Usare gli smartphone e i social troppo presto peggiora l’apprendimento, soprattutto se si tratta di competenze matematiche e linguistiche. Ciò che in molti sospettavano adesso trova conferma in una ricerca innovativa italiana. Emerge che gli studenti che accedono prima al mondo ai device e al mondo web ottengono risultati peggiori alla fine del ciclo scolastico, rispetto a chi aspetta i 14 anni. Il fenomeno è più marcato tra i maschi.

Smartphone e social fanno male agli adolescenti?

Il tema è molto delicato e sta particolarmente a cuore non solo ai genitori. Di recente, infatti, era arrivato un appello da parte di due noti pedagogisti (Alberto Pellai e Daniele Novara), poi sottoscritto anche da attori, cantanti, intellettuali e politici, per chiedere al Governo il divieto di accesso a smartphone e social, rispettivamente agli under 14 e under 16. Adesso arriva una ricerca sugli effetti negativi in termini di performance scolastiche. A condurre lo studio, chiamato EYES (EarlY Exposure to Screens and Unequal Performance), è stata l’Università degli Studi di Milano-Bicocca insieme all’Università degli Studi di Brescia, l’Associazione Sloworking e il Centro Studi Socialis, con il finanziamento della Fondazione Cariplo.

La ricerca italiana EYES su smartphone e apprendimento

Si tratta della prima indagine che offre dati statici solidi sugli effetti dell’accesso precoce ai dispositivi digitali, frutto dell’analisi su 6.609 studenti di classi seconde e terze di scuole secondarie di secondo grado in Lombardia, in relazione ai risultati nei test INVALSI (Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema Educativo). Emerge che gli studenti che aprono un profilo social in prima media ottengono punteggi mediamente più bassi nelle prove standardizzate di italiano e matematica rispetto a chi aspetta i 14 anni, il limite fissato dalla normativa europea.

Smartphone e apprendimento: perché cala il rendimento

Ma perché cala il rendimento? Da un lato il tempo dedicato ai social viene sottratto ad altre attività, che magari potrebbero stimolare l’apprendimento, ma non solo. «Le nostre analisi non permettono di stabilire con certezza le cause del fenomeno. Una serie di indizi, però, indicano la grande capacità di questi strumenti di invadere ambiti di vita che dovrebbero essere loro preclusi, come per esempio i momenti di studio, di socializzazione, del sonno. In altri termini, un ruolo rilevante potrebbe essere giocato dalla distrazione», spiega Prof. Giovanni Abbiati, Professore Associato del Dipartimento di Economia e Management dell’Università degli Studi di Brescia e docente di Sociologia dei Processi Economici e del Lavoro.

Meno bravi in matematica e italiano

In particolare, l’uso precoce dei social network sembra incidere negativamente sulle competenze linguistiche e matematiche, cioè due dei tre ambiti sui quali si effettuano le prove INVALSI e che sono anche quelli indagati dai ricercatori. Curiosamente, però, i risultati dello studio non hanno mostrato cali di performance in inglese, che è la terza materia oggetto delle rilevazioni. «Riteniamo che sia più significativo concentrarci proprio su questa eccezione, dove non si trovano effetti negativi legati all’uso precoce di smartphone e all’accesso ai social fin prima del 14 anni. È molto probabile che l’effetto negativo trovato su matematica e italiano esista anche in altre aree, che però non abbiamo potuto esplorare», sottolinea Abbiati. Per questo si vuole proseguire il monitoraggio, anche sul lungo periodo.

Smartphone e apprendimento: effetti maggiori sui maschi

Intanto la ricerca ha mostrato un altro dato interessante: a risentire dell’uso precoce dei device sono soprattutto i ragazzi, «con un effetto più marcato sulla concentrazione e sulla capacità di mantenere buoni risultati in italiano e matematica». Nonostante questo aspetto non fosse l’obiettivo principale dello studio, altre analisi forniscono alcune spiegazioni: è emerso, per esempio, «che le femmine sono più diligenti dei maschi, soprattutto in campo scolastico. Un’ipotesi è che questo le renda maggiormente in grado di resistere all’impulso di distrarsi», spiega il professore.

Ragazzi iperconnessi (anche a tavola)

Lo studio, comunque, non si è limitato a individuare gli effetti negativi in termini di apprendimento, ma ha indagato anche quanto e come gli adolescenti usino internet: oltre la metà lo utilizza spesso o sempre, appena sveglio, mentre per più di 1 su 5 non ci sono limiti neppure di notte (22%). Nel 51% dei casi lo smartphone è presente e viene consultato persino durante i pasti in famiglia, «sebbene solo il 10% lo faccia in modo sistematico, segno dell’esistenza di regole familiari che limitano l’uso del dispositivo in certi contesti», spiegano i ricercatori.

Per cosa si usa lo smartphone

Il 94% degli studenti utilizza Internet per cercare informazioni su argomenti di interesse personale, mentre l’83% legge notizie online. Per la quasi totalità (99%), però, è il modo per ascoltare musica e il 98% guarda video brevi su piattaforme come TikTok, Instagram Reels e YouTube Shorts, con un uso quotidiano diffuso. Il 42% degli studenti crea contenuti propri, come video o musica; il 18% scrive testi online, mostrando una tendenza prevalente verso il consumo attivo e la produzione di contenuti.

Smartphone e apprendimento: differenze tra ragazze e ragazzi

Esistono, però, differenze di genere. Le ragazze, ad esempio, usano di più i social network – soprattutto Instagram e TikTok – per condividere contenuti e interagire con i coetanei, ma investono anche emotivamente di più. Questo può a sua volta causare problemi di autostima, per gli effetti sulla percezione del proprio corpo e sul benessere emotivo dimostrati da diversi studi. I ragazzi, invece, preferiscono videogiochi online e contenuti in streaming di lunga durata, come Twitch e YouTube. Non mancano, però, risvolti negativi neppure in questo caso, come la minor concentrazione nello studio e con la gestione del tempo.

Chi è più a rischio

Gli esperti, inoltre, sottolineano differenze sociali e, in particolare, il fatto che studenti con genitori meno istruiti ricevono in genere il primo smartphone in anticipo rispetto ai coetanei con background più privilegiati. Una delle motivazioni è che il cellulare tende a “sostituire” i genitori laddove questi sono più assenti, per diversi motivi, o diventa un “passatempo” in contesti con minori stimoli educativi a casa e dove la gestione del tempo online è meno strutturato o controllato dalla famiglia.

Disuguaglianza di iperconnessione

Per questo si parla di “disuguaglianza di iperconnessione” che, come spiegano gli esperti, è più evidente nei contesti svantaggiati: «L’accesso anticipato ai social network è più diffuso tra i figli di famiglie migranti e con basso livello di istruzione, suggerendo che questa pratica possa contribuire ad accentuare le disuguaglianze educative preesistenti. Mentre il digital divide tradizionale si sta riducendo, si osserva un nuovo squilibrio, che vede i ragazzi con meno risorse socio-culturali più esposti a un uso intensivo e meno regolato degli strumenti digitali».

Si può recuperare il gap di apprendimento?

A preoccupare, però, sono anche le conseguenze del gap di apprendimento: si può recuperare? «Basandoci sui dati di altre ricerche abbiamo sia elementi che portano a un cauto ottimismo, sia elementi di segno opposto. La formazione delle competenze, infatti, è un processo che dura tutta la vita ed è stimolata da una grande varietà di fattori. Sappiamo anche, però, che la plasticità del cervello non è infinita. Per questo c’è il fondato timore che alcuni comportamenti reiterati per anni in fase di sviluppo, come un intenso utilizzo dei social media, possano lasciare dei segni di lungo periodo», ammette Abbiati.

Non solo divieti

Per gli esperti occorre favorire un uso più consapevole della tecnologia e, in particolare di smartphone e social. «È bene intanto che i genitori siano pienamente consapevoli del modo in cui le piattaforme traggono i loro profitti e che tipo di risposte emotive e comportamentali generino negli utenti. Questo però non basta ad arginare la spinta che hanno gli adolescenti per “stare dove stanno tutti”, che è fortissima e che non si può risolvere con dei semplici divieti, ma dando alternative. Il problema è, che, se il genitore è solo, alternative non ne può dare», spiega Abbiati.

Come evitare rischi

«Una possibilità per i genitori consiste nel mettersi in rete, stabilire a livello di classe o scuola delle età minime per consentire agli studenti di accedere alla rete o di avere uno smartphone. La piattaforma Pattidigitali.it, per esempio, è pensata apposta per favorire la creazione di comunità consapevoli», ricorda l’esperto. Si tratta di un modo per capire come si usano i social, come distraggono e come arrivare a un’alfabetizzazione digitale efficace e inclusiva.