La Procura di Milano ha ufficialmente chiuso le indagini su Chiara Ferragni e altre tre persone – Fabio D’Amato, Alessandra Balocco e Francesco Cannillo – coinvolte nell’inchiesta per truffa aggravata. I casi sotto esame riguardano il pandoro “Pink Christmas” Balocco e le uova di Pasqua Dolci Preziosi firmati dall’influencer e venduti a scopi solidali tra il 2021 e il 2022. Secondo l’accusa, la Ferragni avrebbe ottenuto un profitto illecito di oltre 2,2 milioni di euro. La nota influencer ha dichiarato, attraverso i suoi legali, di confidare pienamente nel lavoro della magistratura.
Falsa beneficenza, l’indagine su Chiara Ferragni
L’inchiesta, coordinata dal pm Cristian Barilli e dall’aggiunto Eugenio Fusco e condotta dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf, è incentrata sulla pubblicità ingannevole legata alle vendite di pandori e uova di Pasqua “griffati” Ferragni a prezzi maggiorati e mascherate con iniziative benefiche. Gli inquirenti contestano all’influencer la «pianificazione e diffusione di comunicazioni di natura decettiva, volte a indurre in errore i consumatori in ordine al collegamento tra l’acquisto dei prodotti pubblicizzati e iniziative benefiche».
Le altre persone coinvolte nell’inchiesta
Oltre a Chiara Ferragni, l’atto di chiusura dell’inchiesta riguarda Fabio Damato, suo ex stretto collaboratore, Alessandra Balocco, titolare dell’azienda piemontese produttrice del Pandoro, e Franco Cannillo della Dolci Preziosi. Come si legge in una nota della Procura sono stati ipotizzati i reati di truffa continuata e aggravata in relazione alle operazioni commerciali Pandoro Balocco Pink Christmas, Limited Edition Chiara Ferragni (Natale 2022) e Uova di Pasqua Chiara Ferragni – sosteniamo i Bambini delle Fate (Pasqua 2021 e 2022).
Contestati due milioni di euro di ingiusto profitto
Alla influencer viene contestata la cifra totale di oltre 2 milioni di euro che avrebbe ottenuto come un ingiusto profitto. Nello specifico, secondo i magistrati, conseguito «dalle società Tbs Crew srl e Fenice srl e per il loro tramite anche dalle persone fisiche, pari a 750mila euro oltre Iva». E ancora: «ingiusto profitto conseguito dalle società Tbs Crew srl e Fenice srl e per il loro tramite anche dalle persone fisiche, pari a 1.075.000 mln oltre iva». I pm contestano un ingiusto profitto conseguito «dalle società Sisterhood srl e Fenice srl e per il loro tramite anche dalle persone fisiche, pari a 400mila euro + iva».
«Chiara Ferragni ha fiducia nel lavoro della magistratura»
«Riteniamo che questa vicenda non abbia alcuna rilevanza penale e che i profili controversi siano già stati affrontati e risolti in sede di Agcom. Avvieremo al più presto un confronto con i Pubblici Ministeri e confidiamo in una conclusione positiva della vicenda. Chiara Ferragni ha fiducia nel lavoro della magistratura e che la sua innocenza venga acclarata quanto prima». Così gli avvocati di Chiara Ferragni hanno commentato la chiusura delle indagini.
Chiara Ferragni andrà a processo?
Secondo i legali dell’influencer, Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana, la vicenda è già stata risolta davanti all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. I due legali, dopo aver letto le carte che verranno depositate, studieranno le contromosse difensive. Al momento, hanno sottolineato gli avvocati, non c’è alcuna «richiesta di processo». Secondo il codice, con l’atto di chiusura dell’inchiesta, il cosiddetto 415 bis, la difesa ha tempo 20 giorni per presentare documenti, memorie o per far rendere interrogatorio al proprio assistito, con lo scopo di dimostrare l’innocenza dell’indagato o l’insussistenza delle contestazioni e di ottenere una richiesta di archiviazione. In caso contrario i pm vanno avanti ed esercitano l’azione penale con la richiesta di rinvio a giudizio o con la citazione diretta a giudizio.