Niente più file in ospedale o nelle Asl e stop alle pile di documenti cartacei. Entro dicembre 2024 il Fascicolo sanitario elettronico 2.0 diventerà operativo su tutto il territorio, garantendo alcuni servizi di base.
Le funzioni del Fascicolo sanitario elettronico
Entro la fine dell’anno sarà possibile pagare il ticket collegandosi al proprio Fascicolo, effettuare la prenotazione o la revoca online di visite ed esami, scegliere o revocare il proprio medico di base e consultare i propri referti. Una svolta su 4 servizi a cui se ne aggiungeranno altri. In alcune Regioni parte delle prestazioni con il Fse sono già attive, ma le differenze sul territorio sono notevoli e l’obiettivo è omogenizzare questo strumento di sanità digitale che promette di semplificare la vita ai cittadini.
L’annuncio del ministro della Salute
Ad illustrare le applicazioni e l’evoluzione del Fse – la nuova cartella sanitaria digitale che conterrà tutti i dati del cittadino, dalle vaccinazioni ai farmaci presi agli interventi effettuati e le prescrizioni – sono stati il ministro della Salute Orazio Schillaci e i sottosegretari alla Salute, Marcello Gemmato, e alla Presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione, Alessio Butti, che hanno presentato anche il nuovo logo per il Fse. Il Fascicolo, ha spiegato il ministro, “avrà una ricaduta importante sulla vita quotidiana dei cittadini: semplificherà l’accesso ai servizi sanitari e aiuterà a garantire continuità assistenziale ovunque ci si trovi. È una delle più grandi sfide portate avanti con il Pnrr Missione Salute” e prevede un Piano di formazione per i professionisti della sanità che “entro il 2026 coinvolgerà 666mila operatori”.
Da quando sarà attivo
Schillaci ha anche indicato i tempi del progetto, per il quale l’Italia è “all’avanguardia” in Europa: “Entro il prossimo anno l’85% dei medici dovrà alimentare il Fascicolo, ma già adesso quasi il 96% lo utilizza almeno per le prescrizioni. Entro il 2026 tutte le Regioni dovranno usarlo ed entro il 2030 tutti i cittadini dovranno poter accedere ai propri dati”.
Le differenze territoriali
Il ministro della Salute ha precisato che attualmente nella maggioranza delle Regioni sul Fse sono già attivi servizi di base (nell’81% delle Regioni si può scegliere il medico; nell’81% si possono richiedere o rinnovare le esenzioni; nel 71% si prenotano prestazioni del Ssn, nel 67% si possono pagare ticket), ma il suo sviluppo “non è omogeneo in tutta Italia”. Da qui un appello a “superare le resistenze”, mentre si lavora già a un Fse ulteriormente potenziato con nuove prestazioni (dalla dichiarazione di volontà alla donazione di organi e tessuti ai certificati di idoneità all’attività sportiva), ovvero la versione 2.1. A regime, sarà anche previsto uno scambio transfrontaliero dei dati sanitari con finalità di cura. Ciò significa che chi è in viaggio potrà, ad esempio, ottenere i farmaci prescritti in Italia anche in una farmacia di un altro Stato Ue.
Il problema della privacy
Ovviamente la privacy dei cittadini è garantita da protocolli di sicurezza in accordo con il garante della privacy: il cittadino potrà oscurare dei dati se lo ritiene, sarà garantito l’oblio oncologico ed entro il 30 giugno si potrà comunicare se non si vogliono includere nel Fse i dati sanitari antecedenti al 19 maggio 2020. Insomma, “il Fse diventerà un vero e proprio strumento sanitario e clinico e non solo uno strumento amministrativo come è stato finora. Tutti i dati saranno fruibili in modo semplice e sarà possibile la ricerca con una parola chiave e un click”, ha chiarito.
L’uso della IA nel Fascicolo sanitario digitale
Anche l’Intelligenza artificiale entrerà in gioco per potenziare il Fse: “Il suo impiego – ha spiegato Butti – consentirà una capacità predittiva. Infatti, potrà generare una serie di alert in relazione allo stato di salute della persona basandosi sui dati disponibili e aiuterà anche a personalizzare le terapie a misura del singolo paziente”. Ci sarà una grande campagna di comunicazione. L’obiettivo è far capire che il Fse “cambia davvero il rapporto con i medici e con la sanità e che per usarlo – ha concluso – non occorre essere ingegneri, né per popolarlo dal lato medico né per utilizzarlo dal lato del cittadino”.