Saranno regalati alla sezione nido del carcere di Rebibbia i doni che la bambina di Castiglione del Lago (Perugia) aveva ricevuto dopo che alla sua festa di compleanno non si era presentato nessuno.
«Anche dal dolore e da una bruttissima esperienza può nascere qualcosa di bello» hanno detto il papà e la mamma della piccola al Messaggero. I genitori avevano organizzato una festicciola per il quinto compleanno della loro bambina in una ludoteca di Cortona (Arezzo), ma nessuno dei 35 invitati con le loro famiglie si era presentato.
I regali al nido di Rebibbia
La storia aveva fatto rapidamente il giro d’Italia grazie al racconto della mamma della piccola su Instagram. Molte le persone che oltre ai commenti “sconvolti” sui social hanno fatto arrivare a Castiglione del Lago diversi regali che adesso la famiglia ha già fatto avere all’associazione “A Roma, insieme”, che si occupa dei bambini che vivono la detenzione con le loro mamme.
Inondati d’affetto
«C’è voluto un po’ di tempo – spiega a distanza di un mese il papà della festeggiata – compreso quello per uscire dalla bolla mediatica in cui questa storia ci ha catapultati. Ma adesso siamo pronti a parlarne e anche a raccontare quanto di buono è uscito da questa vicenda».
«Avevamo provato a stoppare chi, con messaggi privati, ci chiedeva come mandare un regalo a nostra figlia – racconta il padre della bambina al Messaggero – ma qualcuno è riuscito a superare il nostro filtro. C’è chi ha mandato i regali alla ludoteca di Cortona rimasta vuota quel giorno e chi ha pensato addirittura di inviarli al sindaco. Ecco, tutti quei regali adesso sono a Rebibbia, per la sezione nido del carcere».
Un dono ai bambini privati della socialità
I genitori non vogliono invece parlare di quanto accaduto alla festa della bambina per «tutelarla, per non lasciarle memoria di niente». «Ci sono arrivati regali da diverse regioni d’Italia – spiegano -, da gente sconosciuta. Estranei che hanno pensato a nostra figlia. E noi abbiamo deciso di restituire tutto questo affetto a bambini, come lei quel giorno, privati della socialità».