Un nuovo documentario della BBC getta ombre inquietanti sulla figura di Mohamed Al Fayed, l’ex magnate egiziano proprietario di Harrods nonché padre di Dodi, morto con la principessa Diana nel 1997 a Parigi nell’incidente automobilistico al Tunnel dell’Alma. A un anno dalla sua scomparsa dell’imprenditore 94enne, cinque donne hanno denunciato di essere state stuprate mentre lavoravano nel famoso grande magazzino di Londra. Le loro testimonianze fanno parte di un’inchiesta che ha coinvolto oltre 20 ex dipendenti, molte delle quali hanno raccontato di aver subito violenze sessuali o abusi da parte del miliardario.

«Mohamed Al Fayed era un mostro»

Le vittime, alcune delle quali all’epoca dei fatti erano giovanissime, hanno rivelato dettagli scioccanti sulle aggressioni subite. «Mohamed Al Fayed era un mostro, un predatore sessuale senza alcun principio morale», ha affermato una delle ex dipendenti intervistata dalla BBC, dicendo di essere stata stuprata a Londra quando ancora era una teenager. Un’altra, identificata come Sophia (nome di fantasia usato per proteggerne l’identità), ha dichiarato di aver subito diversi tentativi di stupro tra il 1988 e il 1991, periodo in cui era la segretaria del magnate. Le violenze sistematiche sarebbero avvenute fra le tante proprietà del miliardario (a partire dagli appartamenti di lusso) e gli ambienti vip da lui frequentati, nella capitale britannica, a Parigi, Saint Tropez e Abu Dhabi. Le ex dipendenti lo accusano di averle usate come «giocattoli» per il suo piacere in un clima fatto anche di minacce e di allusioni a telecamere piazzate per spiarle.

L’ombra delle molestie sulla vita di Al Fayed

Durante la sua vita, Al Fayed aveva collezionato ripetute accuse di molestie sessuali nei confronti del personale femminile. Nel 2009, il Crown Prosecution Service decise di non incriminarlo per l’accusa di aver aggredito sessualmente una ragazza di 15 anni nel negozio. Nel 2013, fu interrogato dalla polizia dopo che una donna accusò che l’aveva aggredita sessualmente nel suo appartamento di Park Lane dopo un colloquio di lavoro. La polizia riaprì il caso nel 2015 ma non prese ulteriori provvedimenti. Fayed negò sempre le accuse.

I tentativi di insabbiamento su ordine di Al Fayed

Il documentario e podcast, intitolato Al-Fayed: Predator at Harrods, ha portato alla luce non solo le accuse contro Al Fayed, ma anche il fatto che i vertici del magazzini di lusso – dal 2010 di proprietà del fondo sovrano del Qatar – abbiano cercato di insabbiare questi episodi su ordine del businessman.

I nuovi proprietari «sconvolti» dalle rivelazioni

Nonostante i nuovi proprietari del magazzino siano subentrati solo nel 2010, hanno dichiarato di essere «sconvolti» dalle rivelazioni e hanno espresso sincere scuse alle vittime, ammettendo che queste ultime sono state gravemente deluse dal sistema.

Mohamed Al Fayed

I possibili risarcimenti alle vittime

Sebbene Al Fayed non sia mai stato formalmente incriminato durante la sua vita, quattordici delle donne coinvolte hanno recentemente avviato una causa civile contro Harrods per ottenere un risarcimento. Il caso potrebbe ora avere conseguenze economiche per il lussuoso grande magazzino.

Da Alessandria d’Egitto all’acquisto di Harrods

Mohamed Al Fayed era una figura controversa, sia per i suoi legami con la politica e il business, sia per le sue accuse pubbliche contro la famiglia reale britannica. La sua carriera imprenditoriale ebbe inizio nelle strade di Alessandria d’Egitto, e fu coronata dall’acquisto di Harrods nel 1985, che lo rese uno degli uomini più potenti del Regno Unito. Tuttavia, nonostante il suo successo, Al Fayed non riuscì mai a ottenere la cittadinanza britannica, rimanendo un outsider per gran parte della sua vita.

Le teorie cospirative contro la famiglia reale

Nonostante il suo impero economico includesse, oltre a Harrods, il Fulham Football Club e l’hotel Ritz Carlton di Parigi, Al Fayed è forse maggiormente ricordato per il tragico destino di suo figlio Dodi, morto insieme alla principessa Diana – all’epoca moglie neo-divorziata dell’attuale re Carlo III, nonché madre dei principi William e Harry – nell’incidente al Tunnel dell’Alma nel 1997. Il magnate non ha mai accettato la morte del figlio, alimentando teorie cospirative contro la famiglia reale britannica, che egli stesso soprannominò «famiglia Dracula».