È polemica tra studenti e dirigente del liceo “Tito Livio” di Padova in occasione dell’anniversario dell’uccisione di Giulia Cecchettin, che proprio qui aveva frequentato gli anni delle superiori.
La richiesta del “minuto di rumore” per Giulia Cecchettin
«Per Giulia non fate un minuto di silenzio, per Giulia bruciate tutto», aveva chiesto Elena Cecchettin, sorella di Giulia, per ricordare la giovane uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta a Fossò, nel Veneziano. Raccogliendo l’invito di Elena, i ragazzi del “Tito Livio” avevano chiesto al preside, Luca Piccolo, di poter fare un “minuto di rumore” nelle classi. Ma il dirigente scolastico ha risposto con una circolare che esortava invece i ragazzi «ad interiorizzare questo evento», e a seguire «la strada del silenzio. Un silenzio rispettoso di Giulia, della sua famiglia, di quanti hanno sofferto la tragedia».
Il preside del liceo di Giulia Cecchettin: «La nostra strada è rispettoso silenzio»
Nella circolare con oggetto “In ricordo di Giulia” il preside Luca Piccolo scrive: «Di fronte ai tanti discorsi che avvolgono la giornata di oggi il nostro Liceo desidera dare una testimonianza significativa. Prima di tutto credo che come Scuola non ci sia nulla da aggiungere ai fiumi di parole che sono state dette. Anzi, proprio perché è necessario interiorizzare questo evento, rielaborare un anno di riflessioni, dibattiti, esternazioni la nostra strada debba essere quella del silenzio. Un silenzio rispettoso di Giulia, della sua famiglia, di tutte le persone che soffrono per questa tragedia». E continua: «Il silenzio – badate bene – non significa non parlarne tra noi, non confrontarsi in classe, non aprire dibattiti tra studenti e con i vostri professori. Il silenzio – linea che ho sempre mantenuto in quest’anno – significa scegliere di vivere personalmente, nella calma e nella pacatezza la rielaborazione di una tragedia più grande di noi».
L’invito è a «un piccolo gesto personale, a casa. Chi desidera stasera accenda una candela e la posizioni sul balcone della propria camera, lasciandola consumare sino alla fine. Un segno che ci può ricordare come la vita di Giulia sia stata spenta un anno fa, lentamente, come una candela».
Le classi rompono il silenzio
Nonostante la circolare del dirigente scolastico, il silenzio è stato rotto da alcune classi. «L’iniziativa era condivisa da tutto il corpo studentesco – spiega a LaPresse Viola Carollo della Rete degli Studenti medi di Padova – e accoglieva l’invito della famiglia Cecchettin». «Il preside ha invitato alla riflessione, scrivendo, tra l’altro ‘La nostra strada debba essere quella del silenzio’ – afferma Carollo – e ad accendere una candela sul balcone della propria camera». Nonostante ciò «una quindicina di classi ha fatto il minuto di rumore: professori e ragazzi si sono assunti responsabilità individuali», sottolinea. «La morte di Giulia Cecchettin non è stato un caso isolato, ce ne sono state altre dopo di lei – dice ancora Carollo -. Serve una rivoluzione culturale e sociale che deve partire anche dalle e nelle scuole».
Il messaggio di Gino Cecchettin in Università a Padova
Silenzio e rumore sono stati i due momenti con cui gli studenti di Ingegneria dell’Università di Padova, dove Giulia si sarebbe laureata pochi giorni dopo la sua morte, hanno accolto il padre Gino Cecchetin che ha invitato a estendere il momento di raccoglimento verso «tutte le vittime di femminicidio». «Grazie, sono commosso di vedervi così numerosi. Spero che da qui possa partire un messaggio di benevolenza affinché non si possano più vivere momenti come che abbiamo vissuto l’anno scorso», ha detto il papà di Giulia dopo il “minuto di rumore”.
Il ricordo della sorella Elena
A ricordare Giulia a un anno di distanza dalla morte anche la sorella Elena con una foto di loro due bambine, in una storia su Instagram. C’è un messaggio scambiato tra le due sorelle. «Tranqui, sono sempre qui per te», si legge nello stralcio di una chat WhatsApp tra le due, in alto si legge il nome di ‘Giulia’. Nella storia successiva, Elena Cecchettin riposta una immagine «Se domani tocca a me voglio essere l’ultima» e poco più sotto: «Ma Giulia Cecchettin non è stata l’ultima».