Con la diffusione dello smart working e l’abitudine all’iper-connessione, il confine fra lavoro e tempo libero si è andato man mano confondendo. Rispondere alla telefonata del capo o alla mail di una collega mentre si è sotto l’ombrellone o si è davanti alla tv è diventato normale. Non tutti ritengono, tuttavia, che questa sovrapposizione fra sfera privata e professionale sia proficua. Sia in termini di equilibrio psicologico che a livello di efficienza e produttività. Alcuni Paesi, da ultimo l’Australia, stanno regolamentando questa zona grigia del lavoro. A livello legislativo, si parla ormai da anni del diritto alla disconnessione da parte dei lavoratori.

Il diritto alla disconnessione per i lavoratori australiani

Secondo una nuova legge governativa entrata in vigore lunedì, d’ora in avanti gli australiani potranno (legalmente) ignorare le chiamate e le e-mail “irragionevoliricevute dopo l’orario di lavoro. Il diritto alla disconnessione si applicherà immediatamente ai dipendenti delle medie e grandi imprese; mentre le piccole imprese avranno 12 mesi di tempo prima che i loro dipendenti ne siano interessati.

Quando il rifiuto di rispondere sarà considerato irragionevole

La legge stabilisce che il rifiuto di una persona di rispondere sarà considerato irragionevole in determinate condizioni. Si terrà conto dell’anzianità del dipendente, delle sue condizioni personali (incluse le responsabilità di assistenza), del motivo del contatto e dal grado di disturbo che ciò arreca.

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Disconnessione, una commissione deciderà sulle controversie

Qualsiasi controversia sui tentativi dei datori di lavoro di contattare i dipendenti al di fuori dell’orario d’ufficio potrebbe essere sottoposta all’arbitro delle relazioni industriali australiano, la Fair Work Commission, per una decisione finale.

Multe per chi non rispetta il diritto alla disconnessione

La legge non ha mancato di sollevare critiche da parte degli imprenditori che rischiano multe fino a 93.000 dollari australiani (63.000 dollari Usa) nel caso contattino un dipendente al di fuori dell’orario di lavoro per motivi non essenziali. Andrew McKellar, amministratore delegato della Camera di commercio e industria australiana, ha affermato che le aziende non sono state consultate in merito.

Il premier australiano: «È un problema di salute mentale»

«Così come le persone non vengono pagate 24 ore al giorno, non devono lavorare 24 ore al giorno», ha detto lunedì il primo ministro Anthony Albanese all’Australian Broadcasting Corporation aggiungendo di ritenere che molti australiani si sentano «frustrati perché ci si aspetta da loro che siano disponibili sui loro telefoni, sulle loro e-mail per 24 ore al giorno». «È un problema di salute mentale», ha affermato il premier.

Il ministro: «Ripristinare l’equilibrio tra lavoro e vita privata»

Il senatore Murray Watt, ministro australiano per l’occupazione e le relazioni sul posto di lavoro, ha parlato della norma come di un tentativo di «ripristinare un certo equilibrio tra lavoro e vita privata e di assicurarsi che le persone non accumulino ore di straordinario non retribuito per controllare le e-mail e rispondere in un momento in cui non vengono pagate».

Diritto alla disconnessione già riconosciuto in Francia e Spagna

L’Australia segue nazioni come Francia, Spagna e Belgio nell’introduzione di leggi sul diritto alla disconnessione per proteggere i lavoratori da contatti irragionevoli al di fuori dell’orario di lavoro. Altri governi in tutto il mondo stanno prendendo in considerazione misure simili. In Italia il diritto alla disconnessione è disciplinato dalla legge 22 del 2017 n. 81 sul Lavoro Agile.