“La vita è bella, ma solo se siamo liberi. E io lo sono stata fino alla fine. Grazie”. È l’ultimo messaggio di Gloria (nome di fantasia), paziente oncologica di 78 anni che ha scelto il suicidio assistito. È il secondo caso, nel nostro Paese, di una persona che ha deciso di porre fine alle proprie sofferenze tramite l’aiuto alla morte volontaria. La donna – la prima persona in Italia ad aver ottenuto la consegna del farmaco e di quanto necessario da parte della sua Asl – è morta domenica 10.25 nella sua casa del Trevigiano tenendo tra le sue mani quella del marito.
L’auto somministrazione del farmaco letale
Gloria è morta nella sua abitazione dopo essersi auto somministrata il farmaco letale attraverso la strumentazione fornita dall’azienda sanitaria locale. La procedura di suicidio medicalmente assistito è avvenuta sotto il controllo medico del dottor Mario Riccio, consigliere generale dell’Associazione Luca Coscioni, che nel 2006 aveva assistito Piergiorgio Welby ed era stato il medico di fiducia di Federico Carboni, il primo italiano un anno fa ad aver chiesto e ottenuto nelle Marche il 16 giugno 2022 (ecco il primo caso italiano di suicidio assistito) l’accesso alla tecnica.
I quattro requisiti necessari per il suicidio assistito
In Italia manca ancora una legge sul suicidio medicalmente assistito. Fa testo per ora la sentenza della Consulta che, chiamata a esprimersi sul caso Marco Cappato-Dj Fabo, lo aveva reso legale in presenza di 4 condizioni: che il malato sia affetto da malattia irreversibile, che questa patologia sia fonte di intollerabili sofferenze fisiche o psicologiche, che il paziente sia capace di prendere decisioni libere e consapevoli e che il paziente sia dipendente da un trattamento di sostegno vitale. Per la prima volta, nel caso di Gloria, le cure oncologiche sono state fatte rientrare nella quarta voce, che finora riguardava solo alimentazione, respirazione e idratazione.
Suicidio assistito, “Gloria caso storico”
“Si tratta della seconda persona in Italia ad aver scelto di porre fine alle proprie sofferenze tramite l’aiuto alla morte volontaria, reso legale a determinate condizioni dalla sentenza della Corte costituzionale 242/2019 sul caso Cappato-Antoniani”, spiega l’Associazione Luca Coscioni. Quello di Gloria è un caso storico, perché l’azienda sanitaria, nel corso delle verifiche previste dal protocollo, ha riscontrato la presenza di tutti i requisiti della sentenza 242/19 della Consulta.
7000 veneti hanno sottoscritto il testo
Il Veneto è la prima regione d’Italia ad aver raggiunto, e poi depositato, la soglia delle firme necessaria per poter portare la proposta di legge regionale sul suicidio assistito in Consiglio regionale. Sono infatti oltre 7.000 i cittadini veneti che hanno sottoscritto il testo di “Liberi Subito”, la proposta di legge regionale elaborata dall’Associazione Coscioni.
Il saluto di Stefano Gheller: “Buon viaggio”
“Buon viaggio “Gloria” ovunque tu sia andata, hai ottenuto e fatto ciò che volevi ed è giusto così, una scelta difficile e totalmente personale che va sempre difesa, sostenuta e rispettata”. Lo ha detto attraverso la sua pagina Facebook Stefano Gheller, il vicentino affetto da distrofia muscolare e primo veneto ad aver ottenuto la verifica delle condizioni per poter accedere al suicidio assistito e il relativo parere favorevole da parte dell’azienda sanitaria e del comitato etico. “Un abbraccio a tutti i suoi cari” conclude il suo messaggio.