Fanno impressione i racconti di Ilaria Salis sulla detenzione nel carcere di Budapest. In una lettera diretta ai legali, redatta il 2 ottobre quando si trovava agli arresti da quasi otto mesi, l’insegnante 39enne parla di cimici e scarafaggi in cella, del cibo scadente e dell’impossibilità di parlare con i familiari per mesi.
Salis: “Trattata come una bestia”
“Mi trovo tutto il tempo in una cella minuscola e senza aria, tra gli scarafaggi, il vitto scarso, senza possibilità di comunicare, trattata come una bestia al guinzaglio”, scrive la Salis nel memoriale diretto al suo avvocato italiano e diffuso in esclusiva al tg de La7. L’insegnante, reclusa dall’11 febbraio 2023, racconta le circostanze del suo arresto e del fatto di essere stata lasciata in mutande, reggiseno e calzini.
“Sono stata costretta a rivestirmi con abiti sporchi, malconci e puzzolenti che mi hanno fornito in questura – scrive – e ad indossare un paio di stivali con i tacchi a spillo che non erano della mia taglia”.
Nella prigione di Budapest fra cimici, topi e scarafaggi
Ilaria Salis è rimasta con questi vestiti per cinque settimane e per sette giorni non le sono stati consegnati carta igienica, sapone e assorbenti, rimediati solo grazie ad una detenuta ungherese. “Sono rimasta per cinque settimane senza ricevere il cambio lenzuola, non le cambieranno per altre tre o quattro” aggiunge la 39enne, sottolineando che “per i primi tre mesi sono stata tormentata dalle punture delle cimici da letto. Oltre alle cimici, nelle celle e nei corridoi è pieno di scarafaggi. Nei corridoi esterni spesso si aggirano topi“.
“Pezzi di plastica e capelli nel cibo”
Umiliante il trattamento anche per quanto riguarda il cibo servito nel carcere, scarsissimo e di pessima qualità. “Il carrello passa per la colazione e per il pranzo ma non per la cena” continua Salis, evidenziando che “a colazione si riceve una fetta di salame spesso in cattivo stato, a pranzo danno zuppe acquose in
cui c’è pochissimo cibo solido, ma dove spesso si trovano pezzi di carta e di plastica, capelli o peli“.
Ilaria Salis tenuta in cella 23 ore al giorno
“Si trascorrono 23 ore su 24 in cella completamente chiusa – scrive la Salis -: c’è una sola ora d’aria al giorno e la socialità non esiste. Tutte le mattine ci svegliamo alle 5.30. Ogni volta che dobbiamo sostare in corridoio dobbiamo stare rivolte verso il muro” denuncia ancora l’antifascista milanese, spiegando che non ha potuto iscriversi alle lezioni di scuola elementare ungherese, lingua in cui avvengono tutte le comunicazioni, con la motivazione che “non parla ungherese”. Per sei mesi non ha potuto comunicare con la famiglia. L’unico svago è un laboratorio di attività manuali: non viene pagata “in quanto detenuta straniera”.
“Ho un nodulo al seno e non mi danno il referto”
Nel memoriale, Ilaria Salis racconta di avere un nodulo al seno da tenere sotto controllo. A marzo, un mese dopo l’arresto, avrebbe avuto un’ecografia programmata in Italia. Riesce a farla solo a metà giugno ma non le consegnano il referto: “La dottoressa – scrive l’insegnante – mi ha detto a voce che andava tutto bene e che non dovevo svolgere altri controlli”.
La Salis ammanettata e tenuta al guinzaglio
La Salis spiega infine che le sue condizioni erano note da tempo alla nostra diplomazia, che ogni volta che deve uscire dal carcere viene portata ammanettata, al guinzaglio. Infine si rivolge ai suoi legali italiani: “Gli avvocati ungheresi dicono che non si può far niente perché per loro tutto ciò è assolutamente normale ma so che in Italia non è per niente normale”.