Una delle paure più grandi dei genitori è, senza dubbio, quella di perdere di vista il proprio figlio o la propria figlia in un luogo molto affollato. Distrarsi un momento, chiamare il bimbo e non ricevere risposta. Di solito, o almeno così siamo abituati a vedere nei film, quello che mamma e papà fanno è urlare il nome del figlio o della figlia. C’è però un metodo che potrebbe essere più efficace, soprattutto per ricevere l’aiuto delle altre persone. Si chiama “guardare ad alta voce“. Ecco di cosa si tratta.
Da dove nasce “guardare ad alta voce”
La pratica, nota come “Looking Loudly”, è stata più volte raccontata sui social. L’ultima esperienza esposta su TikTok è stata quella di una fotografa di matrimoni e critica di libri. Mentre si trovava nell’area giochi di un museo dell’Ohio, negli Stati Uniti, Krista Piper ha perso di vista uno dei suoi due figli, una bimba di tre anni. Istintivamente la donna si è messa a gridare “Lily, Lily”, il nome della piccola. Ma poi si è ricordata di un video visto sul social cinese.
Gridare i dettagli del bimbo perso
Invece di urlare il nome della figlia, Krista ha iniziato a descrivere alcuni dettagli della figlia. In particolare ha cercato di richiamare l’attenzione sull’abbigliamento. “Ho smesso di chiamare mia figlia e ho iniziato a urlare: bambina, maglietta rosa di Minnie… – ha spiegato in un video -. Sono sicura che la gente pensasse fossi un po’ pazza. Probabilmente avrei dovuto dire la sua età o il suo colore dei capelli, ma erano le prime cose che mi erano venute in mente”.
Il “Looking Loudly” funziona
In poco tempo, altri genitori hanno iniziato a ripetere la descrizione fornita da Krista, trasformando una ricerca individuale in un vero e proprio sforzo collettivo. Questo metodo ha permesso di ritrovare Lily in pochi minuti, dimostrando l’efficacia di agire con calma e lucidità, anche nei momenti di grande stress. Purtroppo gridare solo il nome del bimbo perso di vista può non bastare: fornire invece una descrizione in modo che tutti i presenti possano guardarsi intorno è risultato essere efficace.
Il metodo Amber negli Usa
Purtroppo non tutte le storie hanno il lieto fine di quella tra Lily e la sua mamma e se non si riesce a trovare un bimbo perso di vista nell’immediato è necessario adottare altre misure di emergenza. Negli Stati Uniti, per esempio, esiste il famoso metodo di “allerta Amber“. Il nome è legato a un noto caso di cronaca nera che sconvolse gli Usa. Amber era il nome di una bimba di 9 anni rapita nel 1996 ad Arlinghton, in Texas e ritrovata morta dopo 4 giorni dalla la sua scomparsa. Da quella tragedia nacque il sistema di allerta Amber, che si avvale dell’Emergency Alert System, il ramificato sistema di allarme nazionale statunitense che consente a funzionari governativi e federali di sfruttare la rete telefonica, radiofonica, satellitare e via cavo per inviare messaggi e bollettini d’emergenza. In questo modo tutti i cittadini possono essere informati dell’accaduto e aiutare nelle ricerche.
Sistema di allerta europeo
In Europa e in Italia, non esiste un sistema identico all’allerta Amber. Tuttavia, è importante sapere che c’è un servizio gratuito a livello europeo, il numero telefonico 116000, gestito in Italia dal ministero dell’Interno attraverso Telefono Azzurro. Questa linea è attiva 24 ore su 24 e raccoglie segnalazioni utili riguardanti bambini rapiti o scomparsi, che vengono poi inoltrate alle autorità.