L’Islanda segna un nuovo record: un governo tutto al femminile. Infatti, la presidente islandese Halla Tomasdottir ha presentato l’esecutivo che sarà guidato dalla premier socialdemocratica Kristrun Frostadottir. Ministro degli Esteri è, invece, Thorgerdur Katrin Gunnarsdottir, la leader del Partito riformista filoeuropeo.

Una coalizione guidata da donne

L’Alleanza socialdemocratica di centrosinistra di Kristrun Frostadottir ha ottenuto il 20,8% alle elezioni anticipate del 30 novembre. La leader, i cui obiettivi sono tagliare l’inflazione e i tassi di interesse e indire un referendum sull’adesione all’Unione Europea entro il 2027, ha poi accettato di formare un governo di coalizione con il Partito popolare e il Partito riformista filoeuropeo di Thorgerdur Katrin Gunnarsdottir. Così, per la prima volta, il Paese sarà governato da una coalizione di partiti guidati da sole donne, mentre quelli capeggiati da uomini sono all’opposizione.

In Islanda il più giovane primo ministro donna

Kristrun Frostadottir, che ha 36 anni, è diventata il più giovane primo ministro nella storia islandese. La coalizione da lei guidata ha preso il posto di quella precedente, che era capeggiata dal partito conservatore dell’Indipendenza di Bjarni Benediktsson.

Nel nuovo governo le ministre sono sette su undici. Un record che non stupisce più di tanto, se si considera che l’Islanda ha concesso il voto femminile nel 1915 e ha avuto la prima presidente donna democraticamente eletta nel 1980. Il Paese, poi, da quindici anni è in cima alla classifica sull’uguaglianza di genere del World Economic Forum. Nel 2013 c’era anche stato uno sciopero generale delle donne contro il gender gap.

L’Islanda vuole entrare nell’UE

Oltre a indire il referendum sull’adesione all’Unione Europea, il nuovo esecutivo ha fatto sapere che istituirà una commissione di esperti indipendenti per valutare i vantaggi e gli svantaggi di un eventuale passaggio all’euro.

Attualmente, l’Islanda fa parte del Mercato unico europeo, ha aderito all’area Schengen e all’Efta, cioè l’Associazione europea per il libero scambio. I negoziati per l’adesione all’UE erano stati interrotti nel 2013, ma il tema è tornato con prepotenza nella campagna elettorale e il popolo ha premiato la coalizione europeista.

Anche la Norvegia guarda all’UE

Anche i sondaggi confermano la volontà di aderire all’Unione Europea: il 74,2% dei cittadini vuole il referendum e, qualora si dovesse tornare alle urne nell’immediato, il 54% voterebbe per l’adesione all’UE. Secondo gli esperti, la volontà popolare è motivata dalla paura dell’inflazione specie dopo la crisi finanziaria che dal 2008 ha provocato danni anche all’economia dell’Islanda. La prospettiva di entrare in un blocco protetto è vista come rassicurante, specialmente in un periodo pieno di conflitti come quello che stiamo vivendo.

Infatti, l’Islanda non è l’unico Paese a valutare l’adesione all’Unione Europea. Anche la Norvegia, che aveva bocciato questa ipotesi in due referendum nel 1972 e nel 1994, ci sta pensando. Per le stesse motivazioni.