Le donne risultano penalizzate nel mercato del lavoro in termini di stipendi e ruoli di vertice e se si considera l’aspetto previdenziale le cose non vanno meglio. Il cosiddetto gender gap si fa sentire con evidenza sulle pensioni che vengono corrisposte a uomini e donne. Lo conferma il rapporto annuale dell’Inps, presentato dal commissario straordinario Micaela Gelera. L’importo medio percepito dagli uomini è superiore del 36% di quello delle donne.
Inps: spesa previdenziale maggiore per gli uomini
Lo squilibrio previdenziale dovuto al gender gap si ripropone anno dopo anno e non pare ridimensionarsi. Tra il 2021 e il 2022 lo stock di prestazioni previdenziali erogate dall’Inps è rimasto complessivamente invariato. I pensionati sono circa 16 milioni, di cui il 52% donne e 48% uomini. L’importo della spesa pensionistica è di 322 miliardi. Sul 48% degli uomini in pensione si concentra tuttavia il 56% della spesa previdenziale e al 52% della donne pensionate va il 44% della spesa: lo sbilancio del trattamento pensionistico a favore degli uomini risulta pertanto del 36%.
Pensioni mediamente più basse per le donne
Il 22esimo Rapporto annuale presentato dalla Commissaria, Micaela Gelera, prima donna a guidare l’Istituto, segnala che agli uomini vanno 180,4 miliardi contro i 141,5 erogati alle donne. Per gli uomini l’importo annuale medio del reddito da pensione è di circa 23.182 euro, per il 36% circa superiore a quello delle donne (16.994). Le donne riscuotono circa 515 euro al mese in meno degli uomini (considerando l’importo diviso per 12 mesi).
Pensioni: pesa la differenza retributiva tra i generi
Fra le principali ragioni per cui le pensioni delle donne sono inferiori a quelle degli uomini c’è naturalmente la differenza retributiva tra i generi. Le donne guadagnano mediamente meno degli uomini, spesso a causa di disuguaglianze strutturali e discriminazioni nel mondo del lavoro. Questo divario salariale si riflette direttamente nelle contribuzioni pensionistiche, in quanto le pensioni sono calcolate in base ai salari percepiti durante la vita lavorativa.
Minori contribuzioni previdenziali per le donne
Le donne, inoltre, hanno spesso carriere contributive in settori a basso reddito, più corte e spesso assenti. Affrontano inoltre interruzioni di carriera più frequenti rispetto agli uomini, spesso legate alla maternità e all’assistenza familiare. Una scelta in certi casi obbligata, a causa della mancanza di politiche di congedo parentale retribuito e di strutture di assistenza all’infanzia accessibili. Queste interruzioni riducono le loro contribuzioni previdenziali e influenzano negativamente l’ammontare delle pensioni.