Sentenza storica della Corte europea per i diritti dell’uomo (Cedu) di Strasburgo che ha condannato la Svizzera per violazione dei diritti umani non avendo preso misure adeguate per il clima. A vincere questa significativa battaglia legale è stata l’associazione “Anziane per il clima Svizzera” che, nel 2016, aveva accusato la Confederazione elvetica di aver violato il loro diritto alla vita non riducendo le emissioni per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi centigradi, come indicato dall’Accordo di Parigi.

La decisione della Corte di Strasburgo, avendo carattere vincolante, farà giurisprudenza e potrà quindi avere effetti diretti sulla legislazione europea oltre che, naturalmente, su quella italiana.

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La violazione dei diritti umani da parte della Svizzera

I giudici hanno dato ragione alle “Anziane per il clima” ravvisando una violazione dell’articolo 8 della Convenzione per i diritti dell’uomo sul rispetto della vita privata dei cittadini e l’articolo 6 (“Diritto a un equo processo”). L’articolo 8 è stato interpretato in modo tale che ricomprendesse “il diritto a una protezione effettiva da parte degli Stati contro i gravi effetti negativi del cambiamento climatico sulla vita, la salute, il benessere”. Nel caso in questione la Corte ha rilevato che la Confederazione Svizzera non ha adempiuto ai suoi doveri (‘positive obligations’) e, pur riconoscendo che “le autorità nazionali godono di un ampio potere discrezionale in relazione all’adozione di leggi e misure”, è stato ritenuto che il Paese non ha agito “in tempo e in modo appropriato per concepire, sviluppare e attuare le leggi e le misure opportune. Elemento, questo, che viola i diritti umani”. Nell’ambito di questo procedimento, anche l’Italia tramite l’Avvocatura generale dello Stato, aveva presentato una propria memoria per supportare la posizione della Svizzera.

Clima e gas serra, le incapacità delle autorità elvetiche

In aula il presidente dell’Alta Corte, Siofra O’Leary, ha dichiarato che il governo svizzero ha violato il diritto umano alla vita privata e familiare, non riuscendo a mettere in atto politiche nazionali sufficienti per affrontare il cambiamento climatico. Aggiungendo: “Ci sono state mancanze critiche nel processo che doveva permettere di creare un quadro normativo. Inclusa l’incapacità delle autorità di quantificare attraverso un bilancio del carbonio o in altro modo i limiti delle emissioni nazionali di gas serra”.

La battaglia di “Anziane per il clima Svizzera”

L’associazione svizzera “KlimaSeniorinnen” conta più di 2000 associate, tutte donne che vivono nella Confederazione elvetica e la cui età media è di 73 anni. Le quattro ricorrenti sono nate tra il 1931 e il 1942, ma solo tre sono riuscite a gustare la vittoria: la più anziana è deceduta mentre era ancora in corso la battaglia legale davanti alla Cedu. “Questa sentenza non è solo una vittoria per la nostra associazione. È una vittoria per tutte le generazioni”, ha dichiarato Rosmarie Wydler-Wälti, co-presidente dell’associazione Anziane per il clima Svizzera.

Il sostegno di Greenpeace a “KlimaSeniorinnen”

Secondo Greenpeace, che ha collaborato al ricorso, per la prima volta un tribunale transnazionale specializzato in diritti umani sostiene esplicitamente il diritto alla protezione del clima. “Quanto accaduto oggi non si ferma a Strasburgo. Le storie delle KlimaSeniorinnen sono anche all’attenzione della Corte internazionale di giustizia, dove all’inizio del prossimo anno si terranno delle udienze sugli obblighi di giustizia climatica di tutti i governi”, ha dichiarato la consulente legale di Greenpeace International Louise Fournier, che ha sostenuto il team legale delle Anziane per il clima.

La soddisfazione di Greta Thunberg

Per Greta Thunberg, presente a Strasburgo, la sentenza “è solo l’inizio del contenzioso sul clima: in tutto il mondo, sempre più persone stanno portando i loro governi in tribunale per ritenerli responsabili delle loro azioni”.

Intanto le temperature sono sempre più alte

La sentenza della Cedu arriva mentre la battaglia sul clima si arroventa. Secondo Copernicus (l’agenzia climatica della Ue), marzo 2024 è stato il mese più caldo di sempre, con una temperatura media di 14,14°C, più 0,10° del precedente massimo di marzo 2016. Continua, per il decimo mese consecutivo, la sequenza di record climatici al rialzo delle temperature dell’aria e dei mari. Non solo: la temperatura media globale è la più alta mai registrata con un +1,58° negli ultimi 12 mesi.