Nella Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla, nata per accendere un faro sui disturbi alimentari, emergono dati davvero preoccupanti, soprattutto tra i più giovani. I disturbi del comportamento alimentare, dall’anoressia alla bulimia, che affliggono 55 milioni di persone nel mondo e 3 milioni in Italia, colpiscono sempre prima, tanto che nei centri si segnalano casi di esordio addirittura a 6-7 anni. Un disagio profondo e complesso quello che porta ai Dca, le cui cause sono sia sociali sia legate al vissuto personale. E se con la pandemia si è assistito a una esplosione di queste patologie, il numero dei casi resta tuttora alto e si è ancora lontani dai livelli pre-Covid.
Il “long-Covid” dei disturbi alimentari
Valeria Zanna, responsabile dell’Unità Operativa Anoressia e Disturbi Alimentari dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, ha espresso preoccupazione per questo fenomeno: “Così come si sta avendo un fenomeno di long Covid, allo stesso modo possiamo dire che anche sul piano psico-patologico i ragazzi non siano tornati a una normalità pre-Covid e i casi di Dca segnano un trend che, sia pure in flessione rispetto agli anni della pandemia, è ancora lontano dai livelli del 2019 pre-pandemia”.
Età sempre più bassa
A mettere in allarme gli esperti è soprattutto l’abbassamento dell’età a cui si inizia a soffrire di anoressia o bulimia. “L’esordio dei sintomi avviene spesso a 11-13 anni – ha spiegato Zanna -, con casi però che si registrano già a 6-7 anni e che sono in crescita. Nei più piccoli osserviamo un particolare disturbo, definito Arfid: i bambini non mangiano, ma non hanno l’angoscia di ingrassare tipica dell’anoressia”.
Le cause dei disturbi alimentari
Tra le cause dei Dca tra bambini e ragazzi, ha spiegato l’esperta, situazioni di ansia, stress, pressioni sociali e modelli sbagliati che arrivano dai social. Il Covid “è stato un acceleratore, ma più in generale emerge un malessere dovuto a vari fattori: le bambine ad esempio, arrivano al menarca sempre prima, anche per le mutate abitudini alimentari, e questo significa che si trovano rapidamente dentro dei corpi adulti sentendosi però ancora ‘piccole’. Ciò, in soggetti predisposti e più fragili, può portare a un profondo disagio che si manifesta con i disturbi dell’alimentazione”. Altro elemento è la sempre maggiore influenza dei social, “con modelli ideali che spesso istigano all’anoressia. Alla base c’è una forte insicurezza e l’insoddisfazione rispetto al proprio corpo”.
Servono centri di cura
Per poter assistere questi giovani sono necessari dei centri di cura specializzati “perché la soluzione non possono essere le residenze, dal momento che la cura è importante che si integri nella vita quotidiana e normale del ragazzo o della ragazza”. Soprattutto nel Sud Italia i centri specializzati non sono sufficienti e i tempi di attesa per la presa in carico piuttosto lungo, dai 3 ai 6 mesi. Attualmente, secondo dati Iss, sono 126 i centri dedicati ai Dca, di cui 112 pubblici e 14 di privati accreditati e la metà, ovvero 63, si trova al Nord. Quanto ai fondi, il governo ha stanziato 10 milioni di euro per il 2024 per i centri e i percorsi di cura.
Come nasce la Giornata del Fiocchetto Lilla
La Giornata del Fiocchetto Lilla è stata promossa nel 2012 dall’Associazione “Mi Nutro di Vita”. L’iniziativa parte da un padre, Stefano Tavilla, che ha perso la figlia Giulia a soli 17 anni per bulimia (in lista d’attesa per ricovero in una struttura) e ricorre il 15 marzo, proprio nel giorno della sua scomparsa. Nel 2018, la Giornata è stata sancita dalla Presidenza del Consiglio e il 15 marzo è riconosciuto istituzionalmente come Giornata nazionale contro i Dca.