È allarmante il dato diffuso dal Wwf in occasione della Giornata internazionale delle foreste. “Solo negli ultimi 30 anni sono stati persi 178 milioni di ettari di foreste a livello mondiale, tre volte la superficie della Francia”, ha fatto sapere l’associazione, sottolineando che si tratta di “un fenomeno conseguenza delle nostre azioni e consumi, con un effetto a catena sulla crisi climatica globale”.
L’importanza delle foreste
Il Wwf, che da decenni si occupa della protezione ambientale, ha ricordato che le foreste “coprono il 31% delle terre emerse del Pianeta, ospitando circa l’80% della biodiversità terrestre, forniscono servizi essenziali per le nostre vite e svolgono un ruolo cruciale nella mitigazione del cambiamento climatico. Le foreste sono habitat preziosi che ci ricordano come era il mondo quando l’essere umano non aveva ancora preso il sopravvento”.
La causa della deforestazione
L’associazione ambientalista è andata alla ricerca delle principali cause della deforestazione. “La causa – ha evidenziato – è l’espansione agricola per la produzione di soia, carne e olio di palma. Per colpa dell’espansione dell’agricoltura vengono convertiti ogni anno cinque milioni di ettari di foreste tropicali, in particolare per la produzione di carne bovina, olio di palma, soia, cacao, gomma, caffè e legno”.
La foresta amazzonica è in pericolo
L’ecosistema maggiormente colpito è la foresta amazzonica, che si estende su una superficie di sei milioni di chilometri quadrati suddivisi in nove Paesi del Sud America. Il Wwf ha puntualizzato che “negli ultimi 50 anni è stato convertito in coltivazioni o pascoli ben il 17% della sua superficie (equivalente a due volte l’Italia). Se questo fenomeno arrivasse a colpire il 20-25% dell’Amazzonia, si pensa che la foresta non sarebbe più in grado di sopravvivere, trasformandosi in una savana arbustiva nel giro di pochi decenni”. Distruggere la foresta amazzonica, considera il ‘polmone verde del pianeta’ grazie alle ingenti quantità di gas serra che è in grado di assorbire dall’atmosfera ogni anno, vuol dire perdere un fondamentale e decisivo alleato contro alla lotta al cambiamento climatico, visto che “la sola foresta amazzonica immagazzina oltre 75 miliardi di tonnellate di carbonio (il totale nelle foreste mondiali sono 662 miliardi di tonnellate)”.
Accordo di Parigi a rischio
C’è anche un altro dato preoccupante. Recenti studi hanno scoperto che la concentrazione di carbonio nell’atmosfera amazzonica è maggiore negli strati d’aria più vicini alle chiome degli alberi, contrariamente a quanto sempre creduto. Questo aspetto è allarmante in quanto indica che in alcune aree l’Amazzonia emette più carbonio di quanto ne assorbe e immagazzina: l’emissione netta è di circa 300 milioni di tonnellate di carbonio l’anno, quanto ne emette la Francia nello stesso arco di tempo. Questo fenomeno è legato alla deforestazione ma anche agli incendi e alla siccità, piaga un tempo sconosciuta in Amazzonia. Ciò potrebbe avere effetti a catena su clima globale, “in quanto se tutto il carbonio ora immagazzinato nella foresta amazzonica fosse rilasciato – ha spiegato l’associazione – la temperatura media del pianeta aumenterebbe di 0,3 °C, rendendo impossibile raggiungere l’obiettivo posto dall’Accordo di Parigi“.
Il ruolo di Italia ed Europa
Anche l’Italia e l’Europa hanno le loro colpe in termini di deforestazione e cambiamento climatico. Secondo il Wwf “l’Ue e l’Italia sono tra i maggiori importatori di diversi prodotti causa di deforestazione quali caffè, carne, olio di palma e latticini, rendendo l’Ue responsabile del 16% della deforestazione globale associata al commercio internazionale di materie prime (secondo più grande importatore al mondo di deforestazione dopo la Cina)”. I soli consumi dei cittadini italiani causano ogni anno 36mila ettari di foreste distrutte (due volte la città di Milano)”. Per questi motivi, l’associazione invita a porre maggiore attenzione ai prodotti che portiamo sulle nostre tavole. “Il ruolo di noi consumatori – ha spiegato Edoardo Nevola, responsabile Foreste al Wwf Italia – è centrale e solo utilizzando maggiore attenzione e responsabilità possiamo dare un contributo sostanziale, con un solo gesto, alla salute di questi ecosistemi, del clima e nostra
Ogni minuto abbattuti circa 2.400 alberi
L’allarme è stato lanciato anche dalla World Animal Foundation, secondo cui ogni minuto vengono abbattuti circa 2.400 alberi a livello globale, 144mila all’ora, oltre 3 milioni al giorno e più di 1 miliardo ogni anno. Lo scenario coinvolge i cittadini ma anche le imprese di tutto il mondo che, chiamate a scendere in campo con iniziative mirate ed efficaci, non restano ferme a guardare: stando a quanto indicato dal World Economic Forum, più di 100 aziende in tutto il mondo hanno donato oltre 12 miliardi di alberi in più di 100 Paesi nell’ultimo anno.
Nuovo regolamento europeo
Un primo passo per arginare questo problema globale è il nuovo regolamento europeo contro la deforestazione. Il regolamento riguarda sette prodotti (soia, olio di palma, carne bovina, caffè, prodotti legnosi, prodotti stampati e la gomma) e i loro derivati che dal 30 dicembre 2024 potranno entrare sul mercato europeo solamente se le aziende saranno in grado di dimostrare che non sono causa di deforestazione. Ciò cambia le regole dei consumi in Ue: renderà obbligatori una serie di controlli annuali tramite la cosiddetta due-diligence per la quale le aziende importatrici dovranno tracciare i prodotti fino al luogo di produzione e tutte le fasi della catena di approvvigionamento.