Al via a Strasburgo davanti alla Corte europea dei diritti umani la maxi-causa intentata da sei giovani portoghesi nei confronti di 32 governi per “l’inazione” sul clima.
La causa per “inazione” sul clima
I ricorrenti – tutti di età compresa tra gli 11 e i 24 anni – accusano i 27 Stati Ue, la Russia, la Turchia, la Svizzera, la Norvegia e il Regno Unito di non rispettare gli impegni assunti nel quadro dell’accordo di Parigi sul clima del 2015 volti a limitare l’aumento delle temperature.
I sei giovani sostengono che i Paesi citati non stanno adottando misure adeguate per mantenere l’aumento del riscaldamento globale al di sotto della soglia di + 1,5°C. Lamentano inoltre il fatto che l’inerzia dei Paesi minaccia i loro diritti alla vita e a un ambiente sano e protetto, come garantito dalla normativa europea.
Una battaglia iniziata tre anni fa
La battaglia legale culminata con l’udienza della Grande Camera, la più alta istanza della Corte di Strasburgo, è iniziata ufficialmente tre anni fa, il 7 settembre 2020, quando i togati della Cedu (Convenzione europea dei diritti dell’uomo) hanno accettato di procedere con il caso promosso dai sei ragazzi: Miriana la più giovane, 8 anni allora, e via via a salire di età Andrè (12 anni), Sofia (15), Martim (17), Catarina (20) fino a Cláudia, 21 anni.
Save the Children al fianco dei sei ricorrenti
Save the Children ha presentato un’istanza ufficiale come terza parte alla Corte nel maggio 2021 e da allora ha seguito da vicino l’iter legale. L’istanza in questione riguarda la vulnerabilità specifica dei bambini agli effetti della crisi climatica e illustra l’impatto sul loro diritto alla sicurezza, alla salute, all’istruzione e a un futuro prospero.
Una recente ricerca di Save the Children mostra che un bambino nato nel 2020 sperimenterà in media quasi sette volte più ondate di calore nel corso della sua vita rispetto alla generazione dei suoi nonni. I diritti dei bambini devono essere tutelati immediatamente, vista la minaccia sistemica rappresentata dai cambiamenti climatici e le gravi ripercussioni su tutti loro, in particolare su quelli colpiti da disuguaglianze e discriminazioni.
“I bambini sono in prima linea nella crisi climatica, quindi è essenziale che abbiano a disposizione piattaforme per esprimere le loro preoccupazioni e chiedere conto ai responsabili. Sosteniamo il ruolo dei bambini come leader dell’azione per il clima. Siamo al fianco di Sofia, Catarina, Cláudia, André, Mariana e Martim, che ora possono far sentire le loro preoccupazioni alla Corte europea dei diritti dell’uomo,” ha dichiarato Ulrika Cilliers, Direttore Globale per le Politiche e l’Advocacy di Save the Children.
Clima, le posizioni di Comitato Onu, Consiglio d’Europa e Commissione Europea
Anche il Comitato delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia ha recentemente stabilito che l’inazione dei governi e delle imprese nell’affrontare la crisi ambientale costituisce una violazione dei diritti dell’infanzia. A favore dei giovani la commissaria dei diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatovic, che ha asserito che la convenzione europea dei diritti umani garantisce una solida base legale per assicurare una protezione a coloro che hanno subito violazioni a causa del cambiamento climatico. Al fianco degli Stati è intervenuta invece la Commissione Europea, sostenendo che “la Ue ha rispettato e sorpassato gli obblighi contenuti nell’accordo di Parigi”.
Ci vorranno mesi per il verdetto
Per oltre quattro ore i togati hanno ascoltato la difesa degli Stati e le ragioni per cui i giovani li accusano di non aver fatto abbastanza per assicurare loro un futuro in cui non dovranno subire i danni del surriscaldamento climatico. I governi hanno chiesto e ottenuto più tempo per rispondere per iscritto ad alcune domande dei giudici. Per l’attesissima decisione della Corte si dovrà ora attendere diversi mesi.