi di questa vicenda, prima che i riflettori si spengano? Poco o niente. Di certo, non la voglia di entrare in profondità e provare a mettere i piedi su quel mondo, i social, che ancora una volta non riusciamo a decifrare.
Serve una mobilitazione degli Youtuber “sani”
Chi demonizza in toto il web fa la guerra a un universo parallelo che ha invece facilitato le relazioni, portato alla nascita di nuovi lavori e al miglioramento di professioni che ci sono già. E che, certo, ha creato anche mostri. Ma bollarlo come il male assoluto restituirebbe un quadro parziale. Più che i soliti commenti, servirebbe la mobilitazione dei coetanei di quegli Youtuber che del loro stesso mezzo fanno un uso sano, degli artisti, delle tante voci “buone” di quella stessa generazione.
Le challenge sono da sfigati
Voci che, unite, abbiano il coraggio di dire che quelle challenge, le sfide mortali, sono in realtà roba da sfigati. Che chi segue quella strada resterà tagliato fuori in termini di popolarità. Reazioni di chi parla la stessa lingua di quegli youtuber, ma non opta per l’inconsistente banalità di proporre il ripristino del servizio militare.
Enrico Galletti, giornalista e conduttore radiofonico su RTL 102.5