Un raro composto minerale, la plumbonacrite, nello strato di fondo della Gioconda. Questo l’esito delle analisi condotte da un team di studiosi del Centro nazionale di ricerca scientifica francese (Cnrs) e i cui risultati sono stati pubblicati sul Journal of the American Chemical Society (Jacs).

Miscela di olio e ossido di piombo

I ricercatori si sono avvalsi dell’European Synchrotron Radiation Facility (Esrf), acceleratore di particelle in grado di studiare la struttura della materia. Esaminando ai raggi X del sincrotrone un microscopico campione del strato preparatorio che ricopre la tavola in legno di pioppo su cui la Gioconda fu dipinta, “abbiamo trovato una quantità relativamente elevata di plumbonacrite, un composto che pensiamo sia dovuto a una miscela specifica di olio e ossido di piombo”, spiega il ricercatore Victor Gonzalez.

Tracce di plumbonacrite sul frammenti dell’Ultima cena

Tracce dello stesso composto, raro e stabile soltanto in ambiente alcalino, sono state trovate anche su frammenti del Cenacolo Vinciano, realizzato da Leonardo da Vinci tra il 1495 e il 1498 a Milano. Conferma, questa, della volontà dell’artista di innovare, tramite la preparazione di fondi spessi e opachi trattati con grandi quantità di ossido di piombo.

Perché Leonardo utilizzò il composto

Secondo gli esperti, Leonardo avrebbe sciolto la polvere di ossido di piombo, che ha un colore arancione, in olio di lino o di noci riscaldando la miscela per ottenere una pasta più densa e ad asciugatura più rapida. “Quello che si ottiene è un olio che ha un bellissimo colore dorato”, ha detto Gonzalez.

Indizi negli scritti di Leonardo?

I ricercatori hanno esaminato i manoscritti di Leonardo, alla ricerca di qualche indizio su questa insolita tecnica pittorica. “È stato incredibilmente difficile – spiega Marine Cotte dell’Esrf – perché le parole usate da Leonardo sono molto diverse dalla terminologia attuale e per il divario tra i termini usati nei dipinti e in chimica”. Alla fine hanno trovato un riferimento in particolare a un composto chimico nel contesto di una pratica farmaceutica, ma gli scienziati ritengono che potrebbe averlo utilizzato anche nei dipinti.

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