Adottare un regime alimentare che escluda la carne è sempre più comune, ma è fondamentale farlo con consapevolezza. Un recente studio condotto dall’Imperial College London, in collaborazione con l’Università di San Paolo in Brasile e l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, ha indagato i possibili rischi legati al consumo di cibi ultraprocessati (UFP) nell’ambito della dieta vegana e vegetariana. La ricerca, pubblicata su The Lancet Discovery Science, ha messo in luce una questione centrale: quanto le scelte alimentari, spesso motivate da ragioni etiche o ambientali, siano effettivamente salutari per l’organismo.

La dieta vegana nasconde insidie?

Eliminare la carne e i derivati animali dalla dieta è un’opzione sempre più diffusa, supportata da solide evidenze scientifiche sui benefici della riduzione del consumo di carne rossa, associata a rischi come tumori e malattie cardiovascolari. Tuttavia, secondo i ricercatori, la crescente popolarità di regimi a base vegetale comporta un aumento nel consumo di alimenti ultraprocessati, prodotti creati industrialmente per sostituire i cibi di origine animale.

Cosa sono gli alimenti ultraprocessati

Gli UFP includono hamburger e crocchette vegetali, latticini a base vegetale, pizze vegane surgelate e snack confezionati. Si tratta di alimenti sottoposti a processi industriali complessi, durante i quali ingredienti semplici, come amidi o grassi, vengono modificati chimicamente e arricchiti con additivi, coloranti, zucchero e sale. Questi prodotti rappresentano spesso la risposta del mercato alla crescente domanda di alternative vegetali, ma la loro natura altamente elaborata può avere effetti negativi sulla salute.

Il consumo di UFP nei diversi regimi alimentari

Lo studio ha analizzato diverse abitudini alimentari, confrontando i consumatori regolari di carne rossa, coloro che ne riducono il consumo (flexitariani), i pescetariani, i vegetariani e i vegani. I risultati hanno evidenziato una presenza rilevante di cibi ultraprocessati in tutti i modelli alimentari, con una quota superiore al 20% dell’assunzione giornaliera di cibo e oltre il 46% dell’apporto energetico totale. In particolare, è emerso che i vegani consumano, in media, una percentuale più alta di UFP rispetto ai consumatori regolari di carne rossa, superandoli di circa 1,3 punti percentuali. Un dato sorprendente, che sfida l’idea comune secondo cui una dieta vegana sarebbe intrinsecamente più salutare. Anche i flexitariani e i pescetariani hanno mostrato un consumo leggermente superiore di alimenti ultraprocessati rispetto ai consumatori abituali di carne, con un incremento dello 0,8%.

Dieta vegana e cibi ultraprocessati: i rischi per la salute cardiovascolare

Una delle principali preoccupazioni legate al consumo di cibi ultraprocessati è il loro impatto sulla salute cardiovascolare. Lo studio pubblicato su The Lancet ha evidenziato una correlazione tra l’assunzione di UFP di origine vegetale e un aumento del rischio di sviluppare malattie cardiache e circolatorie. I partecipanti che includevano nella loro dieta questi alimenti hanno registrato un incremento del 5% nel rischio di patologie come infarti e ictus, oltre a una mortalità più elevata del 12% associata a tali eventi. Questo dato mette in guardia contro l’assunzione indiscriminata di prodotti altamente trasformati, anche quando rientrano in un regime alimentare che esclude carne e derivati animali.

La crescita della dieta vegana in Italia

Le diete a base vegetale continuano a guadagnare terreno. Secondo i dati Eurispes, il numero di vegani e vegetariani in Italia è aumentato significativamente, passando dal 6,6% della popolazione nel 2023 al 9,5% nel 2024. Questa tendenza riflette una crescente consapevolezza dei consumatori riguardo agli effetti ambientali e sanitari delle loro scelte alimentari, ma sottolinea anche la necessità di educare le persone a fare scelte bilanciate e informate. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato la carne lavorata come cancerogena e quella rossa come potenzialmente cancerogena dal 2015, incoraggiando molte persone a ridurre il consumo di questi alimenti. Tuttavia, è importante non cadere nella trappola di sostituire la carne con prodotti altamente trasformati, che potrebbero essere altrettanto dannosi.