«Capirei e accetterei se voi voleste dimenticarmi e rinnegarmi come figlio, vi ho già causato troppo dolore e sarebbe probabilmente la scelta migliore. Non so se ho ancora il coraggio di guardarvi in faccia. Penso che probabilmente sarebbe meglio un figlio morto che un figlio come me». Sono le parole che Filippo Turetta, reo confesso dell’omicidio di Giulia Cecchettin, ha scritto ai genitori in una lettera – allegata agli atti del processo – e pubblicata integralmente dal Corriere della Sera. Uno scritto inviato a fine novembre 2023 dal carcere di Halle, in Germania, poco dopo la sua cattura in attesa dell’estradizione.

Turetta: «Desideravo uccidermi, purtroppo non ce l’ho fatta»

Nella lettera, rivolgendosi ai genitori, Turetta si biasima per non essere riuscito a suicidarsi: «…Io non volevo fuggire o scappare o altro – scrive il reo confesso -. Desideravo solamente riuscire ad uccidermi in qualche modo. Sono un codardo e debole e purtroppo non ce l’ho fatta. Ho provato a soffocarmi con un sacchetto di plastica in testa ma all’ultimo lo ho strappato. Volevo fare un incidente mortale, un frontale, con qualche muro o albero, che non mi lasciasse scampo ma neanche in questo sono riuscito. Ho guidato moltissimo, avrò percorso centinaia di chilometri in pochi giorni ma ogni volta che acceleravo poi o frenavo o sterzavo senza risultato desiderato… Il metodo più frequente e che mi sembrava essere il migliore era accoltellarmi in qualche modo con un coltello. Si leggono tanti suicidi così in giro e forse è il metodo migliore. Invidio molto quelle persone perché hanno avuto un grande coraggio a fare un gesto simile, a differenza mia. Sono stato la maggior parte delle ore gli ultimi giorni seduto in macchina puntandomi il coltello alla gola o al torace aspettando di riuscire a sferrare i colpi».

«Trascorrerò la vita da solo. Mi merito tutto questo»

Dalle frasi di Turetta traspare la consapevolezza di ciò che l’attende e che ammette di meritarsi: «Trascorrerò la maggior parte della mia vita, e tutti i momenti e le fasi migliori della vita della maggior parte delle persone normali, all’interno di una piccola stanza da solo – si legge nella lettera -. La solitudine e la tristezza prevarranno sulle mie giornate. Vedrò perdere i capelli all’interno del carcere. E anche le energie e le forze della gioventù, poi dell’età adulta, fino a invecchiare piano piano. Tutte le fantastiche e meravigliose persone che ho conosciuto durante la mia vita, tra cui tutti i miei amici speciali, non li rivedrò mai più e loro non vorranno più vedermi, dimenticandomi per sempre. Non potrò più finire di laurearmi, conoscere persone, avere una famiglia e godere di quello che ho già».

E di Giulia scrive, senza mai fare il suo nome: «In tutto questo, soprattutto, ho perso la persona più importante della mia vita, la persona che è tutto per me e cui da due anni penso ininterrottamente ogni giorno, la persona più bella e speciale io potessi mai incontrare in tutta la mia vita e tutto questo per colpa mia. Mi merito tutto questo».

Filippo Turetta: «Non merito perdono»

«Mi dispiace tanto. Io non volevo, non so perché l’ho fatto, non avrei mai pensato o voluto succedesse niente del genere. Io non sono cattivo lo giuro e so che, nonostante adesso sia difficile, voi possiate credermi e lo avete sempre visto con i vostri occhi» scrive ancora Filippo Turetta rivolgendosi ai genitori. «Ogni momento – continua – penso che vorrei tornare indietro, vorrei tutto tornasse indietro e non fosse successo niente di tutto questo. È veramente poco e non significa molto dirlo ma mi dispiace veramente con tutto il mio cuore e so che sarà così per tutta la mia vita. Non esiste perdono o qualcosa del genere per questo e io non lo voglio, non lo merito. Ho rovinato la vita a tante persone, troppe, senza averci pensato prima».

Il pensiero ai genitori

Il pensiero del 22enne, che il 25 ottobre si sottoporrà all’interrogatorio dei giudici, va alla condizione dei suoi cari ai quali non addossa alcuna responsabilità, anzi…: «Ogni giorno e ogni notte spero che tutto questo non influenzi la vostra vita in peggio. Spero che nessuno vi giudichi negativamente, vi guardi male, rovini la vostra situazione lavorativa o affettiva o le amicizie. Voi non c’entrate assolutamente niente, non avete alcuna colpa o responsabilità. Anzi dovreste essere sostenuti ed aiutati perché siete sempre stati degli ottimi genitori, mi avete sempre aiutato e sostenuto ed educato al meglio e non c’è giorno della mia vita che non abbiate riservato preoccupazioni a me, alla mia salute, al mio benessere… e io ho rovinato tutto».

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