Le aggressioni alle donne in strada sono un problema più che mai attuale. È quasi sempre la cronaca, però, a riproporre il tema, periodicamente, quando si verificano rapine o violenze, tentate o portate a termine.
La violenza a Milano nel marzo 2023
Lo scorso marzo Milano era finita sotto i riflettori dopo che 5 donne erano state aggredite nell’arco di poco tempo e pochi chilometri l’una dall’altra. Era accaduto nei pressi della stazione centrale, una zona ritenuta da sempre tra le meno sicure, come accade anche in altre città. Ma il senso di insicurezza non corrisponde sempre alla situazione reale, mentre ciò che davvero è reale è il bisogno di rendere le nostre città a misura di donna.
«Le donne devono poter uscire di casa e sentirsi a proprio agio, come altre minoranze di genere che sono più fragili da questo punto di vista», spiega l’architetta e urbanista Andreola Florencia che, insieme alla collega Azzurra Muzzonigro, ha fondato Sex and the City, un’associazione di promozione sociale che si occupa proprio di capire come migliorare le città rendendole più sicure per le donne. Il primo passo è conoscere cosa aumenta la sensazione di insicurezza.
Le città sono più sicure ma la percezione di insicurezza è cresciuta
Esci da solə di sera e/o di notte a Milano? Sei particolarmente a disagio/ti senti insicurə quando ti sposti con quale mezzo? La paura è il motivo per cui non esci la sera e/o la notte? Sono alcune delle domande contenute in un questionario messo a punto proprio da Sex and the City, insieme a Fondazione Cariplo e Transform Transport. Si tratta del progetto Step Up, nato a Milano, ma che punta l’attenzione su un tema che riguarda tutte le città italiane: quanto ci si sente sicure a girare da sole? «È importante capire le cause che portano a una condizione di insicurezza psichica ed emotiva, che non sempre corrisponde a una condizione reale, a livello statistico. Negli ultimi 30 anni, infatti, le nostre città sono diventate più sicure, ma paradossalmente la percezione di insicurezza è cresciuta. Questo è un fenomeno preoccupante – osserva Florencia – Cosa ha contribuito ad aumentare questo livello di percezione? Ma soprattutto come si può migliorare la pianificazione urbana in modo concreto? Noi miriamo a progetti sul territorio che non si limitino a politiche securitarie, cioè l’aumento delle forze dell’ordine o delle telecamere, perché si è visto che non bastano. Un esempio è proprio la stazione Centrale di Milano, uno dei posti più militarizzati», spiega ancora l’architetta e ricercatrice.
I progetti attivi per rendere le città più sicure
Per capire come intervenire, occorre quindi conoscere la percezione delle cittadine e dei cittadini. «Quello che emerge fin da ora è che serve vedere più persone per strada, che siano eterogenee tra loro per età, genere, tipologia; occorrono più attività commerciali aperte, che diano vitalità alla città. Perché la paura nasce nel momento in cui non si sa a chi chiedere aiuto in caso di bisogno», sottolinea Azzurra Muzzonigro. Da qui l’idea di mappare Milano individuando le zone più sicure e quelle più critiche, come già avviene in altre città europee. «Esistono almeno due esempi virtuosi: Barcellona e Vienna, che applicano già l’ascolto delle minoranze di genere. Nella città catalana, per esempio, si organizzano delle camminate esplorative, con gruppi di donne che insieme agli amministratori locali percorrono un itinerario individuando le aree nelle quali si percepisce il disagio. A Vienna, invece, prima di qualsiasi progetto di riqualificazione della città si raccolgono dati analitici: per esempio, per realizzare interventi su strade, parchi o altro, si interpellano i cittadini per target di età, fascia sociale, tipo di attività (per esempio negozianti), coinvolgendo persino i senza tetto per arrivare a far sì tutti possano poi vivere l’area interessata, in sicurezza – spiega Florencia – La nostra idea è proprio quella di usare uno strumento partecipativo come il questionario». Qui trovi il questionario se anche tu vuoi partecipare.
DonnexStrada e la nuova App per la sicurezza
Un altro strumento già esistente è stato creato dall’associazione Donnexstrada: consiste nella possibilità di effettuare un servizio di videochiamata per accompagnare le donne sole nel ritorno a casa e che ora sta per diventare una App in grado di offrire ancora più servizi: «L’idea del servizio, nato tramite Instagram, adesso sarà più evoluto e innovativo. Stiamo per lanciare una App, chiamata Viola, che permette non solo di effettuare una videochiamata con un volontario di turno che accompagna la donna fino a casa, ma anche in grado di geolocalizzare la chiamata. In questo modo offriamo il suggerimento del tragitto più sicuro», spiega la fondatrice di DonnexStrada, Laura De Dilectis. «In caso di bisogno, inoltre, parte la chiamata diretta alla polizia e, non ultimo, la registrazione della videochiamata permette di essere usata come video testimonianza, quindi come prova digitale per la denuncia penale contro il responsabile dell’aggressione», aggiunge De Dilectis.
I monopattini gratis per le donne nel weekend
Donnexstrada ha appena inaugurato una collaborazione con Voi Technology, azienda di micro mobilità elettrica in condivisione, che mette a disposizione aree di parcheggio dedicate. Queste aree di parcheggio, già funzionanti, sono localizzate nei pressi delle aree della movida notturna delle città in cui Voi Technology è presente con i suoi monopattini: Torino, Milano, Reggio Emilia, Modena e Palermo. Fra le 22 di venerdì e le 5 del mattino di sabato e fra le 22 di ogni sabato e le 5 del mattino di ogni domenica, Voi Technology mette a disposizione due suoi monopattini, color rosa corallo, per gli spostamenti di donne che volessero essere certe di rientrare in sicurezza a casa o che, addirittura, dovessero sentirsi minacciate. Durante la ricerca sulla mappa dell’area di parcheggio, mentre si raggiunge il monopattino e si sblocca, si può nel frattempo utilizzare il servizio @violawalkhome di accompagnamento, già offerto da DonnexStrada, attraverso la videochiamata su Instagram.
I progetti concreti: dal taxi sospeso all’illuminazione intelligente
La App Viola, la cui sperimentazione è in fase Beta, sarà lanciata a dicembre in tutta Europa e in 17 lingue, ma non è l’unico progetto a cui lavora De Dilectis con l’associazione: «Ci occupiamo da tempo di migliorare le città e renderle più sicure e libere per tutti, in particolare per le donne. Adesso abbiamo realizzato i Punti Viola, cioè locali commerciali sul territorio ai quali una donna in difficoltà possa rivolgersi, trovando accoglienza e personale formato a cui chiedere aiuto. La stessa sensibilizzazione e formazione la stiamo avviando anche per i tassisti, per supportare le donne che dovessero essere in pericolo, non limitando questi interventi ai soli “addetti ai lavori”», spiega De Dilectis. Il prossimo passo è quello di rendere disponibile anche il taxi sospeso, «che nasce dall’idea del caffè sospeso, in modo da pagare in anticipo il servizio taxi a donne che non possono permetterselo, come le giovani studentesse. Non è un progetto semplice, come non lo è quello di pensare a caricatori per cellulari a bordo dei mezzi pubblici, ma ci stiamo lavorando, insieme alla formazione del personale notturno di autobus e metro», spiega ancora la fondatrice di DonneXStrada.
Anche in questo caso sono importanti gli esempi virtuosi che arrivano dall’estero: «Spesso di sente invocare una maggiore illuminazione notturna, ma una soluzione migliore e più efficace potrebbe essere quella dell’illuminazione intelligente, alla quale si lavora in Francia: lampioni che si accendono solo al passaggio, grazie a speciali sensori, in modo da evitare, ad esempio, che chi sta nel cono d’illuminazione non riesca a vedere cosa o chi si trova nel buio circostante – spiega ancora De Dilectis – Infine, un altro intervento riguarda la creazione di slot più sicuri per chi attende i mezzi pubblici, insieme a una riduzione degli stessi tempi di attesa».
Aumentano i centri di ascolto e aiuto per le donne
Intanto aumentano anche i centri di ascolto sul territorio per le donne vittime di violenza, segno della volontà di rendere il territorio più “accogliente” per le donne. È il caso di Spazio Libellula, appena inaugurato a Milano, che si propone ancora una volta come capofila e cerca di dare risposte a problemi reali. L’iniziativa della Fondazione Libellula ha lo scopo di «intercettare anche chi è tenuto fuori dal mondo del lavoro, oltre che quelle situazioni in cui la violenza di genere non è evidente», spiega Debora Moretti, Fondatrice e Presidente della Fondazione. Lo Spazio, che aperto in Via Filippo Tommaso Marinetti 2, offre una serie di servizi, come i percorsi di autodeterminazione per donne e uomini, lo sportello di ascolto gratuito, anonimo e senza obbligo di denuncia per intercettare situazioni di violenza o vulnerabilità. Ci sono anche una piccola biblioteca per tutte le fasce di età e uno spazio child care, che si propone di “educare le nuove generazioni attraverso stimoli ed esperienze ludiche formative, come ad esempio i laboratori ludici sulle emozioni, che trasmettano la valorizzazione dell’equità di genere». Come spiegato dall’Assessora ai Servizi civici, Decentramento e Partecipazione del Comune di Milano, Gaia Romani, «Non bastano le leggi e le sanzioni, ma occorre mettere al centro percorsi di prevenzione, di educazione e di consapevolezza rivolti agli uomini».