Aveva chiesto minuti di rumore e non di silenzio Elena Cecchettin, sorella di Giulia, la 22enne di Vigonovo (Venezia) uccisa per mano dell’ex fidanzato Filippo Turetta, e così è stato. Dopo il ritrovamento del cadavere della giovane, centinaia di voci si sono levate ancora una volta per dire no alla violenza sulle donne. Ma, a differenza di manifestazioni passate, questa volta i classici minuti di silenzio, spesso indetti in memoria della vittima, si sono trasformati in “rumore“.

Il “rumore” per Giulia nella scuole

L’indignazione e la solidarietà per l’atroce delitto sono arrivati anche dalle scuole di tutta Italia. Invece del tradizionale minuto di silenzio, gli studenti hanno scelto di fare “un minuto di rumore” per rompere il silenzio che accompagna spesso la violenza di genere. Con slogan e striscioni, i giovani hanno invaso le strade e le piazze delle principali città italiane, da Milano a Palermo, per chiedere giustizia per Giulia e per tutte le vittime di femminicidio. La protesta ha coinvolto sia gli studenti delle scuole superiori che quelli delle università, dimostrando una forte sensibilità e consapevolezza sul tema.

Il “rumore” per Giulia arriva al Senato

Ma non sono stati solo gli studenti a lanciare e partecipare a iniziative per Giulia Cecchettin. Il “rumore” è arrivato anche in Senato durante la conferenza stampa “Oltre la violenza: le azioni positive a confronto” in cui è stato proiettato il Docufilm “La bellezza dopo la rinascita”, prodotto dall’Associazione Wall of Dolls. Madrina dell’iniziativa la senatrice di Azione Giusy Versace, che aprendo i lavori ha chiesto un minuto di silenzio in ricordo di “Giulia e di tutte quelle che non ce l’hanno fatta”. Minuto di silenzio che, anche in questo caso, si è trasformato in “rumore”, con un forte applauso.

Il discorso di Elena Cecchettin sul patriarcato

Dal momento della scomparsa della sorella Giulia e ancora di più dopo il ritrovamento del cadavere e l’arresto di Filippo, Elena Cecchettin si è molto esposta sui media, spiegando senza paura il proprio pensiero e additando come colpevole morale dell’omicidio della ragazza il patriarcato. E’ diventato virale il suo discorso fatto in una trasmissione tv. “In questi giorni si è sentito parlare di Turetta e molte persone lo hanno additato come un mostro – ha esordito -. Ma lui mostro non è, perché mostro è l’eccezione alla società. Ma lui è un figlio sano della società patriarcale che è pregna della cultura dello stupro. È una struttura che beneficia tutti gli uomini”. Ma Elena non si è fermata qui. “Il femminicidio – ha continuato – non è un delitto passionale, un delitto di potere, un omicidio di Stato perché lo Stato non ci tutela e non ci protegge. E per Giulia non fate un minuto di silenzio, per Giulia bruciate tutto“. Questa ultima frase, che a molti è sembrata provocatoria, è ispirata ai versi della poetessa e attivista peruviana Cristina Torre Cáceres, una poesia scritta per difendere e urlare al mondo i diritti delle donne di tutto il mondo.