Giocare con le bambole può incoraggiare lo sviluppo delle capacità relazionali nei bambini, indipendentemente dal loro profilo neuroevolutivo. È quanto è emerso da una ricerca realizzata dai neuroscienziati dell’Università di Cardiff e commissionata da Barbie.
Lo studio, durato tre anni, ha esplorato gli effetti del gioco con le bambole sullo sviluppo nel breve e lungo periodo. Nel terzo anno di studio, i ricercatori hanno scoperto che il gioco con le bambole potrebbe apportare benefici per bambini con diversi stili di comunicazione, inclusi coloro che mostrano comportamenti neurodivergenti comunemente associati all’autismo.
Come si è svolta la ricerca
Lo studio è stato condotto su 49 bambini – 27 maschietti e 22 femminucce – di età compresa tra i 4 e gli 8 anni, anche con differenti comportamenti autistici. Tali comportamenti sono stati valutati utilizzando l’Autism Spectrum Quotient-Children’s Version, un questionario utilizzato per misurare i tratti autistici nei bambini tra 4 e 11 anni con un quoziente intellettivo nel range normale.
Il team di ricerca è stato guidato dalla neuroscienziata Sarah Gerson della Scuola di psicologia dell’Università di Cardiff.
Nel terzo anno di studio, con la collaborazione di Catherine Jones, direttrice del Centro di ricerca sull’autismo del Galles presso l’Università di Cardiff, i ricercatori hanno confermato che giocare con le bambole, da soli o in gruppo, può favorire lo sviluppo sociale tra i bambini. Questo anche quando a giocare sono bimbi con e senza comportamenti autistici.
Gli effetti del giocare con le bambole
“I risultati hanno evidenziato che tutti i bambini, anche quelli che mostrano comportamenti neurodivergenti comunemente associati all’autismo, possono usare il gioco con le bambole come strumento per riprodurre scenari sociali e sviluppare competenze relazionali, come l’empatia”, ha spiegato la dottoressa Sarah Gerson.
Per effettuare lo studio, i neuroscienziati hanno utilizzato apparecchiature funzionali e all’avanguardia di spettroscopia nel vicino infrarosso, una tecnica non-invasiva di neuroimaging funzionale che indaga l’attività emodinamica della corteccia cerebrale e la conseguente capacità funzionale ad essa associata.
In questo modo i ricercatori hanno esplorato l’attivazione cerebrale mentre i bambini giocavano con bambole e tablet, sia da soli e sia in compagnia di un’altra persona.
Giocare con le bambole o con i tablet? Risultati diversi
Osservando i bambini, i ricercatori hanno notato un aumento dell’attività cerebrale nella regione del solco temporale posteriore superiore (pSTS ) durante il gioco con le bambole. Hanno, invece, registrato una diminuzione durante il gioco individuale con il tablet.
La regione pSTS è fortemente coinvolta e attiva durante l’elaborazione sociale ed emotiva. Dunque, giocare con le bambole attiva regioni cerebrali associate al trattamento delle informazioni sociali, come l’empatia, anche quando i bambini giocano da soli.
La ricerca sui bambini con tratti autistici
I risultati dello studio del terzo anno suggeriscono che il gioco con le bambole potrebbe incentivare lo sviluppo di capacità relazionali attivando la regione pSTS con diverse modalità, indipendentemente dal profilo neuroevolutivo di un bambino.
In particolare, per bambini con lievi tratti autistici, giocando da soli con le bambole parlando dei pensieri e delle emozioni altrui. Per bambini con maggiori tratti autistici, giocando con le bambole in compagnia o da soli e creando un’interazione sociale ad alta voce.
“Lo studio sottolinea quanto sia importante che riconosciamo e valorizziamo la neurodiversità”, ha sottolineato la dottoressa Catherine Jones. “Ciò significa individuare e valorizzare i diversi modi in cui funziona il cervello dei bambini, approcciando lo sviluppo sociale in modo inclusivo e accogliente per tutti i bambini, indipendentemente dalla loro neurodivergenza. Considerando tutti i modi in cui i bambini scelgono di giocare, possiamo creare un ambiente più inclusivo e di sostegno per il loro sviluppo”.