La Corea del Sud, sebbene si trovi ad affrontare il tasso di natalità più basso al mondo, vanta centri di cura postpartum di assoluta eccellenza, che sarebbe opportuno prendere a modello anche dalle nostre parti quando si parla di assistenza alle neomamme. A questa realtà sudcoreana ha dedicato un interessante articolo il “New York Times”, a firma di Lauretta Charlton, che è stato ripreso da “Repubblica”.
La corsa agli Joriwon in Corea del Sud
Oggi la stragrande maggioranza delle neomamme sudcoreane, ben otto su dieci, si rivolge dopo il parto agli “Joriwon”, centri specializzati che le supportano e le introducono alla maternità. La competizione per accedere a queste strutture, spesso di lusso, è diventata così intensa che molte donne si affrettano a inviare richieste di prenotazione non appena scoprono di essere incinte.
Lusso e cura personalizzata
Tra i centri postpartum di maggior richiamo, il St. Park di Seoul – fondato nel 2008 – fornisce alle neomamme cure di alto livello e un trattamento da hotel a cinque stelle. Pasti freschi vengono consegnati tre volte al giorno, mentre le neomamme godono di trattamenti viso, massaggi e lezioni di cura dei bambini. Le infermiere vigilano costantemente sui neonati, chiamando le mamme solo nei momenti di allattamento nella sala comune.
Personale specializzato e connessione tra primipare
Il St. Park ha assemblato un team di specialisti, tra cui esperti dell’allattamento e istruttori di pilates, oltre a infermieri, nutrizionisti e pediatri. La crescente popolarità tra le mamme, soprattutto le primipare, testimonia l’efficacia di queste strutture. Un elemento attrattivo nella scelta di uno joriwon è la possibilità di trascorrere del tempo con altre primipare, facilitando la connessione tra le mamme che hanno figli della stessa età.
Costi e durata del soggiorno negli Joriwon
Le neomamme solitamente soggiornano in un Joriwon per tre settimane, il tempo che la tradizione coreana suggerisce adeguato per la completa guarigione del corpo dopo il parto. Alloggiare in uno di questi centri privati può comportare costi che variano da qualche migliaio a decine di migliaia di dollari, a seconda della durata del soggiorno.
Delicate questioni di classe in Corea del sud
L’articolo del “New York Times” mette in evidenza l’aspetto non trascurabile dei costi di questi servizi, in una società dove l’ineguaglianza è in aumento e l’appartenenza alle diverse classi sociali è discriminante. Due settimane a St. Park, escludendo massaggi e trattamenti estetici, possono superare i 6.000 dollari, una cifra che soltanto una parte delle famiglie può sostenere. Le assicurazioni non coprano queste spese e anche se il governo offre sovvenzioni per incoraggiare le famiglie a fare figli, crescere un bambino in Corea del Sud sta diventando sempre più difficile a livello economico: da qui il basso tasso di natalità del Paese.