“Curare una dipendenza da gioco d’azzardo è molto gravoso. Più della tossicodipendenza. Sembra assurdo, ma di frequente è più complesso salvare un ludopatico che un drogato“. Un’affermazione che fa riflettere quella Federico Tonioni, psichiatra e psicoterapeuta del Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma e tra i maggiori esperti di gioco d’azzardo patologico.
Gioco d’azzardo, in aumento le richieste di aiuto
In aumento in Italia le richieste d’aiuto: dal 2021 al 2023 si è avuto un incremento dell’88,5% delle chiamate al numero verde dell’Iss (Istituto Superiore di Sanità) dedicato. Secondo i dati visionati da LaPresse lo scorso ottobre, si è infatti passati da 2.413 chiamate nel 2020 a 3.771 nel 2021, 3.826 nel 2022 per arrivare a 4.549 a inizio ottobre 2023.
In Italia sono 163 i servizi di cura della ludopatia e delle dipendenze legate al gioco d’azzardo. La mappa, disponibile sul sito dell’Iss, vede la maggior parte dei centri, 68, situati nel Nord (23 in Piemonte e 14 in Lombardia), 50 nel Centro (24 in Toscana, 16 nel Lazio e 6 in Umbria) e 45 nel Sud e nelle Isole (15 in Puglia e 8 in Sicilia).
La spesa per il gioco d’azzardo
Interpellato da LaPresse, Tonioni ha commentato la fase di enorme crescita del gioco d’azzardo in Italia, complice l’aumento dei giochi resi disponibili sul mercato legale – sia online che fisico – con ripercussioni anche gravi in termini economici, sociali e sanitari. Si stima che nel 2023 in Italia siano stati 150 i miliardi spesi in gioco d’azzardo. Una cifra pari a cinque manovre finanziarie.
Si gioca molto online, a rischio i più giovani
Secondo uno studio Espad (European School Survey Project on Alcohol and other Drugs) quasi il 50% dei minori interpellati dichiara di aver toccato un gioco d’azzardo nell’anno precedente.
“Praticamente – spiega l’esperto – ogni ragazzino che ha a disposizione un cellulare, ha libero accesso a internet e ai vari giochi online dall’apparenza innocua”. Ma sul web è alla mercé “di insidiosi pop-up che pubblicizzano casinò online che promettono crediti per iniziare a giocare”. I giovanissimi che giocano d’azzardo “nella stragrande maggioranza sono maschi e scommettono online dal telefonino in qualsiasi momento del giorno e della notte. Le piattaforme ti danno il credito per farti giocare, per cui si è sempre ai limiti della legalità”, spiega Tonioni che punta il dito contro “lo Stato ipocrita” che permette questo tipo di pubblicità”.
“L’azzardo è un eccitante fortissimo”
Tonioni non vuole tuttavia creare allarmismi: “Una scommessa online sul telefonino sulla squadra del cuore la fanno quasi tutti – sottolinea – ma non significa che ogni ragazzino diventerà un giocatore patologico”. Il problema arriva quando il gioco compulsivo “diventa una sorta di autoterapia – destinata a fallire – per un’angoscia più profonda”.
Troppo facile infatti pensare che dietro a una scommessa di un giovanissimo ci sia il desiderio di comprarsi l’ultimo modello di cellulare o le scarpe alla moda. “Parlando con loro ti diranno che lo fanno per i soldi. Ma la maggior parte dei giovani pazienti – spiega Tonioni – ha buoni motivi per odiare i soldi: magari hanno vissuto una separazione conflittuale dei genitori dove si parlava solo di questioni economiche a discapito di quelle emotive”. Dunque il disagio psicologico che si nasconde dietro un giocatore patologico “riguarda quasi sempre questioni affettive. Secondo l’esperto “tutti hanno buoni motivi per detestare il denaro” e “nessuno di loro si sente gratificato dai soldi di una vincita che vengono immediatamente rigiocati“. Lo scopo quindi “non è mai vincere ma mantenere lo stato di eccitazione molto forte che ti dà l’azzardo. L’azzardo è un eccitante fortissimo”.