Il Nepal è l’ultimo Paese ad avere deciso di bloccare l’accesso a TikTok, l’applicazione cinese che permette di creare e condividere brevi video musicali, comici ed educativi. E no, questa volta le preoccupazioni per la sicurezza o la privacy dei dati che hanno spinto altri Paesi a imporre restrizioni non c’entrano. Le motivazioni delle autorità nepalesi sono di tutt’altro tenore: i contenuti diffusi su TikTok violerebbero l’armonia sociale e la moralità.
I precedenti
I primi a preoccuparsi per la sicurezza e la privacy dei dati sono stati gli Stati Uniti, che all’inizio del 2023 hanno disposto il blocco di TikTok per tutti i deputati del Parlamento e hanno vietato l’accesso dalle reti WiFi di alcuni campus universitari. La Casa Bianca ha poi dato disposizione a tutte le agenzie federali di eliminare l’app da tutti i dispositivi governativi.
Nel marzo del 2023 il Parlamento Europeo ha chiesto ai suoi 8.000 dipendenti di non usare questa applicazione. Analoghe disposizioni soto state prese nel Regno Unito, in Canada, in Belgio. Ora arriva la decisione del Nepal.
Perché il Nepal blocca TikTok
Il ministro delle Comunicazioni e dell’Informazione del Nepal, Rekha Sharma, ha annunciato il divieto affermando che TikTok “disturba l’armonia sociale e sconvolge le strutture familiari e le relazioni sociali”. Ha aggiunto che il governo nepalese sta lavorando con le autorità competenti per risolvere le questioni tecniche relative al blocco dell’app, e che i responsabili dei video offensivi o illegali saranno perseguiti secondo le leggi del Paese.
Quanti sono i nepalesi che usano l’app
TikTok è una delle app più popolari al mondo, con oltre due miliardi di download e circa 700 milioni di utenti attivi al mese. In Nepal, secondo il sito DataReportal, ci sono circa 12,6 milioni di utenti dei social media, di cui una buona parte usa TikTok per esprimere la propria creatività, il proprio talento e il proprio umorismo.
Tuttavia, non tutti apprezzano questa forma di espressione digitale, soprattutto le autorità religiose e governative, che la ritengono incompatibile con i valori, le tradizioni e la sacralità di alcuni luoghi e culture.
Le proteste dei monaci buddisti
Il Nepal è un paese prevalentemente buddista, che ospita alcuni dei luoghi più sacri di questa religione, come Lumbini, il luogo di nascita di Gautama Buddha, e Boudhanath Stupa, uno dei più grandi stupa del mondo. Questi luoghi attirano ogni anno milioni di pellegrini e turisti, che contribuiscono all’economia del Paese. Ma anche molti TikToker, che li usano come sfondo per i loro video, spesso accompagnati da musica ad alto volume, balli provocanti e gesti irrispettosi.
Questa situazione ha scatenato le proteste dei monaci buddisti e dei fedeli, che si sono lamentati del disturbo causato dai TikToker, che non solo rovinano l’atmosfera di meditazione e preghiera, ma anche danneggiano il patrimonio culturale e religioso del Nepal.
Già dal 2021, alcune organizzazioni e gruppi buddisti avevano iniziato a imporre il divieto di girare video TikTok nelle aree sacre, installando cartelli, telecamere di sorveglianza e assumendo guardie di sicurezza per allontanare chi disturbava.
Troppi casi di criminalità informatica
Ma il problema non riguarda solo i luoghi sacri. Secondo i media locali, negli ultimi quattro anni in Nepal sono stati registrati più di 1.600 casi di criminalità informatica legati a TikTok, tra cui molestie, estorsioni, diffamazioni, violenze e omicidi.
Alcuni di questi casi hanno avuto una grande risonanza mediatica, come quello di una ragazza di 15 anni che si è suicidata dopo aver ricevuto minacce e insulti su TikTok. O quello di un uomo che ha ucciso la moglie dopo aver scoperto che aveva un account segreto sull’app.
Le reazioni alle decisioni del Nepal
La decisione di bloccare TikTok in Nepal ha suscitato reazioni contrastanti tra gli utenti dell’app. I TikToker si sono divisi tra coloro che appoggiano il provvedimento, riconoscendo il valore e il rispetto che meritano i luoghi sacri e la società nepalese, e coloro che lo criticano, sostenendo che si tratta di una limitazione della libertà di espressione e di creatività.
Alcuni TikToker hanno anche affermato di essere stati vittime di aggressioni o intimidazioni da parte delle guardie di sicurezza o dei monaci, che li hanno costretti a cancellare i loro video o a lasciare i luoghi.
La risposta di TikTok
TikTok, dal canto suo, ha dichiarato di essere a conoscenza della situazione in Nepal e di essere in contatto con le autorità locali per trovare una soluzione che rispetti sia la cultura e la religione del Paese, sia i diritti e le aspirazioni dei suoi utenti.
L’azienda ha anche ricordato che esiste un codice di condotta per i creatori di contenuti, che devono seguire le norme e le leggi dei paesi in cui operano, e che devono evitare di pubblicare video che possano essere considerati offensivi, violenti, osceni o discriminatori.