Non c’è pace né sul ring né fuori dal ring. Neppure dopo il ritiro di Angela Carini, la boxer italiana che si è ritirata dal match contro l’algerina Imane Khelif, dopo appena 46 secondi. Meno di un minuto è bastato per far capire all’atleta azzurra, a Parigi per le Olimpiadi, che il confronto era sproporzionato. Khelif, infatti, è uno dei rari casi di intersessualità. L’esperto spiega di cosa si tratta e avverte: «La questione è molto complessa e va al di là dell’ideologia: ci sono in gioco fattori fisici, medici e psicologici, molto delicati».

Dall’identità al corpo: una condizione rara

Di Imane Khelif si sa che è nata femmina: lo ha dichiarato lei stessa, lo riportano i documenti e lo conferma il fatto che ha sempre praticato il suo sport, la box, gareggiando nella categoria femminile. Lei stessa afferma di sentirsi donna, ma ha una peculiarità: soffrirebbe (il condizionale è d’obbligo) della rara Sindrome di Swyer, nota anche come disgenesia gonadica pura 46,XY, condizione genetica in cui si ha un cariotipo maschile (46,XY) ma si sviluppa fenotipicamente (quindi appare) come femmina. Alle olimpiadi di Tokyo era stata esclusa per livelli di ormone maschile troppo alti.

Cos’è la sindrome di Swyer

La Sindrome di Swyer, nota anche come sindrome di gonadi disgenetiche, è una condizione rara che colpisce il sesso biologico e lo sviluppo sessuale. In genere è causata da anomalie genetiche che influenzano lo sviluppo delle gonadi (testicoli o ovaie). Se c’è una mutazione genetica, la persona con il cromosoma Y può sviluppare un fenotipo femminile esterno (quindi sembianze) nonostante abbia un assetto cromosomico maschile (XY).

La differenza con la sindrome di Klinefelter

Diverso, ma sempre nel campo della intersessualità, è il caso del XXY, ossia la presenza di due cromosomi femminili e uno maschile. Una condizione che ha anche una classificazione medico-fisiologia che si chiama sindrome di Klinefelter. Come spiegano i manuali di fisiologia, si tratta di «una malattia genetica dovuta alla presenza di un cromosoma X in più negli individui di sesso maschile. I pazienti che ne sono affetti manifestano un anomalo o ritardato sviluppo dei caratteri sessuali tipicamente maschili, oltre ad essere spesso infertili. Gli individui con tale cariotipo sono solitamente indicati come “maschi XXY” o “47,XXY”. È comunque presente un corpo di Barr, altrimenti assente nei maschi». Al di là della mera definizione clinica, si tratta anche in questo caso di una condizione molto rara di intersessualità.

Cosa si intende per intersessualità

«Io non posso certo commentare il caso specifico della pugile algerina, anche perché non disponiamo di un referto clinico. Trapela che avrebbe ecograficamente utero e ovaie. Ma ci sono anche casi nei quali l’utero funge per metà da utero appunto e per metà da testicoli. Stando a quanto è stato dichiarato ufficialmente è comunque un caso intersessualità. Sarebbe una androgenizzazione del corpo, una sua mascolinizzazione, in una persona che ha una identità femminile», spiega Marco Inghilleri, sessuolo, psicologo e psicoterapeuta, vicepresidente della Società Italiana di Sessuologia ed Educazione sessuale. Inghilleri ha anche il patentino di tecnico federale, ha allenato atlete donne della società di pugilato PadovaRing, di cui ora è psicologo dello sport. Il suo parere, dunque, è anche frutto di esperienza sul campo.

Servono nuove norme?

Khelif era già stata esclusa dai mondiali di box lo scorso anno per i livelli eccessivi di testosterone, l’ormone maschile. Ma i diversi parametri olimpici le hanno permesso di gareggiare. Resta il dubbio, però, sulla sua prestazione, che rischia di essere di un livello superiore a quello delle concorrenti donne. Le parole di Carini sembrano confermarlo: «Mi ha fatto malissimo» ha dichiarato dopo il ritiro, aggiungendo di non voler giudicare nessuno. «Non lo faccio neppure io, ma il caso colpisce perché il pugilato è uno sport soggetto a norme anche molto severe. Donne e uomini sono sottoposti a molti controlli cardiologici e ormonali, per esempio. Una atleta che allenavo era stata fermata per una cisti all’ipofisi. Come può esserci un regolamento differente alle Olimpiadi?», si chiede Inghilleri.

Intersessualità: Khelif può fare il pugile donna?

Eppure è accaduto e ora ci si interroga anche su un altro aspetto: «Trattandosi di uno sport molto muscolare è possibile che un’atleta come Khelif possa gareggiare con le donne? È una questione estremamente delicata, che non deve essere ideologizzata, ma va riportata sul piano medico e fisico. Ogni condizione umana ha dei limiti. Nella box un certo fisico può avvantaggiare molto, garantisce prestazioni fisiche superiori grazie a un cocktail ormonale che fa propendere verso una condizione maschile», osserva il sessuologo, che aggiunge: «Bisognerebbe chiedersi se tutti possono praticare qualsiasi sport. Questo non significa mettere in discussione il principio sacrosanto dell’inclusività, ma tenere conto che in certi casi diventa di difficile gestione».

Il cromosoma XXY: uomo o donna?

Ma chi ha il cromosoma XXY (o altre mutazioni) è da considerarsi uomo o donna? Cosa risulta nei documenti ufficiali? «Nella maggior parte dei casi risulta di genere femminile, ma dipende dal fenotipo, quindi dalla singola condizione dello specifico soggetto», spiega Inghilleri. In alcuni casi, in presenza di sindrome di Klinefelter o di Swyer) si può procedere con trattamenti ormonali. Come spiegano ancora i manuali, «La mutazione genetica è irreversibile; tuttavia, per gli individui affetti che desiderano avere un aspetto più maschile, è possibile ricorrere alla somministrazione di testosterone».

Il trattamento ormonale

«Vorrei ribadire che non si tratta di una questione ideologica: si sta parlando di un problema medico, che poi può avere risvolti psicologici perché l’individuo si può trovare in una condizione di disagio, proprio perché non sa come e dove collocarsi», osserva Inghilleri. Per questo è stato condotto uno studio su pazienti adolescenti, trattati con un impianto sottocutaneo che a rilascio controllato di testosterone. Avrebbe dato buoni risultati, anche per prevenire insorgenza di osteoporosi data proprio dalla condizione ormonale, ma richiede un costante monitoraggio.

Le implicazioni psicologiche e comportamentali dell’intersessualità

Quanto alle implicazioni psicologiche, la letteratura scientifica riporta diversi casi di depressione, accompagnata da ansia. Per questo alcuni esperti consigliano di seguire un percorso di supporto psicologico nei giovani con sindrome di Klinefelter. In alcuni casi è anche consigliato l’intervento chirurgico di mastectomia, che può alleviare il disagio psicologico dovuti alla ginecomastia (ingrossamento del tessuto mammario negli uomini) o per ridurre la probabilità di sviluppare un tumore mammario. Infine, non vanno trascurati possibili effetti anche a livello comportamentale, come disturbi del linguaggio, difficoltà scolastiche e di socializzazione, o disprassia motoria. «Ciò che emerge da questo caso è che non siamo capaci di gestire la complessità: dobbiamo utilizzare delle regole che riducono tale complessità e facendoci perdere il senso generale delle situazioni e delle condizioni», conclude Inghilleri.