È stato arrestato a Lione, in Francia, il 21enne italiano di origini egiziane sospettato dell’omicidio della ventiduenne francese trovata morta in una chiesetta diroccata in Valle d’Aosta. I due forse erano lì per l'”Urbex”, il turismo negli edifici abbandonati. Il giovane era ricercato dalla fine di marzo per “violazione del controllo giudiziario” e sarà processato a Grenoble nelle prossime settimane per atti di violenza nei confronti della vittima, avvenuti nei mesi scorsi.
Viaggio nel villaggio abbandonato di Equilivaz: il fenomeno “Urbex”
In base ad alcune testimonianze, il presunto assassino è stato visto insieme alla 22enne nella zona di La Salle, nei pressi dell’ex chiesetta diroccata nel villaggio abbandonato di Equilivaz dove il 5 aprile scorso è stato trovato il cadavere della ragazza.
Proprio nella cappella dedicata a Santa Barbara, gli abitanti dell’Equilivaz trovarono riparo durante il diluvio del 6 giugno del 1879, mentre le sei case del villaggio vennero ridotte a ruderi. Una massa di neve sciolta e acqua esondata a monte, dal torrente Vertosan, trascinò con sé massi e alberi, finendo sull’abitato e travolgendo anche il bestiame. Da allora l’Equilivaz, raggiungibile con una breve camminata dalla strada statale 26, è disabitato. Gli inquirenti non scartano l’ipotesi che la coppia fosse alla ricerca del borgo abbandonato, seguendo quel fenomeno in voga soprattutto tra i giovanissimi che prende il nome di “Urbex“
Che cos’è l'”Urbex”?
Per “Urbex” si intende una sorta di turismo nei ruderi fantasma, un’esplorazione urbana che consiste nell’avventurarsi in strutture e edifici in rovina.
La “Urban exploration” – per quanto potenzialmente pericolosa – negli ultimi anni ha avuto una discreta popolarità, grazie anche ad alcune serie televisive, siti web e pagine social. Abitazioni, teatri, catacombe, bunker: tutto, secondo i cultori dell'”Urbex“, può assumere un fascino particolare.
L’ipotesi: “Delitto d’impeto”
Che cosa poi sia accaduto in mezzo alla boscaglia che nasconde quello che resta di una decina di case in pietra, ancora non è chiaro. L’autopsia lascia pochi dubbi: la vittima è stata colpita frontalmente al collo e all’addome con un coltello. Il decesso, che risale ai giorni a cavallo tra marzo e aprile, è stato causato da un’emorragia. La felpa beige che indossava era intrisa di sangue all’altezza della spalla, proprio sotto la gola.
Sulla base di questi elementi la procura di Aosta ha aperto un fascicolo per omicidio. L’ipotesi è che si tratti di un delitto d’impeto, forse una lite finita male. Le ferite non sono nette e particolarmente profonde. Il corpo era raccolto in posizione fetale. “Sembrava che dormisse” ha raccontato un testimone. Vicino a lei c’erano solo una confezione di marshmallow e dei rifiuti. Nessuna traccia dei documenti e di un telefono. I segni sul terreno lasciano pensare che sia stata trascinata dentro l’ex cappella, probabilmente agonizzante.
Chi era la vittima
La ragazza aveva 22 anni ed abitava a Saint-Priest, una cittadina di 42.000 abitanti che fa parte dell’area metropolitana di Lione. È stata riconosciuta da alcuni parenti giunti ad Aosta e poi identificata ufficialmente nella camera mortuaria del cimitero. Arrivava dalla Svizzera ed era impegnata in un giro per l’Europa.
Si era fermata in Valle d’Aosta con l’amico per campeggiare qualche giorno in montagna. A La Salle la coppia non era passata inosservata: “Mi sembravano due ragazzi sofferenti – ha raccontato una donna del posto che li aveva incontrati a fine marzo – e mi hanno raccontato di essere arrivati dal confine svizzero. Cercavano un supermercato grande per fare la spesa. Ha sempre parlato lui. Si esprimeva in un buon italiano, anche se non sembrava italiano. Non sembrava un tipo violento, tutt’altro“.