Manahel al-Otaib, 29enne attivista per i diritti delle donne in Arabia Saudita, è stata condannata a 11 anni di carcere da un tribunale dell’antiterrorismo dopo essere stata arrestata per “la sua scelta di abbigliamento e il suo sostegno ai diritti delle donne”. Lo riporta il Guardian. I funzionari sauditi hanno confermato la notizia attraverso una dichiarazione all’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani.
Contestati “reati di terrorismo”
La giovane è stata condannata il 9 gennaio scorso per quelli che il governo ha definito “reati di terrorismo“. Al termine del processo a suo carico, sul quale è stato mantenuto il massimo riserbo, è stata riconosciuta colpevole di accuse relative a una legge saudita che criminalizza l’uso di siti web per “trasmettere o pubblicare notizie, dichiarazioni, voci false o simili per commettere un crimine terroristico”. Otaibi è stata anche accusata di aver usato un hashtag – tradotto in .societyisready – per chiedere la fine delle regole di tutela maschile.
Diritti delle donne, accusate anche le sorelle
Anche la sorella di Manahel, Fouz al-Otaibi, è stata accusata di non indossare abiti decorosi, ma è riuscita a fuggire dal regno prima del suo arresto. Mentre un’altra sorella, Maryam, nota sostenitrice dei diritti delle donne, venne pure arrestata, detenuta e infine rilasciata nel 2017 per aver protestato contro le norme sulla tutela.
Amnesty chiede l’immediato rilascio
Amnesty International e ALQST, un gruppo per i diritti, hanno chiesto alle autorità saudite di rilasciare immediatamente e incondizionatamente al-Otaibi. “Con questa sentenza le autorità saudite hanno messo a nudo l’inutilità delle tanto sbandierate riforme sui diritti delle donne degli ultimi anni e hanno dimostrato il loro agghiacciante impegno a mettere a tacere il dissenso pacifico”, ha dichiarato Bissan Fakih, responsabile delle campagne di Amnesty International sull’Arabia Saudita.
Sottoposta a gravi abusi fisici
Gruppi per i diritti affermano che al-Otaibi è stata sottoposta a gravi abusi, a cominciare dalla sua scomparsa forzata per cinque mesi, da novembre 2023 ad aprile 2024. Una volta tornata in contatto con la sua famiglia, la giovane ha raccontato di essere stata tenuta in isolamento e di essersi rotta un gamba dopo aver subito abusi fisici. I funzionari sauditi hanno negato le sue affermazioni.
Lotta per i diritti delle donne in Arabia, gli altri casi
Quello di Manahel al-Otaib segue una serie di casi simili in cui donne saudite sono state sottoposte a condanne draconiane per aver utilizzato i social media per esprimere le loro opinioni. Tra le tante figurano Salma al-Shehab e Fatima al-Shawarbi condannate rispettivamente a 27 e 30 anni di carcere, Sukaynah al-Aithan (40 anni di carcere) e Nourah al-Qahtani, 45 anni.