C’è Yaffa Adar, una donna di 85 anni rapita da uomini armati. Noa, strappata dalle braccia del fidanzato e portata via su una motocicletta da una festa. Ci sono uomini, donne e bambini spariti da ore nel nulla. Dopo che i combattenti di Hamas hanno attaccato Israele lo scorso 7 ottobre, sui social network si moltiplicano gli appelli di chi cerca disperatamente i propri familiari. C’è chi diffonde foto e video di rapimenti e violenze, filmati dove si vedono le vittime portate via dalle loro case e trasferite con la forza nella Striscia di Gaza.
Oltre cento ostaggi portati nella Striscia di Gaza
Secondo le autorità israeliane gli ostaggi nelle mani dei combattenti di Hamas sono oltre cento. Ma altre fonti parlano di circa 750 dispersi. Tra gli ostaggi ci sono anche bambini e anziani, oltre che stranieri. Dai filmati e dalle testimonianze diffuse, tutti sono stati catturati per strada, nei kibbutz o addirittura sono stati strappati via con la forza dalle loro case. Disperati gli appelli dei familiari, che da troppe ore ormai non sanno più nulla dei loro cari rapiti.
Israele, «Mia nonna rapita a 85 anni»
«Questa è mia nonna, è stata catturata e portata a Gaza», si legge nel messaggio pubblicato sui social network da una donna israeliana. Sua nonna, Yaffa Adar, 85 anni, è stata portata via nonostante l’età avanzata, e ora la sua famiglia è caduta nella disperazione più totale. Nel post, la nipote dell’anziana, Adva Adar, spiega che sua nonna è stata sequestrata da Hamas mentre si trovava in uno dei kibbutz dove sono arrivati i miliziani armati. La donna pubblica una foto dove si vede l’85enne su un veicolo, con una coperta rosa addosso e circondata da combattenti.
Drammatico l’appello. Adva Adar scrive: «Mia nonna che ha fondato il kibbutz, che credeva nei sionisti, che amavano questo Paese che l’ha abbandonata, è stata rapita. Probabilmente gettata chissà dove, niente medicine, niente cibo e niente acqua, lei che è malata e soffre di forti dolori. Nessuno ci parla, nessuno ci dice niente. Condividete il post. Spero che arrivi a persone che forse possono aiutarci».
Noa, strappata dall’abbraccio del suo fidanzato
Tra le foto e i video diventati virali ci sono quelli che riguardano Noa Argamani, una ragazza di 25 anni catturata a un rave party. Il filmato del rapimento è scioccante: si vede la giovane portata via dai combattenti di Hamas durante il festival, la si sente implorare per la propria vita mentre sta seduta sul retro di una motocicletta. «Non uccidermi! No, no, no», urla. Nel video c’è anche il suo fidanzato, Avinatan, portato via dai miliziani.
Non sono gli unici sequestrati al rave party. Dalla festa sono spariti anche un cittadino britannico, il 26enne Jake Marlowe, che era addetto alla sicurezza, e una giovane tatuatrice tedesca, Shani Louk. Sua madre ha diffuso un disperato video sui social dove implora aiuto e chiede la liberazione della ragazza: «Mandateci qualunque notizia», dice mostrando una foto della figlia sullo smartphone.
«Mia moglie rapita con le nostre due bambine»
In un altro video virale si vede un bambino israeliano rapito e portato a Gaza, messo in mezzo a bimbi palestinesi che lo prendono in giro e gli agitano un bastone vicino al viso. Poi c’è l’appello di Yoni Asher, che sabato sera ha “perso” sua moglie Doron Katz-Asher e le sue due figlie Aviv e Raz, di 3 e 5 anni. La donna e le bambine erano in casa della suocera, nel Kibbutz Nir Oz, quando sono arrivati i miliziani di Hamas. Utilizzando il servizio di geolocalizzazione del telefono di sua moglie, Yoni Asher ha rintracciato lo smartphone a Khan Younis, una città nel sud di Gaza. Ora spera di riportarle tutte e tre a casa, ma è disperato.
Israele, i familiari degli ostaggi: «Ci hanno abbandonati»
«Nessuno ci aiuta», lamentano i parenti delle persone sequestrate. Denunciano di essere stati «abbandonati dalle autorità». «Nessuno ci ha detto nulla. Nessuno ci sta aiutando», denuncia alla tv Canale 12 Ora Kuperstein, che sta cercando il nipote Bar, di 21 anni, rapito mentre era al lavoro al rave. Tra gli ostaggi ci sono diversi stranieri: undici thailandesi, due messicani e un numero imprecisato di americani e tedeschi.
Vicino all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, decine di persone si stanno registrando e stanno effettuando tamponi del Dna nella speranza che questo serva a ritrovare i parenti scomparsi. E intanto la guerra va avanti.