La disparità salariale tra uomini e donne nel settore privato è ancora una realtà preoccupante in Italia. Secondo i dati dell’Osservatorio sui lavoratori dipendenti del settore privato dell’Inps, nel 2022 le donne hanno percepito una retribuzione media annua di 18.305 euro, contro i 26.227 euro degli uomini. Si tratta di una differenza di quasi 8 mila euro (7.922 euro per l’esattezza), che equivale a un gender pay gap del 18%.
Disparità salariale: conta anche la territorialità
Le differenze sono marcate anche tra i territori con le retribuzioni medie nel 2022 più elevate nell’Italia settentrionale, rispettivamente 26.933 euro nel Nord-ovest e 23.974 nel Nord-est. Il Centro si attesta su una media di 22.115 euro, mentre per Sud e Isole si riscontrano medie di 16.959 e 16.641 euro.
Crescono dipendenti privati e imprese
E se i dipendenti privati crescono, lo scorso anno sono stati il 4,3% in più rispetto al 2021, crescono anche le posizioni lavorative, quasi 15 milioni in tutto e anche le imprese, l’1,6% in più rispetto all’anno precedente. Ma a fronte di una dimostrata vitalità nel mondo del lavoro il divario resta. E non solo evidentemente per il trattamento retributivo in senso stretto.
Quanto influisce il part time sul gender pay gap
Il divario di stipendio, rileva l’Inps, risulta significativamente correlato alla maggiore presenza di lavoro part time tra le donne. Infatti, il numero di lavoratrici che nel 2022 hanno avuto almeno un rapporto di lavoro part time è pari a 3.584.665, contro 2.066.260 maschi. Nel 2022 il 21% dei dipendenti maschi ha avuto almeno un rapporto di lavoro a tempo parziale. Mentre tra le lavoratrici la quota con almeno un part time nell’anno è pari a circa il 49%.
Aumenta il numero dei part time
Il fenomeno del part time comunque è in crescita. Nel 2022 nel complesso oltre un terzo dei lavoratori (33,3%) ha avuto nel corso dell’anno almeno un rapporto di lavoro part time. Il livello massimo era stato raggiunto nel 2019 (34,5%) mentre nel 2008 tale quota era ben inferiore (pari al 23,3%).
Quali strategie per ridurre la disparità salariale?
Poiché il divario retributivo di genere non ha un’unica causa, non esiste una soluzione rapida quando si tratta di ridurre la disparità retributiva tra uomini e donne.
Esistono invece diverse strategie che potrebbero essere implementate a livello aziendale, statale e nazionale per ridurre il divario. Strategie che, se messe in atto, avrebbero il vantaggio di condurre a condizioni di lavoro più eque e a strutture retributive giuste e trasparenti per tutti i lavoratori, indipendentemente dal genere. Tra le più comuni citiamo:
- Trasparenza retributiva: fornire informazioni sulle retribuzioni aiuterebbe a identificare e correggere le differenze salariali tra uomini e donne. Nel Regno Unito, ad esempio, le aziende con più di 250 dipendenti sono tenute per legge a pubblicare i dati sulla retribuzione per genere;
- Politiche di congedo parentale: l’implementazione di un robusto congedo retribuito per motivi familiari e medici sia per gli uomini che per le donne consentirebbe a un maggior numero di donne di rimanere nel mondo del lavoro e aiuterebbe a prevenire il calo dei guadagni che attualmente si verifica dopo che le donne hanno il loro primo figlio. Aiuterebbe inoltre a eguagliare le opportunità di congedo familiare e le responsabilità di assistenza per tutti i dipendenti, indipendentemente dal genere;
- Promozione della diversità: le aziende potrebbero adottare politiche di assunzione e promozione che favoriscano la diversità di genere e aumentare la rappresentanza delle donne in posizioni di leadership e nei settori tradizionalmente maschili;
- Formazione sulla consapevolezza di genere: attraverso questo tipo di formazione si sensibilizzerebbero i dipendenti sulle questioni di genere, riducendo così gli stereotipi di genere che possono influire sulla retribuzione;
- Riforme legislative: i governi potrebbero infine adottare leggi per proteggere i diritti delle donne sul posto di lavoro e garantire la parità di retribuzione tra generi.
In quali Paesi il gender pay gap più alto e quello più basso?
Secondo i dati forniti da Eurostat nel 2022, il gender pay gap più ampio tra i Paesi membri della Ue si registra in Lettonia (22,3%), Estonia (21,1%) e Austria (18,9%). Al contrario, quello più basso si riporta in Slovenia (3,1%), Romania (2,4%) e Lussemburgo (0,7%).
Sono riferiti al 2021 i dati del World Economic Forum tra i paesi non membri dell’OCSE dai quali si evince che la disparità salariale più ampia era quella presente in Siria (64,5%), seguita da Iraq (60,5%) e Yemen (59,9%). La più bassa era invece riscontrata in Namibia (5,6%), Ruanda (6,3%) e Burundi (6,4%).