Gli italiani scelgono il risparmio. A raccontarlo è il nuovo “Rapporto Coop-Consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani“, redatto dall`Ufficio studi di Ancc-Coop.

Parola d’ordine: risparmio

Dopo gli anni difficili dell’impennata dei prezzi, nel 2024 l’inflazione si azzera e i consumi tornano in positivo (+0,3% rispetto al 2019). Questi ultimi restano tuttavia ostaggio delle spese obbligate che limitano gli spazi discrezionali delle famiglie per le quali “risparmio” è la parola chiave dell’approccio ai consumi. Questo il primo criterio di scelta negli acquisti (lo dice il 75% del campione). E sia che si tratti di riempire l’armadio, sia di scegliere un’auto, peraltro sempre più frequentemente usata, tanto che sono 15 milioni gli italiani che hanno rinunciato all’acquisto di una vettura nuova nel 2024. Mentre rimane un miraggio la casa di proprietà (-2,1% le compravendite nel corso di quest’anno).

Sul cibo italiani non tagliano spese

Guardando ai soli canali iper, super e libero servizio nel primo semestre 2024 le vendite a volume sono state superiori a quelle del 2019 del 3,9%. Il cibo rimane, anche nelle previsioni, l’unico comparto in cui tagliare la spesa è un’opzione solo per una ristretta minoranza degli italiani; il 21% del campione dichiara che aumenterà la sua spesa contro il 10% che intende diminuirla.

Torna a crescere allo stesso modo il numero degli italiani che dichiara una identità alimentare (+6% sul 2023). Se un italiano su tre (34%) infatti privilegia ancora la dieta mediterranea, si affermano le diete ricche di proteine non animali, con l’iperproteico (7% dei consumatori, +2%) sul 2023, e tutti quegli stili attenti al peso forma; quindi, crescono il fit sport (6%, +2%) e il digiuno intermittente (7%, +3%) senza tralasciare che rimangono pressoché stabili il flexitariano, il reducetariano e il climatariano. Prevalgono dunque a ben vedere gli stili orientati al benessere e alla sostenibilità.

Prodotti di seconda mano

Tra i comportamenti emergenti in fatto di abitudini di consumo non stupisce – segnala il Rapporto Coop – il tema del riparare oggetti piuttosto che sostituirli (il 26% con maggiore frequenza in prospettiva) e il ricorso ai prodotti di seconda mano (nelle prossime intenzioni di acquisto dichiarate dal 24%).

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La tecnologia perde attrattività

Anche i prodotti tecnologici a partire dallo smartphone, hanno perso buona parte della loro attrattività e le vendite a volume nell’ultimo anno scendono di oltre il 6%. E proprio lo smartphone con i suoi accessori, insieme alle tv e ai pc registrano cali significativi (mentre crescono prodotti tech per la cucina e il beauty). Sostanzialmente, spiega il rapporto, una vita dove l’essenziale diventa centrale, il superfluo viene drasticamente ridotto.

La propensione al benessere

In tanta frugalità, sopravvive invece, e anzi si rafforza, la propensione al benessere personale e a un vero e proprio culto del corpo. Ne deriva da un lato una sana attenzione alla propria salute che tra l’altro spinge gli italiani nelle braccia della sanità privata; il 23% della spesa sanitaria nel nostro Paese (40,6 miliardi di euro) è finanziata direttamente dai cittadini.

Il culto del corpo

Dal culto del proprio corpo deriva anche il mantra del “tutti a dieta“, siano esse diete ipocaloriche, salutistiche e dello sport praticato oramai a vario titolo da quattro italiani su dieci (quasi 17 milioni di persone). E dall’altro si profila l’ossessione per i trattamenti estetici e la cosmesi, dove la parsimonia prima evidenziata sembra attenuarsi e in certi casi scomparire; gli italiani spendono in media 350 euro all’anno per cure estetiche, la variazione di vendite di prodotti cosmetici (2024 su 2019) è a doppia cifra (+29%), fino a sfiorare comportamenti disfunzionali (8,6 milioni gli italiani che assumono o sono interessati a ricorrere a farmaci per il diabete per dimagrire).