Genitori omosessuali: il freno del Ministero dell’Interno
Il freno posto dal Ministero dell’Interno ai riconoscimenti dei figli delle coppie omosessuali è stato possibile perché l’Italia con la Grecia è l’unico Paese dell’Europa occidentale a non avere una legge che tutela i bimbi nati in un’unione omosessuale.
Genitori omosessuali: un vuoto giuridico
Nel 2022 la Corte Costituzionale ha richiamato il Parlamento mettendo in evidenza il vuoto giuridico che lascia senza tutela i figli di queste coppie, dando origine a delle discriminazioni. Negli anni recenti le coppie lesbiche e gay si sono appellate alla magistratura o ai sindaci per fare valere i loro diritti fondamentali.
Genitori omosessuali: la legge oggi in italia
Spiega Angelo Schillaci, professore associato di diritto pubblico comparato alla Sapienza di Roma: «Non essendoci specifiche leggi, in Italia i primi riconoscimenti dei figli di coppie omosessuali, iniziati nel 2014 dal Tribunale per i minorenni di Roma, sono stati realizzati attraverso l’adozione in casi particolari, una forma limitata di adozione che permette di tutelare un rapporto preesistente stabile e duraturo tra un adulto e un minorenne. Le madri intenzionali adottano il loro figlio, partorito dalla compagna o moglie, acquistando diritti e doveri limitati; e lo stesso vale per i padri. Nel 2017, tuttavia, i Tribunali hanno iniziato a trascrivere direttamente gli atti di nascita americani che riportavano all’origine due padri». Il Canada e gli Stati Uniti sono tra i pochissimi Paesi che attualmente permettono alle coppie gay italiane di accedere alla maternità surrogata e, in ogni caso, quelli in cui si reca la grandissima maggioranza delle coppie gay italiane.
I primi riconoscimenti nel 2018
Nel 2018 la sindaca di Torino Chiara Appendino si è basata su «un’interpretazione innovativa della legge 40 sulla fecondazione assistita secondo la quale basta il consenso all’eterologa, anche fatta all’estero, dove è legale, per diventare genitori, iniziando a formare atti di nascita con l’indicazione di entrambe le madri – prosegue il professor Schillaci. Altri sindaci, come quello di Milano, hanno seguito il suo esempio, a cominciare dalle madri, poi anche per i padri. A partire dal 2020, la Corte di cassazione ha escluso la possibilità di riconoscere la doppia genitorialità femminile alla nascita, rinviando all’adozione in casi particolari». Numerosi Sindaci hanno tuttavia proseguito nei riconoscimenti, a tutela esclusiva dell’interesse dei bambini all’avere due genitori. Nel dicembre scorso la Suprema Corte di Cassazione a Sezioni Unite, confermando una precedente sentenza del 2019, ha sancito che anche i bambini nati all’estero con la maternità surrogata da due padri gay non devono essere riconosciuti con la trascrizione ma con l’adozione in casi particolari.
L’adozione “in casi particolari” si usa per le madri gay
I Paesi dell’Europa occidentale, con l’unica eccezione dell’Italia e della Grecia, riconoscono il matrimonio egualitario e i genitori dello stesso sesso. «L’avere esteso il matrimonio civile alle coppie dello stesso sesso conferisce alle stesse uguali diritti familiari rispetto alle coppie eterosessuali, compresa l’adozione legittimante, vale a dire, quella di un bambino “estraneo” alla coppia. In questi Paesi, a parte Germania e Slovenia che prevedono diversi procedimenti, le coppie lesbiche possono accedere alla fecondazione assistita eterologa, nella quale il bambino viene concepito con il seme di un donatore o l’ovulo di una donatrice. La madre intenzionale firma il consenso alla fecondazione eterologa che, alla nascita, la rende in automatico madre del bambino partorito dalla moglie».
L’adozione per il secondo padre è possibile solo in alcuni Paesi
Non è lo stesso per i padri gay, perché la maternità surrogata suscita dubbi etici che la fecondazione eterologa non pone. Alcuni Paesi come Germania e Austria trascrivono con un atto amministrativo il certificato di nascita straniero con due padri. Altri Paesi, come Spagna e Francia prevedono l’adozione per il secondo padre. Con il riconoscimento alla nascita e con l’adozione piena le coppie omosessuali hanno gli stessi diritti e doveri dei genitori eterosessuali.
La procedura per l’adozione in casi particolari
L’adozione in casi particolari, a differenza dell’adozione legittimante non è una genitorialità piena, è semi-piena e richiede una procedura giudiziaria. La madre che non ha partorito, vale a dire, la madre intenzionale, deve fare un’istanza al Tribunale per i minorenni per riconoscere il legame con il figlio che è nato e del quale è madre, perché lo ha voluto fare nascere con il consenso alla fecondazione eterologa e se ne è presa cura prima che venisse al mondo. Il Tribunale deve vagliare il rapporto tra la madre e suo figlio, delegando agli assistenti sociali la verifica della sua idoneità genitoriale. La madre intenzionale deve dimostrare di avere i requisiti emotivi e patrimoniali per prendersene cura. La madre che ha partorito deve dare il consenso all’adozione e per portarla a termine ci vogliono mesi e spesso anni. In quel periodo il bambino ha giuridicamente un genitore e la madre intenzionale deve avere una delega scritta da parte di colei che ha partorito anche per prendere i figli a scuola o per prendere altre decisioni. Ci sono stati casi nei quali la madre biologica è morta di parto e non ha potuto dare il consenso. In questi casi l’adozione si è interrotta e i bambini hanno perso giuridicamente l’altra madre. I casi più frequenti sono quelli nei quali le madri si sono separate e colei che ha partorito ha ritirato il consenso all’adozione, bloccando ogni rapporto dell’altra madre con i figli dei quali sino a quel momento si era presa cura.