Mattia Lucarelli, figlio dell’ex attaccante Cristiano, e Federico Apolloni sono stati condannati in primo grado con rito abbreviato a tre anni e sette mesi di carcere con l’accusa di violenza sessuale di gruppo nei confronti di una studentessa americana di 22 anni. Assieme ai due giovani calciatori anche tre loro amici ai quali è stata inflitta una pena più mite: 2 anni e 8 mesi di reclusione a uno, due 2 anni e 5 mesi agli altri.
I fatti e la condanna
La vicenda risale alla notte tra il 26 e il 27 marzo del 2022. Lucarelli e Apolloni, difesi dall’avvocato Leonardo Cammarata, sono stati arrestati l’8 febbraio 2023 dopo mesi di indagini della Squadra Mobile. Prima messi ai domiciliari, cinque mesi dopo sono stati sottoposti all’obbligo di dimora a Livorno con divieto di uscire di casa di notte.
Secondo le indagini la 22enne statunitense sarebbe stata avvicinata dai due compagni di squadra che allora indossavano la maglia del Livorno e da altri tre amici fuori dalla discoteca “Il Gattopardo” di via Piero della Francesca a Milano. Da quel momento, in base alla ricostruzione, sarebbe stata portata nell’appartamento di Mattia Lucarelli, dove sarebbe avvenuta la violenza.
Agli atti i video nei telefoni di Lucarelli e amici
Agli atti del fascicolo anche i video dei presunti abusi trovati nei telefoni dei ragazzi, in cui si sentono frasi come “qui parte lo stupro” o “la si c***** in dodici”, mentre la donna si addormenta o pronuncia frasi incomprensibili e sconnesse a causa dell’assunzione di alcol. È il motivo per cui Lucarelli e Apolloni sono stati condannati per la fattispecie di stupro di gruppo per induzione, “abusando delle condizioni di inferiorità fisica o psichica” della giovane. Per l’altro episodio ha applicato invece nei confronti dei tre complici l’attenuante del “contributo di minima importanza”. Tutti e cinque sono stati condannati in solido al pagamento di una provvisionale da 50mila euro a favore della donna, oltre a un risarcimento da stabilirsi in sede civile.
Il messaggio di Mattia Lucarelli
Mattia Lucarelli affida ai social la sua reazione di rabbia per una “batosta” che ritiene ingiusta: “Che sia una batosta è molto chiaro, soprattutto perché eravamo speranzosi di poter chiudere questa storia subito nonostante le difficoltà”, posta su Instagram dopo aver lasciato il Palazzo di Giustizia milanese. “Che le cose spesso non vanno come dovrebbero andare lo sappiamo un po’ tutti. È la vita – ha aggiunto -. Lo scoglio più grande da affrontare sapevamo che sarebbe stato il primo. Visto il clamore mediatico di tutta la questione, sapevamo di non combattere con i fatti ma con un momento storico e la pressione dei media che vuole la nostra testa senza realmente indagare a fondo ma fermandosi a titoli sensazionali per attirare l’attenzione”.
La difesa degli imputatati: “I ragazzi sono devastati”
“Sono devastati perché sono dei ragazzi normali di 20 anni“, spiega a margine della sentenza una delle legali degli imputati, l’avvocato Margherita Benedini. “È una sentenza che non condividiamo e difficile da capire. Il giudice ha dato una ricostruzione diversa e più complessa di quella della Procura e sono state suddivise le condotte”. E conclude: “Quando capiremo su che cosa potrà essere fatto ricorso ci concentreremo su quello”.