L’intelligenza artificiale può rappresentare una scossa per la produttività in Italia. A dirlo è uno studio elaborato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Microsoft Italia.
Lo studio su intelligenza artificiale e produttività
Secondo la ricerca intitolata “AI 4 Italy: Impatti e prospettive dell’Intelligenza Artificiale Generativa per l’Italia e il Made in Italy”, l’adozione dell’intelligenza artificiale generativa può portare, a parità di ore lavorate, fino a 312 miliardi di euro di valore aggiunto, pari al 18% del Pil.
La prospettiva del 2040
“L’Italia ha bisogno dell’IA generativa per sbloccare la produttività e contrastare gli effetti avversi di una popolazione che invecchia”, viene spiegato nello studio. Entro il 2040 infatti il Paese “perderà circa 3,7 milioni di occupati” che con gli attuali livelli di produttività contribuiscono alla produzione di circa 267,8 miliardi di valore aggiunto. Le nuove tecnologie “consentiranno di mantenere invariato lo stesso livello di benessere economico”.
Lo stato dell’arte
La ricerca fotografa anche lo stato dell’arte, con un sondaggio condotto tra cento aziende. Emerge che il 78% di loro ha già adottato o sperimentato delle applicazioni di Ai generativa, oppure ha in programma di farlo nel prossimo futuro. Un dato incoraggiante, anche se nel campione prevalgono imprese medie e grandi, quindi più portate all’innovazione.
I ritardi italiani
Per cogliere i benefici stimati, l’Italia deve però stimolare la digitalizzazione delle imprese, con particolare attenzione alle medio-piccole, e sviluppare le giuste competenze. Secondo la ricerca è necessario “uno sforzo senza precedenti” per accelerare la digitalizzazione di più di 113mila Pmi del Paese. Parallelamente, investire nella formazione e nello sviluppo delle competenze diventa cruciale. Serve aumentare gli scritti a corsi di laurea hi-tech – oggi al livello più basso in Europa – di 130 mila unità.
La questione etica sull’intelligenza artificiale
Secondo lo studio, nel complesso l’intelligenza artificiale non toglierà il lavoro agli umani. Ma occorre che lo sviluppo dell’AI sia etico, attraverso un dialogo tra governo e aziende. “L’approccio – si legge – sia responsabile, caratterizzato da trasparenza, affidabilità, sicurezza ed equità“.