Gisele Pelicot sarebbe stata drogata dal suo ex marito per essere stuprata, nel corso di un decennio, da oltre 50 uomini mentre era priva di sensi. Sono stati accertati 92 atti di violenza dal 2011, quando la coppia viveva ancora nella regione di Parigi, fino al 2020, quando ormai si era trasferita a Mazan, una cittadina di 6.000 abitanti nel sud della Francia. La donna, che oggi ha 72 anni, ha reso la sua prima testimonianza di questo orrore in un’aula del tribunale di Avignone, alla presente dei suoi legali e dei tre figli.

Ansiolitici somministrati a Gisele Pelicot prima degli abusi

Dall’inchiesta è emerso che Dominique Pelicot, ex dipendente del gigante dell’energia francese Edf ora 71enne, partecipava alle violenze sulla moglie e le filmava: «Si vergogna di quello che ha fatto, è imperdonabile», ha detto ai giudici Bèatrice Zavarro, la sua avvocata. L’uomo, prima delle violenze, somministrava alla moglie un potente ansiolitico. Ai convenuti, istruzioni precise per non svegliare la vittima: nè profumi nè odore di sigaretta, scaldarsi le mani sotto l’acqua calda.

L’ex marito incastrato per caso: filmava sotto le gonne

Gisele Pelicot non si è resa conto di niente e ha appreso tutto quello che le era capitato a 68 anni in modo casuale. Il marito si era infatti tradito facendosi sorprendere in un centro commerciale a filmare sotto le gonne delle clienti. Gli inquirenti, spulciando nel suo computer, hanno scoperto le foto e i video della moglie, in stato di incoscienza, violentata dagli sconosciuti. L’uomo risulta coinvolto in altri casi giudiziari, come un assassinio con stupro a Parigi nel 1991 in cui ha sempre negato ogni addebito, e un tentato stupro nel 1999. Nel quale ha confessato, ma soltanto dopo essere stato incastrato dalla prova del Dna.

L’ex marito e i 50 uomini rischiano 20 anni per stupro

L’ex marito della vittima e altri 50 uomini – dai 26 ai 74 anni – sono sotto processo con l’accusa di stupro e rischiano fino a 20 anni di carcere. Il processo è iniziato lunedì e si prevede che durerà fino a dicembre. Alla prima udienza, alcuni imputati sono comparsi in aula con occhiali scuri, altri con una mascherina anti-Covid. Fra gli imputati, si trovano uomini di ogni età e professione, pompieri ed artigiani, infermieri e giornalisti fino a guardie carcerarie. Celibi, sposati, divorziati. La maggior parte di loro ha commesso violenza su Gisele Pelicot una sola volta, altri sono tornati fino a sei volte per farlo. Il marito della vittima ha testimoniato che “tutti sapevano” che la moglie era drogata a sua insaputa.

La scelta della vittima di un processo a porte aperte

L’avvocato di Gisele Pelicot, Stéphane Babonneau, ha riferito che la donna ha accettato che il suo nome venisse reso pubblico e insistito affinché il processo non si tenesse a porte chiuse, in solidarietà con altre donne che non vengono riconosciute come vittime di reati sessuali. Alla corte la Gisele ha espresso la speranza che la sua testimonianza possa evitare ad altre donne di subire un calvario simile.

Nel corso della prima udienza, la donna ha raccontato di essersi sottoposta a un test per l’HIV e di aver ricevuto, dopo un decennio di abusi, la diagnosi di quattro malattie sessualmente trasmissibili.

«Tutto quello che avevo costruito è crollato»

Con voce calma e chiara, Gisele Pelicot ha raccontato di come il mondo le sia crollato addosso dopo aver scoperto che il suo ex coniuge aveva sistematicamente filmato gli stupri commessi da decine di sconosciuti, conservando migliaia di immagini che gli investigatori della polizia hanno poi ritrovato. «Il mio mondo è crollato. – ha ricordato Gisele Pelicot -. Tutto quello che avevo costruito con il signor Pelicot è crollato: 3 figli, 7 nipoti, una coppia innamorata. Anche i nostri amici ci dicevano che eravamo la coppia ideale».

«Durante gli stupri ero come morta»

«Sono stata sacrificata sull’altare del vizio», ha detto davanti alla Corte d’Assise del Vaucluse, ad Avignone, «quando vedete questa donna, drogata, abusata, una donna morta su un letto, naturalmente il corpo non è freddo, è caldo, ma io sono come morta». Lo riporta l’emittente Bfmtv.

«Stupro è la parola sbagliata, è una barbarie»

«Questi uomini mi profanano, si approfittano di me. Nessuno di loro pensa che stia succedendo qualcosa», ha aggiunto, ricordando il 2 novembre 2020, giorno in cui ignara fu convocata con il marito al commissariato di Carpentras e dove vide le prove delle violenze ai suoi danni, documentati dal consorte. «Mi mostrano una fotografia. Non ho gli occhiali. Non riconosco la donna sul letto. Il poliziotto mi dice: ‘Signora Pelicot, guardi bene’. Faccio fatica a riconoscermi, sono vestita in un certo modo. Sono inerte, addormentata, e mi stanno violentando. Stupro è la parola sbagliata, è una barbarie».

Gisele Pelicot: «Devono ammettere ciò che hanno fatto»

La donna ha poi fatto riferimento ai 51 uomini identificati e sotto processo con il marito per averla violentata: «Penso che sia legittimo che ammettano i fatti, qualsiasi altra cosa è insopportabile. C’è già un sentimento di disgusto. Almeno una volta nella vita, dovrebbero avere la responsabilità di ammettere ciò che hanno fatto», ha detto. Gisele Pelicot ha poi concluso: «Sto resistendo a questo processo, perché penso che il danno sia stato fatto. Questo è il motivo principale per cui ho voluto aprire questa processo che inizialmente era previsto a porte chiuse. Lo faccio a nome di tutte quelle donne che potrebbero non essere mai riconosciute come vittime».

Dominique Pelicot e le foto della figlia cedute ai pedofili

Ad accompagnare la madre in tribunale i tre figli di Gisele Pelicot. Anche la figlia, che si fa chiamare con il nome di fantasia di Caroline Darian, sarebbe finita a causa del padre in una rete di pedofili. La donna è scappata dal tribunale in lacrime scortata dai suoi due fratelli e dall’avvocato dopo che Roger Arata, che presiede il collegio dei giudici al processo, ha parlato della presenza nel computer di Dominique Pelicot di nudi della figlia in una disgustosa cartella intitolata «mia figlia, nuda». La donna è rientrata in aula circa 20 minuti dopo. Nel 2022 Darian ha scritto un libro intitolato Et J’ai Cesse de T’appeler Papa (E ho smesso di chiamarti papà) sugli effetti che la scoperta dei presunti crimini ha avuto sulla famiglia. L’indagine non è riuscita a stabilire se Pelicot abbia abusato anche della bambina, ma di sicuro le immagini di Darian erano state condivise in chat di pedofili.