Non solo violenza contro le donne. Dopo la violenza sessuale alla Stazione Centrale e quella in discoteca nella notte tra sabato domenica, un’altra aggressione notturna, stavolta a un calciatore, denudato e rapinato. E non solo.
La violenza agli studenti
Uno studente del Politecnico, Federico Terenziani, scrive una lettera al Prefetto di Milano per denunciare le aggressioni che negli ultimi mesi subiscono i giovani pendolari. In questo caso, il luogo delle violenze non è la stazione Centrale ma quella di Villapizzone, in zona Bovisa: un quartiere di periferia che raccoglie dai 20mila ai 30mila studenti nel polo universitario, quindi un possibile volano di sviluppo per la zona e l’intera città.
Basta avere più polizia contro la violenza?
Eppure non basta. Non basta attrarre docenti, lavoratori e giovani, italiani e stranieri, non basta quindi popolare la zona, anche di telecamere e di sistemi di monitoraggio, per garantire la sicurezza di chi dopo le 19 si sposta in treno. Federico racconta di diverse aggressioni a orari diversi, coltello alla gola e botte per rubare anche solo 20 euro. A Radio 24 la sociologa Caterina Federici illustra un problema complesso, dove però «per la prima volta è un giovane a porre la questione e a lanciare un monito fondamentale agli adulti: dovete occuparvi della sicurezza. Le parole di Federico, che racconta di incontrare ogni tanto alla stazione una pattuglia, sottolineano come il controllo del territorio sia fondamentale: non bastano le telecamere perché la presenza delle forze dell’ordine funziona come deterrente» prosegue la sociologa. «Bisognerebbe ripristinare il poliziotto di quartiere, una figura che conosce le criticità della zona e sa distinguere chi delinque per bisogno e i pendolari della delinquenza. Ma soprattutto occorre più collaborazione tra i vari corpi dello Stato che monitorano il territorio». Non a caso è atteso a Milano il Ministro dell’Interno.
La violenza va considerata endemica nelle grandi città?
Ma più polizia serve davvero? O vivere in una grande città comunque espone a questi rischi? Il filosofo Massimo Cacciari parla di città europee sempre più grandi e quindi sempre difficili da controllare, anche perché stratificate, cioè costituite da diverse realtà, alcune più sicure, altre meno. Occorre quindi fare i conti con un’emergenza che alla fine non sarà più tale, ma un fenomeno cronico.
Le violenze sessuali a Milano sono aumentate?
Intanto a Milano ci si chiede se le violenze sessuali siano in aumento. L’anno scorso sono state 416 le denunce di violenza sessuale, dato che sale a quasi 600 se si considera l’intera provincia. Eppure, come denuncia a Fanpage Alessandra Kustermann, già primaria del pronto soccorso ostetrico-ginecologico alla clinica Mangiagalli del Policlinico di Milano e oggi presidente di un centro antiviolenza che affianca la Mangiagalli -SVS Donna Aiuta Donna Onlus – non c’è reale emergenza. «Fino all’8 maggio del 2022 le violenze sessuali erano state 143, nello stesso periodo di quest’anno sono state 150. Non c’è quindi un aumento consistente dei casi. Parliamo in media di 34 casi di violenza sessuale al mese. Poi ci sono tutti gli altri casi di violenza domestica. Ma i casi che denunciano sono poi molti meno».
Le denunce sono aumentate
Già, perché un conto sono i dati che conosciamo, un conto il sommerso. Le vittime non denunciano, anche se negli ultimi anni – afferma la ginecologa – «sta aumentando la propensione della donne a denunciare». Quindi la percezione dell’aumento dei casi è dovuta semplicemente al fatto che le donne denunciano di più. «Si parla solo dei casi in cui le vittime hanno deciso di fare un esposto. In Italia nel 2016 solo il 10 per cento delle donne denunciava, quindi secondo me negli ultimi anni la propensione alla denuncia è aumentata».
Le violenze vengono più spesso dai familiari
E comunque gli aggressori – contrariamente al percepito – più spesso conoscono le vittime, di frequente infatti si tratta di un ex fidanzato, di un amico o di un parente. «Solo il 7 per cento sono sconosciuti» dice la ginecologa. Per questo la violenza sessuale non si argina con le telecamere. «A Milano ci sono molte telecamere di video sorveglianza che permettono di individuare in poco tempo l’autore della violenza sessuale. Milano è stata resa più sicura. Si può sicuramente fare altro, ma ripeto le violenze sessuali in strada sono una vera minoranza. Quindi io trovo che sia sbagliato gridare subito alla sicurezza in città. Che senso avrebbe costringere una donna a stare in casa per paura di uscire, quando sappiamo che le violenze sessuali avvengono soprattutto tra le mura domestiche?».
Contro le violenze ci vuole cultura
Polizia e telecamere quindi servono ma non basta: occorre combattere gli stereotipi e sensibilizzare. Ci dice Diana De Marchi Consigliera delegata al Lavoro, Welfare e Pari Opportunità della Città metropolitana di Milano: «La violenza contro le donne si contrasta con la cultura e la sensibilizzazione: occorrono campagne forti, una rete informale che stiamo cercando di costruire da anni con tutte le realtà di quartiere perché insieme dobbiamo essere sentinelle. Dobbiamo prestare attenzione verso le ragazze e i ragazzi che hanno paura e devono poter segnalare».
I punti viola di Donnexstrada
A proposito di reti nei quartieri, un progetto interessante a cui fare riferimento è la rete dei Punti viola di Donne x strada, l’account Instagram per videochiamare in diretta durante il rientro a casa, in condizioni di pericolo. Abbiamo incontrato la fondatrice del progetto, Laura De Dilectis, inserita da Forbes tra le Under 30 da seguire e vincitrice del premio Woman For Business al Women of Europe Awards: «I punti viola sono locali commerciali dove potersi rifugiare in caso di difficoltà, spazi sicuri, tra bar, palestre, ristoranti. Il personale è formato per aiutare le donne in pericolo, fa da intermediario e le indirizza ai commissariati o ai centri antiviolenza. Sono già quasi 100 e vorremmo arrivare ad almeno 600». Donne x strada, nato su Instagram nel 2021, è diventato una start up innovativa, Violawalkhome. «Utilizza la tecnologia per la sicurezza in strada. Un servizio di videoaccompagnamento internazionale che funziona 24 ore al giorno. È la prima volta che i social vengono utilizzati con questa finalità». Come funziona in pratica? «Non abbiamo un numero di telefono, siamo contattabili su Instagram, la nostra pagina conta 84mila follower. Chi vuole essere accompagnato lungo un tragitto può prenotare la videochiamata sul canale @violawalkhome, specificando orario e lingua. In pochi minuti un volontario risponderà e confermerà la prenotazione. All’ora richiesta sarà richiamato e accompagnato lungo tutto il percorso».