Sono durissime le condizioni di detenzione di Cecilia Sala, la giornalista italiana rinchiusa nella prigione iraniana di Evin dallo scorso 19 dicembre con l’accusa, mai formalmente motivata, di «aver violato la legge islamica». Le rassicurazioni giunte dal regime di Teheran il giorno dell’arresto («Tratteremo la reporter italiana in modo dignitoso») si stanno rivelando l’ennesima bugia di un regime che sta mostrando ancora una volta il suo volto feroce e indifferente ai diritti umani. La reporter 29enne, in isolamento nel famigerato carcere riservato agli oppositori politici, dorme sul pavimento su una coperta e ne ha un’altra per cercare di proteggersi dal freddo intenso, mangia quasi solo datteri, le luci nella cella sono sempre accese. Il pacco con i generi di prima necessità che l’ambasciata italiana ha consegnato alle autorità del carcere non è mai stato consegnato alla giornalista.
Nessun pacco recapitato a Cecilia Sala
Il regime di Teheran aveva fatto sapere di aver recapitato a Cecilia il pacco con alcuni beni per alleviare le condizioni del carcere duro cui la reporter è stata sottoposta: articoli per l’igiene, alcuni libri, sigarette, un panettone e una mascherina per coprire gli occhi dal momento che le luci in cella son accese 24 ore su 24. Contrariamente a quanto era stato riferito dal ministero degli Esteri italiano, nulla di tutto questo è stato recapitato alla giornalista a cui sono stati requisiti perfino gli occhiali da vista.
Le telefonate ai genitori e al compagno
Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, Cecilia Sala ha potuto fare tre telefonate alla madre, al padre e al compagno Daniele Raineri in cui ha chiesto di «fare presto».
Stretto isolamento per Cecilia Sala
La giornalista, rinchiusa in una cella piccolissima, non vede nemmeno i suoi carcerieri che le passano il cibo da una fessura della porta. L’ultima persona incontrata, il 27 dicembre, è stata per 30 minuti l’ambasciatrice Paola Amadei.
L’Italia ha chiesto il rilascio immediato di Cecilia Sala
La Farnesina, attraverso l’ambasciatrice Amadei, ha intento presentato un atto formale nei confronti del governo iraniano in cui chiede «garanzie totali sulle condizioni di detenzione di Cecila Sala» e la sua «liberazione immediata». Tra le richieste trasmesse alle autorità di Teheran anche quella di un nuovo incontro tra l’ambasciatrice e la detenuta: «Spero che possa esserle concesso in tempi rapidi» ha affermato il ministro Tajani ribadendo che si sta «lavorando con grande discrezione per risolvere questo intricatissimo problema: ce la stiamo mettendo tutta, siamo in contatto con la famiglia costantemente».
L’ipotesi dello scambio con l’ingegnere iraniano
Appare sempre più chiaro quanto l’arresto e la detenzione di Cecilia Sala abbiano per le autorità iraniane l’obiettivo di ottenere uno scambio con Mohammad Abedini Najafabadi, l’ingegnere iraniano esperto di droni arrestato a Malpensa – attualmente detenuto nel carcere di Opera – il 19 dicembre scorso su richiesta degli Stati Uniti, che accusano l’uomo di terrorismo.