Il processo a Filippo Turetta per l’omicidio di Giulia Cecchettin è ufficialmente iniziato presso la Corte d’Assise di Venezia. L’imputato – reo confesso per l’uccisione della ex fidanzata, massacrata con 75 coltellate nel novembre 2023 – non è presente in aula. Il padre della vittima, Gino Cecchettin, ha scelto di presenziare durante la prima udienza, un atto simbolico di rispetto verso le istituzioni.

Giulia Cecchettin

Il presidente della Corte d’assise di Venezia, Stefano Manduzio, ha stabilito che metà dei posti disponibili per il pubblico (20) è riservata ai cittadini, la restante metà ai giornalisti; altri 18 posti a sedere sono a disposizione delle parti processuali.

Il procuratore: «Il processo non è uno studio sociologico»

«Il processo è sulle responsabilità personali. E’ un processo non al femminicidio, ma solo a Filippo Turetta», ha detto il procuratore di Venezia Bruno Cherchi, che ha assistito all’avvio della prima udienza in Assise per l’omicidio di Giulia Cecchettin. «Non è uno studio sociologico – ha aggiunto il magistrato – ma un accertamento delle responsabilità». «Il processo – ha concluso Cherchi – si deve svolgere nelle aule di Tribunale, nel rispetto anche dell’imputato».

Turetta reo-confesso dell’omicidio di Giulia

Filippo Turetta, ventiduenne di Torreglia (Padova), è accusato di omicidio volontario pluriaggravato, occultamento di cadavere, porto d’armi e sequestro di persona. I fatti risalgono all’11 novembre 2023, quando Giulia Cecchettin fu uccisa con 75 coltellate in un parcheggio di Fossò. Il giovane, che è rinchiuso nel carcere veronese di Montorio, rischia ora l’ergastolo.

L’avvocato: «Filippo in aula quando sarà il momento»

L’avvocato di Turetta, Giovanni Caruso, ha commentato così l’assenza dell’imputato al dibattimento. «Mi attiverò affinché Turetta venga in aula per rispondere ai giudici. Certo, non oggi, ma quando sarà il momento», ha detto il legale che, prima dell’ingresso in Tribunale, aveva fatto intendere che vi fosse la possibilità di non vedere neanche in futuro Turetta in aula.

Gino Cecchettin, papà di Giulia, presente in aula

Presente in aula Gino Cecchettin, papà di Giulia, che si è costituito parte civile. «Essere qui rinnova il mio dolore, oggi non sto sicuramente bene e non c’è giorno che non pensi alla mia Giulia. Oggi esserci è atto dovuto e di rispetto nei confronti della corte, poi deciderò di volta in volta. Mi auguro che sia un processo giusto», ha affermato Cecchettin in una pausa del processo. Come lui si sono costituiti anche Elena Cecchettin, il fratello Davide, la zia paterna Alessia, la nonna Carla Gatto. Anche il Comune di Fossó, l’associazione Penelope Italia Odv, Comune di Vigonovo, Associazione Differenza Donna si sono costituiti parte civile.

La nonna di Giulia sull’assenza di Turetta

Fuori dall’aula, Carla Gatto, nonna della vittima, ha commentato l’assenza di Turetta. «Turetta assente? Per me sarebbe stato giusto che fosse presente, se io fossi stato Turetta sarei stato presente nonostante tutto, però ognuno la pensa a modo suo», ha affermato la signora Gatto. «Noi il dolore ce l’abbiamo dentro anche se all’apparenza non lo facciamo vedere ed è tanto tanto per quello che è successo – ha poi aggiunto la nonna di Giulia – la nostra sofferenza la mascheriamo magari, perché bisogna vivere».

L’uccisione di Giulia dopo una serata al centro commerciale

La tragica vicenda di Giulia Cecchettin ebbe inizio la sera dell’11 novembre 2023, quando la giovane, prossima alla laurea in ingegneria biomedica, trascorse alcune ore con Turetta in un centro commerciale di Marghera (Mestre). Nonostante la fine della loro relazione nell’agosto precedente, i due erano rimasti in contatto. Dopo aver cenato insieme in un McDonald’s, dei due si persero le tracce. Il corpo della giovane fu ritrovato una settimana dopo nei pressi del lago di Barcis, in Friuli Venezia Giulia, abbandonato da Turetta, che intanto aveva tentato la fuga verso la Germania. Dopo l’omicidio, Filippo Turetta aveva infatti lasciato l’Italia con la sua Fiat Grande Punto. Una fuga durata otto giorni, durante i quali fu emesso un mandato d’arresto europeo. La sua corsa si concluse in Germania, dove venne arrestato dalle autorità.