Sono passati vent’anni da quando l’allora studente di Harvard, il 19enne Mark Zuckerberg, lancia insieme a un gruppo di amici una rete sociale dedicata al mondo universitario. Dopo aver registrato a gennaio del 2004 il dominio, il 4 febbraio Facebook apre ufficialmente i battenti. Il successo è immediato: da lì a poco si allarga ad altre università americane per poi avere la diffusione mondiale che conosciamo, aprendo alla valanga social media.
La quotazione in Borsa
Raggiunto il milione di utenti nel suo primo anno di apertura, Facebook è passato da 12 milioni di iscritti nel 2006 a 50 milioni nel 2007, fino a raggiungere i 100 milioni alla fine del 2008. Nel 2012, l’anno in cui la piattaforma ha raggiunto il miliardo di utenti, Facebook è stato quotato in borsa, con un valore di 104 miliardi di dollari. Facebook ha fatto la sua Offerta pubblica iniziale a 38 dollari per azione e ha raccolto 16 miliardi di dollari. Da allora la quota di mercato della piattaforma è cresciuta di quasi 12 volte, fino a circa 474 dollari alla chiusura di tre giorni fa.
I numeri di Facebook
A distanza di vent’anni, nonostante scossoni e scandali e la migrazione dei più giovani che lo percepiscono come il social dei “boomer”, Facebook resta la piattaforma più longeva e più grande dal punto di vista numerico: secondo i dati dell’ultima trimestrale, resi noti dalla società nelle scorse ore, sulla piattaforma ogni giorno nel mondo sono attive 2.11 miliardi di persone, 3,07 miliardi ogni mese.
Gli scandali: da Cambridge Analytica alle rivelazioni di Haugen
La storia di Facebook è però in chiaroscuro. Il social ha dovuto affrontare diversi problemi, soprattutto sul fronte privacy. Lo scandalo più grande è esploso nel marzo del 2018 quando un’inchiesta giornalistica ha fatto emergere la vicenda di Cambridge Analytica che aveva raccolto i dati personali di milioni di account Facebook senza consenso e li aveva usati per propaganda politica.
Altro snodo critico, le rivelazioni dell’ex dipendente Frances Haugen nel 2021: ha accusato la società di aver allentato la sicurezza per favorire il profitto con ripercussioni sulla disinformazione (anche in relazione all’assalto a Capitol Hill) e sui minori (su questo tema pochi giorni fa i big della tecnologia sono stati duramente attaccati dal Senato Usa).
L’universo Meta
La società ha attraversato un periodo buio, sfociato nella trasformazione in Meta nell’ottobre 2021 per abbracciare il metaverso e una nuova vita. Un ecosistema che comprende Messenger lanciata nel 2011, Instagram comprata nel 2012 e WhatsApp nel 2014. E da pochi mesi anche Threads, l’anti Twitter.
L’investimento nell’IA
La società ha investito anche nei Reality Labs la divisione che lavora sui visori di realtà mista e, inevitabilmente come altri big, nel settore dell’Intelligenza artificiale. “Nei prossimi anni Facebook cambierà per effetto dell’introduzione di funzioni di Intelligenza artificiale generativa. Molti post saranno creati con l’aiuto dell’IA e avremo bot che saranno al nostro servizio”, spiega all’ANSA Vincenzo Cosenza, esperto di social media, che immagina un futuro “sempre più immersivo con spazi sociali tridimensionali. Questo imporrà – conclude – nuove regole e cautele”.
Facebook e il lancio degli abbonamenti
La sfida attuale di Facebook-Meta, oltre all’IA, è conformarsi alle norme europee. Insieme ad altre cinque multinazionali (Alphabet, Amazon, Apple, Bytedance e Microsoft) è sotto i riflettori del Digital Markets Act che dal 7 marzo introdurrà regole più severe per contenere le pratiche anticoncorrenziali. Per gli utenti significa poter mettere fine alla condivisione delle proprie informazioni tra i servizi di Meta. Sempre per ottemperare a Bruxelles, da novembre la società ha lanciato abbonamenti in Europa per gli utenti che non vogliono più essere tracciati dalla pubblicità. Un addio definitivo al principio “È gratis e per sempre” che campeggiava nella pagina di benvenuto di Facebook, già sostituito nel 2019 con un più sbrigativo “È veloce e semplice”.